Dalla nota introduttiva di Elio Grasso

[…] Gabriella Montanari vorrebbe mantenersi accanto alle lucciole ma la sua scrittura la trasporta inevitabilmente dove i sogni risentono della presenza di filari e vino. Quella scrittura che riconosciamo, signorile di vocabolario e ibridamente affettuosa verso Bataille, con tocco sorgivo di Bardot. Non si lascia storicizzare, ha bisogno di una cucina ben fornita di pentole e padelle, desidera ardentemente cucinare senza perdere d’occhio la bellezza femminile e l’incoscienza maschile. Sarebbe inadeguato definire “selvaggia” questa raccolta, a meno che non la s’intenda come l’elegante scostumatezza dell’Arbasino sudamericano. […] La parola inizia sempre con il suo lato pornografico, ma intanto si trastulla con garbate maniere. Proprio questo diffonde Anatomie comperate, dove i crimini stanno sotto i bikini all’uncinetto e la salvezza sta nel chiudere in forziere tutti gli attrezzi. È il fianco ecologico del libro, la sostanziale ricchezza dei vocaboli, altrove alquanto rara e inesperta. Nessun revival o letture da cocktail bar, ma turbolenti mini vortici in ogni pagina. […] E dunque le parti del libro sono lobi resistenti e sbarre intralcianti i trovarobe. La copiosa schiera di attrezzi arcani e voluttuosi penetrano quanto basta perché si possa ancora dire che la poesia sia perfida e tormentosa, succulenta e rugosa, tirannica e titanica, ispirata, commemorativa o cosmologica: tanto non ce la farà mai a rinverdire i fasti di una vita, a essere vita almeno come minuscolo e didascalico replay.

Dalla nota introduttiva di Dante Maffia

Se c’è una poeta in Italia che sa rompere gli schemi, uscire dal seminato e mutare sentimenti e liricità, immagini di fuoco e densità emozionale è Gabriella Montanari.La sua è un’irriverenza che sconvolge non solo per gli approdi linguistici scremati dal superfluo, ma anche per le realizzazioni emozionali che, proprio perché hanno pesato troppo nella realtà e nell’immaginario sociale, adesso devono essere ridotti a cuccioli che abbaiano e non avranno più neanche l’osso. […] Eppure, a leggere bene, a soffermarsi su ogni poesia, si sente una sacralità della vita rara oggi, si avverte che Gabriella è intrisa di un fulgore che per districarsi deve spellarsi, fare il saltimbanco di se stessa, chiudere spiragli obsoleti, aprire fessure che ci portano dentro i risvolti inediti della realtà finalmente fuori dalle abitudini, dalle assuefazioni, dal regime instaurato dai luoghi comuni. Così le parole assumono una verginità capace di assommare in sé capovolgimenti e aperture sull’infinito, senza comunque mai diventare astrazione.[…] La posizione della [Montanari] è ferma e urticante e illumina quegli aspetti dell’esistenza che di solito restano nel buio della psiche a fermentare malanni irrisolvibili, a far vedere il mondo con le lenti di una miopia colpevolizzante. Lei invita a uscire dal pantano, dalla posizione supina in cui la società ha relegato soprattutto la donna e lo fa con libertà assoluta.[…] Nello scompiglio che arriva violento, nello smarrimento che coglie e tramortisce, vive una piccola dolce fetta di tenerezza, quella che vivifica ogni parola, ogni verso, ogni affermazione, ma senza diventare languore o liricità. Appena un’indicazione per dire che il corpo ha il vento segreto dell’amore che lo protegge da qualsiasi tentativo di dare e avere.

 

Da Anatomie Comperate (Vague Edizioni, 2018)

 

Dalla sezione IPPOCAMPO SEMPRE VERDE E CIUFFI DI MEMORIA

AL BAR DEI LOBI

Nei tegamini della fantasia
la plastica odorava di vero.
La farsa delle mascelle
ci formava all’ipocrisia.
Un giorno ero cuoca, l’altro parrucchiera,
mai quello a cui aspiravate voi.

Il soriano sedeva a capotavola
e miagolando dall’alto della sua terza vita
chiedeva il conto con fare da padrone.

Solo gli occhi non sono invecchiati.
Gli stessi dell’ortolana di sei anni
con la bancarella davanti a casa.
Anche disillusa, persino felice
li riconoscerei da come affettano il mondo.

Bertuccia col broncio, dove sei? 

*

Dalla sezione DEL FEGATO, DELLA BILE E DI ALTRE AMAREZZE

IDROGENESI

Di un ventisei maggio consacrato e brindato
porto all’anulare un alone sinistro
memore dei carati di Cartier.
Ma ora io sono luglio, sto in un colosseo di fieno.

