Vi ricordate la rubrica Scuola di Poesia che Maurizio Cucchi teneva sul settimanale ‘Specchio’ de La Stampa? Memori di quanto accadeva nel passato, la rubrica Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.
L’onnipresenza del mare nelle poesie di Maria Allo si manifesta in suoni “dissonanti”, “molteplici”, “distanti”.  Ci sono parole ricorrenti (terra, luce, fuoco, crepa, memoria, distanza) e procedimenti costanti (le anafore e l’insorgenza, dopo esposizione, di un “eppure”). Il paesaggio è sospeso tra analisi interiore ed ermetismo en plein air. La frase è a volte lunga, oscura (Non sai che l’isola ha il sapore delle sorbe rosse / che mettono radici sulle ali del maestrale / e venano di crepe la fragranza della terra / senza bisogno di capire la distanza che divide / l’amore e la sua lingua antica / nei dettagli indecifrabili del mare) risultando, per l’appunto, indecifrabile. Quando emergono con maggiore precisione gli elementi del paesaggio mediterraneo, quando il vento è maestrale e l’albero è glicine o cedro, si ha una migliore presa. Il mistero continuamente evocato e il tono sofferto (dolore misurato, dannata raffica dolente) sono pregevoli.
Le quattro quartine di David Qi fanno pensare alla poesia cinese dell’epoca T’ang: una persona distante, la descrizione delle nuvole. Il risultato è però un po’ didascalico (Se tu sei la bianca e curva nube / io dietro sono il cielo blu e grande). L’accostamento tra meteo e psicologia è condotto con tanta delicatezza da sembrare metodo; quello tra lacrime e pioggia (Le gocce della pioggia sono come / molte lacrime del mio cuore triste) dopo Li Po e Roy Batty è particolarmente arduo.
Diversissimo è il trattamento di cielo e pioggia nella poesia di Alessandro Chiesurin che scelgo come poesia della settimana. La costruzione semplice e dinamica: nel giro di tre brevi strofe l’autore imposta, esclama e interroga. Un non so che di minaccioso incombe; il cielo pesante e ostile e la pioggia evocano sempre il quarto Spleen. La chiusa è a seconda dei gusti fantascientifica o esistenziale o perché no, entrambe.
Eterni utopisti
Il cielo è un muro
di perfidia, invalicabile
erige sguardi
eterni utopisti.
Se piove
riparatevi! Sfoderando
sorrisi, eternamente fasulli.
Chi sarà
l’ultimo uomo sulla terra?
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Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità di aderire sia al “canone”, alla tradizione, che frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performance al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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