La perdita e assieme la nascita e la crescita della vita sono il nucleo di album (nottetempo 2021, Premio di Poesia Città di Legnano – Giuseppe Tirinnanzi, Premio Alma Mater Violani Landi Opera Prima) di Elisa Donzelli. I temi dell’assenza e della presenza degli individui entrano nel paesaggio, soprattutto urbano, trovano una contiguità e si legano alle dinamiche storiche della società italiana, nonché alle esperienze della famiglia e della genitorialità, per mezzo di una ciclicità che indaga sulle relazioni umane.
Non è un caso nella poesia tecnigrafo la citazione ad esergo tratta dai Fasti di Ovidio sulla ninfa Anna Perenna, personificazione dell’anno e del perpetuo ritorno, che forse sta ad indicare un principio ciclico che partecipa all’azione degli uomini… Nell’opera accadono numerosi “ritorni” dell’umanità, reminiscenze degli uomini e delle donne nelle correnti della storia, e il racconto ritrae chi è morto grazie a una rimodulazione del ricordo; e sulla tensione di chi è vivo viene sovrascritto non solo il passato e i ricordi, ma il presente della società nel vortice dell’esistere, ed è lecito domandarsi se questa intensità che tenta di narrare la vita e il passare delle stagioni e degli uomini, rimandi solo alla finzione e alla narrazione di una memoria o sia un simbolo annodato doppiamente, un filo in grado di condurre nella sostanza, nella realtà delle cose, in un intimo tragico e di bellezze assolute.
È il tentativo della poesia che, nel momento in cui tenta di riempire “il palco dei nostri anni”, sta erodendo il concetto di tempo per “rientrare” in un luogo perenne, la sorgente di senso, e scavalca le recinzioni del linguaggio che delimitano qualcosa di più vasto, come il simbolo del mare nel libro, in un movimento tra ciò che si conosce e ciò che è aldilà dell’esperienza, che si avverte e che si prefigura.
I personaggi di album sono descritti in modo sottile aprendo delle finestre temporali, mediante un immediato paragone con il tempo presente che l’io narrante orienta; gli individui sono osservati nella differenza di tempi e di prospettive sociali, ma l’opera trova il modo di giungere alla liberazione di ciò che percorre, alla libertà dai percorsi di vita e dalle finitezze delle possibilità umane.
Il superamento di una prospettiva individuale è un ragionamento proposto nell’opera, attraverso tutte le sue sezioni: un lavorio incessante smonta il concetto di sé che si vorrebbe rappresentare, sia nel rapporto con i personaggi descritti sia considerando le risposte comportamentali predefinite, distinguendo tra “battaglie” e “resilienze”, per creare una vittoria dell’umanità oltre la storia.
La proposta antica e moderna di andare oltre il divieto per essere di più, non tanto degli dei, ma del dettato di noi stessi nella società e, sgretolando le nostre certezze, rinascere, far “saltare i delfini”, rompere gli argini, riemergere dal maelstrom e tornare con le sembianze della “più piccola forma di vita” ad abitare il significato.

 

da album (nottetempo 2021)

 

tecnigrafo

Placida sum nympha Numici;
Amne perenne latens Anna
Perenna vocor.

Ovidio, Fasti, III

 

entro tra le strade ai piedi dell’Aniene
nel quartiere che ho scelto per i miei giri di passi
e potresti essere tu quella che si allunga di spalle
se non è finzione trovarti spedita
di svolta, in ogni figura decisa
purché sia solo esercizio di distanza
ritrarti tra i vivi, incompleta nel viso
a perenne inclinazione.

 

viaggio di nozze

l’animale che fugge con Europa sul dorso
non è più il Dio della mia costellazione.

Serviva scendere in Africa,
vedere l’accoppiamento delle leonesse
schierate davanti al leone a caccia
del solo bersaglio da centrare,
e il giorno dopo la cucciolata
in festa intorno alle madri
e la mia testa che vuole
sporgersi dal veicolo – abitacolo
semiaperto a cinque porte “Non lo sai
che è vietato quello che stavi per fare?
Che gli animali nella savana vedono
solo le ombre di noi umani?”
Hai avuto paura per me quando
la più anziana si è accorta che c’ero
e il ranger le ha puntato il fucile contro.

Non so se avremmo procreato
il figlio che portavo dentro
se la testa non fosse uscita dal mezzo
o fossi rimasta senza ombra, senza
vedere l’Africa con le sue apartheid
sino al capo di Buona Speranza
mentre avvisto balene e non vedo
leopardi che tu per me riesci a vedere.

Questo nostro continente
in lotta per i diritti di un solo
mare che da sempre io studio
amo, così antico istruito non sa
che per nascere bisogna
sporgersi farsi ombra,
qualche volta morire.

 

Elisa Donzelli è nata a Torino nel 1979. A nove anni si è trasferita a Roma, dove crescendo è rimasta a vivere ed ha avuto un figlio. E’ autrice e curatrice di saggi e opere letterarie, tra cui Come lenta cometa. Traduzione e amicizia poetica tra Sereni e Char (Aragno 2009), Due rive ci vogliono. 47 traduzioni inedite di Vittorio Sereni da René Char (presentato da Pier Vincenzo Mengaldo, Donzelli 2010), Giorgio Caproni e gli altri (Marsilio 2016, Premio Moretti e Premio Renzo Sertoli Salis), Poesie di René Char (Einaudi 2018, Premio Fiumicino), Tra due città. Lettere 1951-1995 di Attilio Bertolucci e Roberto Tassi (il Mulino 2019). Frutto delle sue ricerche è il lavoro presso archivi letterari nazionali e internazionali all’interno dei quali attualmente si occupa del rapporto tra scrittura e giovinezza a partire da Lalla Romano, Carlo Levi, Mario Soldati. Per l’editore Donzelli dirige la collana di poesia ed è traduttrice ufficiale dal francese, in particolare di opere della psicoanalista e semiologa Julia Kristeva. Dal 2018 ricopre la cattedra di Letteratura italiana contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. album (nottetempo 2021) è la sua prima opera di poesia.

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