Dall’introduzione di Alberto Bertoni

Un libro, questo, che come pochissimi altri è predisposto per accogliere – nei suoi gangli intimi – un sostrato musicale che va a toccare gli accordi più segreti di un’instancabile dinamica interiore (anche di pensiero), insieme con una sensibilità e una cultura figurative che restano impresse: un libro nuovo davvero, che nasce e si svolge una volta per tutte ben al di là dei confini ormai risaputi del Novecento.

 

da Nature morte e vanità (Vydia 2020)

 

Porta d’ingresso

S’apre la porta e oltre la porta appare
l’ingresso di una casa vuota e oscura.
Non c’è nessuno più ma l’apertura
della porta la rende familiare.

Il buio è compromesso: quanto più
la porta si apre tanto più c’è luce.
Per terra c’è un tappeto e un po’ più su
l’ovale di uno specchio riproduce

l’ingresso e l’apertura della porta.
Nel portaombrelli un femore e un ombrello,
le stecche rotte e una frattura grave.

Ancora in una ciotola la chiave.
Sulla parete una natura morta
ed il disegno di un ingresso: quello.

 

Natura morta con pesche e susine

Le pesche vellutate e le susine
nel cesto centrotavola e metà
melone svelano la vanità
dell’esistenza e il senso della fine.

L’aria stantia della cucina è torbida
e quanto più passano le ore fosca.
Spigolosissimo un ronzio di mosca
si insinua. Come intorno al nucleo orbita

spostandosi e spaziando un elettrone
un’altra è intrappolata in un bicchiere,
mentre la prima atterra sul melone.

Le pesche gialle sembrano più rosse
e le violacee susine nere.
Non c’è un teschio, ma è come se ci fosse.

 

Alfonso Maria Petrosino è nato a Salerno nel 1981 e vive a Parigi dove lavora come coordinatore ferroviario. Ha pubblicato i seguenti libri di poesie: Autostrada del sole in un giorno di eclisse (OMP 2008), Parole incrociate (Tracce 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi 2015) e Nature morte e vanità (Vydia 2020). Partecipa ai poetry slam e cura una rubrica sul sito “Poesia del nostro tempo”.

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