Dalla Postfazione di Monica Guerra

 

Sandro Pecchiari dedica a tutti i Genius Loci della sua vita la raccolta Alle spalle delle cose stabilendo così la principale direzione di senso dell’intera opera […]. La rilettura dell’universo del poeta, affilata dal tempo e dalle esperienze, apre a ingressi secondari, scava tunnel di senso nella memoria che si intrecciano ed elevano ben al di sopra del – seppur ricchissimo – patrimonio biografico. La capacità di aprirsi a ritroso a luoghi e persone, schivando le trappole della coerenza e ponendosi in uno scrupoloso ascolto, senza temere ogni eventuale scardinamento, è faro di quest’opera ma non solo, è potenziale lente d’ingrandimento sullo stesso universo del lettore: un’esortazione alla sacra pratica del dubbio su ciò che è dato per certo, un acuirsi dello sguardo sino all’individuazione delle “giunture mal celate”, al di là della gabbia di ogni presunta – e sempre soggettiva – pennellata di verità. Lungo le pagine non è solo il rovesciamento di prospettiva ad ampliare lo sguardo sulle cose, ma sono le cose stesse a manifestarsi parlanti e vive: larici, pietre, mattoni, strade, spiagge e palmeti si fanno portatori delle loro storie e dei loro intimi misteri, persino i “dormienti” parlano, continuano a parlare, sotto le lapidi del cimitero della Certosa. […] Questo vicendevole non comprendere e non comprendersi diviene emblema dello sforzo necessario a qualsiasi moto di connessione, di decodifica e di intuizione del mondo dell’altro e dell’incommensurabile valore che da questo processo può scaturire. […] Nella produzione di Sandro Pecchiari il rapporto tra potenza e limite del linguaggio ha sempre rivestito una centralità, ma se il precedente Desunt Nonnulla (Arcipelago Itaca, 2021) ruotava attorno alle “piccole omissioni” questa nuova raccolta pare non temere più “il mare dell’inconoscibile”, al contrario, tra questi nuovi versi “se ti volti” non “ti fai sale”; indipendentemente dalla gravità degli accadimenti da cui l’autore muove i passi, resiste una spinta per procedere nel percorso. I rimandi tornano a fluire in varie lingue vive: inglese, tedesco, arabo, turco, spagnolo, esattamente le stesse lingue con cui l’autore si rapporta alla vita, rinunciando ora alla mediazione della lingua latina che nel “Desunt Nonnulla” talvolta fungeva da filtro tra l’autore e il suo stesso carico emotivo. Gli accadimenti, proprio come gli anni, a un certo punto del viaggio si ricollocano alle spalle, dopo che l’autore ha sondato ogni possibile senso e direzione muovendosi a trecentosessanta gradi attorno a loro. In questo nuovo stare “Nessun andare si riannoda” ma, se la pace non è immediata, è il lavoro del poeta nella sua alternanza tra silenzio e verso, nel “mare di spine” di Antonella Anedda, nel “tremore” di Jolanda Insana – e nelle “giunture” di Sandro Pecchiari -, a modellare la forma della riconciliazione, l’intima presa di coscienza da cui si dipana il viaggio infinito e circolare tra dentro e fuori, dal fuori al dentro.

 

da Alle spalle delle cose (Vita Activa Nuova, 2022)

5. Eine alte Frau

woher kommen Sie?
ich komme aus Triest.
ach, Triest, Deutschland, detto sottovoce
spostando lo sguardo dalla mia sorpresa
l’Aufwiedersehen un bava d’aria sui decenni
le spalle inclinate appena –

quelle spalle, chissà,
dove sono le altre mani, gli occhi soffermàti
o passati tra le bombe
o in un dopoguerra affaticato di speranza

come fosse una matrioska a capofitto
in versioni sempre più minuscole
senza alcun posto per il cuore –
la bambolina più piccola è solo legno

eppure

ich komme mit Ihnen
vengo via con lei, racconti,
mi ha riconosciuto dopo tanto –
quel ragazzo ucciso
il figlio non avuto
come mi ha visto?
quando è stato?

 

caffè a Salzburg

*

18. Carso vuoto

dissoda il respiro alle persone
sole e scorre risalendo
questo sangue di ferro

sullo scindersi dei sogni
sui sedili delle solitudini
sull’illusorio desiderio
di sollievo

resta nel fiato che si ferma
e ridesta roccioni di tempesta

un silenzio speso in diesis
non il divino del pian
silenzio verde, una scossa piuttosto
che zittisce

rese di attesa, teso tra i polsi
che ti stringo

 

San Lorenzo, Basovica-Basovizza

*

28. I dormienti

è tutto così lento qui
gli arrivi sono scarsi diluiti
nessuno sfiora queste lastre
nessuno ci guarda fisso mai

siamo ordinati in numeri crescenti
siamo tutti lucidati fuori sigillati
i nomi in bronzo al contrario incisi
le foto, più vecchie della morte,
coi nostri sorrisi scollegati
inadatti     imbarazzanti

eppure lo so, lo sappiamo:
un ricordo spicciativo vi punge ancora
– dei fiori veri a volte –

ma fa buio qui dentro
da decenni

 

Certosa di Bologna

*

36. Lamento dei piedistalli

le statue condividono i giorni coi passanti
nell’affollarsi dei decenni
si mostrano pazienti finché durano
a raccontare le stesse cose

ogni cinquant’anni devono ricominciare
all’avvicendarsi delle generazioni
e noi pazienti a sopportare

si ingarbugliano si imbrogliano più spesso
così la storia ne esce sempre quasi nuova –
le verità si sfaldano come il marmo

tra putti ghirlande e cornucopie
le sosteniamo in queste bugie innocenti
che sono fiaba o mito mentre la città cambia
e le radici hanno altre direzioni

capiterà che i loro nomi se ne vadano
fino alla domanda di qualcuno
ma chi sono quelli lassù, non si capisce
e noi percepiamo il peso dell’inutilità

 

Ghetto di Trieste

 

 

 

Sandro Pecchiari ha pubblicato: Verdi Anni, 2012; Le Svelte Radici, 2013; L’Imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood, 2015, e il lavoro antologico Scripta Non Manent, 2018, per la casa Editrice Samuele Editore, Fanna, Italia. Inoltre in spagnolo Le Svelte Radici, con il titolo Despojando Raíces e la silloge in inglese Kidhood nello Special Issue, Writing in a Different Language, NeMLA, Italian Studies, The College of New Jersey, USA. Presente in antologie e riviste in diverse lingue straniere, nel Quarto Repertorio della poesia italiana contemporanea, Arcipelago Itaca, 2020 con cui pubblica anche la raccolta Desunt Nonnulla (piccole omissioni). Collabora con diversi artisti italiani e stranieri. Si interessa ai video poetry tra Stati Uniti e Canada, con Erica Goss, videomaker statunitense e Al Rempel, poeta canadese, nel video I’ve in the Rain, finalista al Zebra Poetry Film, Berlino e al Ó Bhéal International Film Competition, Cork, Irlanda. Attualmente collabora alla sezione Traduzione del sito QB – Quanto Basta dell’Independent Poetry di Faenza, con la rivista Graphie di Cesena e il blog Versante Ripido di Bologna. Scrive saltuariamente anche per Il Ponterosso di Trieste e per Fare Voci di Gorizia. Alle spalle delle cose (Vita Activa Nuova 2022),  con foto di Paolo Ugolini e Daniela Alpi, è il suo ultimo libro.

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