Da Scripta non manent (Samuele editore 2018)

 

NO WAY OUT – versione originale

guarda, è un’era glaciale,
distesa comoda
come una glassa da barba
sul mio dispetto!
e boschi e genti
migrano e soccombono
– forse è meglio far fagotto –
mentre blocca l’acqua,
unghia via i piani,
vira in bianco fastidio
il caleidoscopio dei pensieri
voltarsi è vedere
una cartolina di decenni fa,
finta e buffa,
con un sorriso vecchio
su un mare tinto a mano
e davanti ci sono
crepacci e orsi
e c’è tempo solo
per una valanga feroce
di parole chiare,
tenendoci per mano
davanti non c’è sorriso
che non sia di sangue offeso,
di tempo scaduto,
emozionato e sconfitto

 

NO WAY OUT – versione rivisitata

ma volevo dirti
siamo l’era glaciale del nostro disappunto
con genti di nuovo in spartiacque
un mare stinto a mano
siamo una cartolina di decenni fa
davanti crepacci e orsi
nel tempo feroce
d’una valanga di parole
tenendoci per mano
davanti a noi un sorriso
di sangue offeso
di tempo emozionato
scaduto, sconfitto

 

WIPING MY YEARS – versione originale

e hai portato l’ampiezza del sorriso
e la forza dell’oriente, gli sguardi densi
e il suono affilato del tuo abbraccio
e hai portato l’acqua del tuo corpo
e la curva decisa a lato dei miei passi
colori nuovi e aromi sulle labbra
così riveli lo stare enorme
del tuo cuore
ti ho portato la mia terra
i cieli disegnati dalle rondini
e le mie radici condivise
ho saputo portare pedine nuove
alla danza delle parole antiche:
il turco e l’arabo nell’intimità
l’italiano come uno scrigno di ricordi
e ci siamo portati mano nella mano
nella fascia aperta del respiro
per confonderci in un fiato solo

 

WIPING MY YEARS – versione rivisitata

non c’è salvezza
dal suono del tuo abbraccio
il sorriso a lato dei miei passi
affila lo stare del tuo cuore
tu sbalestri ogni strategia
con le parole d’un reportage dal fronte
e conquisti
la terra del respiro
dove sfociare in un fiato solo
qui si tratta di tempeste d’olivi
e soffi torridi di guerra
tribù che si tramandano nelle tecnologie
e che inceppano le cerniere dell’Europa

 

THE DARK BOY – versione originale

la terra attorno arraffa le parole
come frutta matura e rotolata,
quasi come corpi avvolti ormai nel sonno
o dei soldati sdraiati in agonia
il fogliame cosparge l’ombra folta
e profuma di fresco e di limone,
mentre sveli l’imbarazzo delle scelte
e ti adombri alle domande che ti porgo
sfiorando la penombra che ti cela,
la forza del silenzio che ti sveste,
riscrivo l’albedo fioca del tuo volto,
le vene scure sui polsi da ragazzo
non puoi farci morire proprio adesso.
riattizza quel frinire nel tuo sguardo.
a me importa di questo bianco assalto
che ci avvampa e poi ci brucia
in totale solitudine

 

THE DARK BOY – versione rivisitata

sono corpi avvolti ormai nel sonno
o soldati sdraiati in agonia
le tue parole
il fogliame sparge l’ombra
di fresco e di limone
e ti adombri alle domande che ti offro
mentre sveli l’imbarazzo delle scelte
se sfioro il silenzio che ti sveste
riscrivo l’albedo fioca del tuo volto
le vene scure sui polsi da ragazzo
non finire proprio adesso
a me importa di questo bianco assalto
che ci brucia

 

Sandro Pecchiari ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tutte per la Samuele editore: Verdi Anni, Le Svelte Radici, L’imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood (bilingue) e Scripta non manent. Suoi lavori sono stati tradotti in albanese, inglese, sloveno, francese e spagnolo e sono visibili in numerose antologie, italiane e non. Insieme a Alessandro Canzian e Federico Rossignoli cura il ciclo di poesia Una Scontrosa Grazia (Trieste, Libreria Ts360). Collabora con le riviste “Traduzionetradizione” e “L’Almanacco del Ramo d’Oro”.

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