da Il sorriso del tulipano (Giuliano Ladolfi Editore 2020)

nel calice del silenzio
cominciava a gocciolare
il pigolio dei nidi
le braccia delle scogliere
stendevano al sole
il lenzuolo azzurro del mare
dietro la nebbiolina
che si sollevava dai campi
tu scendevi verso la spiaggia
con i cavalli
che s’andavano a bagnare
e il vecchio cane zoppo
sedevi su uno scoglio
vicino ai resti di un falò
sbucciavi la grande melagrana
dell’oriente
aspettavi che tornassero
le barche dei pescatori
con le barbe rapprese
di salsedine

*

ora che tutto quello
che abbiamo
è quello che abbiamo
smarrito
chi sa se gli oleandri
le sere d’estate
illumineranno di bianco
e di rosa
il viale verso casa
se sentiremo nelle parole
il fiorire della ginestra
che ne sarà
del labirinto degli affetti
del furore
delle bonacce
se non rendiamo
lieve foglia
la pietra che ci copre

*

i pastori sedevano
intorno al recinto di pietre
dell’ovile a leggere
i ghirigori dei pipistrelli
i voli stanchi dei colombi
a settembre il cielo era di calce
a prenderlo tra le mani
faceva rumore di pergamena
dopo il pane nero
appoggiavano le spalle a un masso
nascondevano due astri
come monete d’oro
sotto il berretto

*

palermo ha una zampogna
appoggiata sul monte pellegrino
il vento già in autunno
prova gli accordi
per girare per vicoli e piazze
a natale
un bambino con gli occhi stupiti
è rimasto a cercare nelle pieghe dell’aria
la musica
palermo è la città dei profumi
la notte negli angoli si nascondono
ladri di camelie
le raccolgono per strada
quando cadono dai balconi
e ancora gocciolano linfa
come lacrime di donne innamorate
la notte cela
sotto una camicia di stelle
gli accordi di una canzone
palermo ha cassetti pieni di lettere
d’amori infelici
con la luna piena escono
per cantare serenate
la città non ha un fiume
con barche e vele
per fuggire verso il mare
i suoi amori sono prigionieri

*

occasione –
decidi di attendere
ancora un poco
quando
in un bruzzichio
lattiginoso
si accendono
i lampioni
con le mani
in tasca
torni verso casa
sulla porta
è attaccata
una lumaca
come un punto
e accapo

*

da quando tu sei morta
è sempre verde
l’erba sulla collina
gli agnelli
sono sazi
delle tue preghiere
io non ho più paura
dei fantasmi
cammino braccio
contro braccio
con la morte
come un’amica
la terra in cui
sei sepolta
ha coperto anche me
tu sei tornata bambina
giochi con la sabbia
in giardino
di notte danzi
con i conigli
intorno alla luna piena

*

la rosa sul palmo
della mia mano
perde petali
come un libro
mille volte letto
la vecchia moto
frana sul muro
del tramonto
la poesia che
avevi in mente
s’è impigliata
con un filo di miele
sulle labbra
tra i rovi
non basterà il succo
delle more
per scriverla
sul tuo taccuino
è crollato il tempio
degli dei
tu vagabondi
per i campi
hai nascosto
nel guscio di una cicala
l’ultimo verso

 

Emilio Paolo Taormina è nato a Palermo nel 1938. Sue opere sono state tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, greco, tedesco, spagnolo. Ha pubblicato molti libri di poesia e sei romanzi. Tra le sue ultime pubblicazioni: Archipiélago (ed. Plaza & Janés 2002), con testo a fronte spagnolo di Carlos Vitale; Lo sposalizio del tempo (edizioni del foglio clandestino 2011); Le regole della rosa (edizioni del foglio clandestino 2014); La cengia del corvo (edizioni del foglio clandestino 2016) e con testo a fronte spagnolo di Carlos Vitale (ed. peccata minuta 2016) e con testo a fronte in armeno di Hiacob Symonian (Erevan 2016); Cronache da una stanza (ed. l’arciere del dissenso 2017); Gelsi neri (ed. la linea dell’equatore 2018); Parnassius apollo (ed. l’arciere del dissenso 2018); Il giardino dell’elleboro (ed. la linea dell’equatore 2019). Dopo Il fonografo a colori (ed. Siculiana 1970), ha pubblicato molti quaderni e libri con il logo l’arciere del dissenso e la Forum quinta generazione di Giampaolo Piccari.

 

Immagine di Laura Makabresku

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