“Asemic” opera di Stefania Onidi, dall’immagine di copertina

Dalla postfazione di Sergio Pasquandrea

[…] Ci sono dei versi, in questo libro, che hanno una bellissima evidenza visiva; ad esempio: “Ti piaccio con le mascelle spalancate e gli occhi chiusi”; oppure: “Il seno in controluce si solleva e si abbassa / dalla finestra entrano api e trifogli”; o ancora: “Settembre ha notti premature / i tuoi pugni stringono il silenzio / Un piatto caldo a cena”, che è quasi (non per la metrica forse, ma senz’altro per la sintassi) un haiku. E, parlando di haiku, a dettare il ritmo di queste poesie è anche il loro ritmo scorciato, allusivo, il loro troncarsi spesso a metà di un discorso demandando alla pagina bianca il compito di completarlo, il modo di accostare i versi lasciando tra l’uno e l’altro delle lacune. […] C’è anche, in molte di queste liriche, un forte senso dello spazio, evidente sin dai titoli delle sezioni (Dentro e fuori, A margine); ci sono molti corpi in movimento, molte porte, finestre, stanze attraversate. Insomma, è come se le poesie contenessero, in nuce, accenni di storie che l’autrice sceglie di bloccare in un singolo momento, invece di dipanarle in sequenza. […] Archivio del bianco, insomma,  se non è un romanzo in versi, è però una silloge che elude il pericolo del frammentismo invitandoci a colmare i vuoti, a campire il bianco con i colori e le immagini che preferiamo (Campiture, Tele e armature sono del resto titoli che alludono all’attività di pittrice, che Stefania affianca a quella poetica). […]

da Archivio del bianco (Terra d’ulivi Edizioni 2020)

Sopravvivere ogni giorno alla stessa ora
mettersi in salvo in uno stormo di aerei
uccelli senza coordinate.
Vie d’uscita inconsuete.
Corpi che si muovono in stanze fredde
esposti alla notte.

*

Mi gioco gli occhi di niente di Jeanne Hébuterne
su un autoritratto che strappo subito.
Dovevo dividere il bianco dal nero
come l’albume dal tuorlo
un taglio preciso della luce.
Bastava la pupilla lucida
come testa di spillo
per definire un campo stellato minimo.
È sempre una questione di nervi
come la scala dei grigi sul foglio.

*

Guardavo la stanza mentre parlavi
era la tua vita in ritardo. Tu morirai qui, pensavo,
in questo posto lontano da dove nascesti.
Ti rifanno il letto con lenzuola bianche e tu paghi.
Qui non hai foto, la lingua è libera.
Le tue mani
più lisce
non trattengono cose.

Non si può andare a morire in un posto senza
ricordi
o forse sì
se pace è dimenticare.

*

Osserviamo la precisione della legge fisica
la sintassi del tempo
che non accontenta mai nessuno.
La materia adesso non impara più stagioni,
sarà altro.

Sistemiamo un corpo senza calore
involucro sfiatato
la sua fine e il suo nulla
sarà fioritura dell’assenza
e disagio delle mani.

 

Stefania Onidi (1973) è nata in Sardegna a San Gavino Monreale. Laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Cagliari con una tesi sulla poesia spagnola contemporanea, vive a Perugia, dove insegna. Nel 2011 è apparsa la sua prima silloge, intitolata Con un filo di voce, seguita poi da Qui Altrove e Oltre (2015) e Quadro Imperfetto (Bertoni 2017). Altre poesie sono state pubblicate in blog, riviste letterarie e raccolte antologiche, fra cui: Un’oscura capacità di volo- poete e poetiche nell’Umbria d’oggi (a cura di N. Nuzzo, S. Sonno, F. Ziarelli con postfazione di Cetta Petrollo Pagliarani- EraNuova 2019); iPoet 2018– Lunario in versi 11 poeti italiani (Lietocolle, 2019); Il segreto delle fragole 2019 (Lietocolle, 2018); Umbria omaggio in versi (a cura di M. Di Pascale – Bertoni 2017); Il segreto delle fragole 2018 (Lietocolle, 2017); Doce poetas italianas para el siglo XXI (a cura di Carlos Vitale, La Náusea 2016). Suoi testi sono stati tradotti in spagnolo, armeno e rumeno. Collabora a Menabò, quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria (Terra d’ulivi). È anche pittrice. Ha esposto in collettive d’arte contemporanea nazionali e internazionali.

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