Gli umani sguazzano nell’arena di paglia
e lui, più giovane di venticinque chili,
mi sfiora la buccia del naso.
È nostalgico per il giocattolo perso.

Mentre la notte è un pedalare lento di luna
risorgo dalla schiuma del luppolo
come una venere
uccisa dalle perle.

*

Dalla sezione ROSSORI, PORPORE E TRASFUSIONI A BUON RENDERE

ESPULSIONI

Ho spinto, ma non è servito.

Dall’utero dilatato
uscivano voci antiche
che consigliavano la resa.
La sage femme mi toccava la fronte
come se fossi innocente.

Vi ho lasciato sole, voci.
Avevo smanie inconciliabili
con la vostra sete di latte.

Mentre il temporale dilata il mare
i mitili offrono il nero allo scempio.
Le gabbianelle suonano a morto.

Ho un vago sentore di madre.

*

Dalla sezione PROMESSE DEL MIOCARDIO

CAVITÀ ABITATIVE

Ai ragni ho spazzato via i palazzi.
Ora imprecano sul cemento,
furie corvine cadute dai centrini.

Abbiamo l’odore della tana che meritiamo.
I libri per mattoni, le tegole di cimeli.

Si divorzia da un amore, non dalle sue tinte.

Intingo le zampe
in uno dei tanti profumi pasquali.
Il sacrificio è senza lancia, la croce di cioccolato.

Satie tra i muri. Le chiazze sul divano.
Il ritmo di tu che godi e scemi.

*

Dalla sezione ORGANI SENSUALI

ARTICOLAZIONI SCOCCATE

Sopra un fiume spento
vive un montanaro di sinistra,
le rotule a ovest, i femori estremi.
I pioppi mormorano di vene di gesso,
arterie ostruite e nostalgia della bassa.

Alla torre non resta che segnare ore mute,
smarrita è la pazienza dei cristalli.
Ricordi che non sapevo arricciare la lingua?
Colpa di un gene, merito dei baci che mi davi.

Qui ti portai
quando i cani erano iene
e i prati lenzuola insudiciate.

Sono passati con i camion,
ho dentro un pulito sospetto.

*

Dalla sezione DE CORPORE

MUTAZIONI

A gambe divaricate
tra il larice e il faggio
sgranocchio parole scondite
che non saziano l’ossessione di durare.

Dalla finestra esalazioni di cinghiale e TG delle tredici.
Sfama di più una poesia o un ragù verace?

Qualcuno ha inghiottito gusci
e sputato gherigli.
La cotogna cambia veste
e cede la carne al vetro.
Conserviamo frutti, foto, dolori
pur di non appassire nella dimenticanza.

Mi preservo
tra tannini loquaci
e piaceri all’antica.
Vivo anch’io come se.

*

Dalla sezione LOBI EQUATORIALI

LESOTHAN

Sotto l’unghia della notte
lo smalto della tua voce lontana
non basta a risvegliarmi dal sonno malarico.
Le scritture restano tra i denti.
Toccarsi è come il posarsi di mosche cieche.

Prima un quarto, poi mezza, un’intera.
In Togo non serve la ricetta, basta la faccia.
Bianca, facoltosa.

Sfioro un silenzio di gommapiuma,
vedo cetacei in posizione eretta
e capanne che abitammo da morti.

L’assuefazione è una balia
che non ti nega mai il petto.

 

 

Gabriella Montanari (1971, Lugo di Romagna), italo-francese, laureata in Lettere moderne all’Università di Bologna e diplomata in Pittura presso la Scuola d’Arti Ornamentali San Giacomo di Roma, è poeta, scrittrice, critica letteraria e fotografa. Ha insegnato lingua e letteratura Italiana, tecniche pittoriche e lingua francese all’estero e in Italia. Editrice, traduttrice di poesia e narrativa dal francese e dall’inglese, collabora con riviste letterarie, di viaggio e d’arte. Esordisce in poesia con Oltraggio all’ipocrisia per le edizioni Lepisma di Roma (2012, Prefazione di Dante Maffia), a cui hanno fatto seguito Arsenico e nuovi versetti (La Vita Felice, Milano 2013, Prefazione di Lino Angiuli), Abbecedario di una ex buona a nulla (Rupe Mutevole Edizioni, Parma 2015, Prefazione di Enrico Nascimbeni) e Si chiude da sé (Gilgamesh Edizioni, Mantova 2016, Prefazione di Davide Rondoni). Pubblica per Supernova di Venezia (2016, Prefazione di Carla Menaldo) il suo primo romanzo, Donne di cose e per Danilo Montanari Editore (Ravenna), il libro d’arte Reattivo di Valle (poesie e fotografie) con acquarelli di Sergio Monari (2017). Sue poesie e racconti sono presenti anche in antologie italiane ed estere.

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