Da La presentabile assenza nella poesia di Martina Campi

di Sonia Caporossi

() Partitura su riga bianca è un libro concepito come una sorta di descrizione musicale dell’absentia, un’inchiesta filosofica sull’alterità dell’identità, un circolo delle quinte della sospensione analogica del dire, che riflette l’indagine formale dell’autrice sul secolare problema dello slancio oltre la siepe dell’immaginazione. Alcune poesie terminano con un rimando testuale ad altri artisti, poeti e musicisti, in un circolo in cui, per citare Gadamer, «ciò che si deve comprendere è già in parte compreso». E in effetti, il lavoro poetico di Martina Campi potrebbe essere definito come un processo di avvicinamento, sempre incompiuto nel suo dirsi e nel suo darsi, alla formulazione di un metalinguaggio poetico ultrasignificante. […]

 

da () Partitura su riga bianca (Arcipelago Itaca Edizioni 2020)

si dice
che più tardi
verranno
forse in due
Bob Marley
e Gesù di Nazareth
e che forse
per questo
è meglio
segnarsi,

per
la jam
e la gente
continua
ad arrivare
corrente organica
guarda
guarda le stelle

si può togliersi
le scarpe
e
alzare
la mano

***

dallo stesso
pavimento
del treno

che strano modo
di contare gli anni
e insieme perdere l’arto
della meraviglia

c’è voluto
della persiana abbassata
sedici gradi e due flebo

tanti fili a in susseguirsi
l’elettricità infranta
di noi geometrie scalene
e cavi rotti

ne ho preso un ferretto
sai)
l’ho messo
in tasca
e forse
ho pianto un po’

, sì
cold turkey has got me on the run*

* John Lennon

***

sentire la fame
è un rischio
per cui morire
e in ogni guerra
o dovunque ci sia
l’amore è escluso
capire
provvedere
ad avere fede
o continuare
a salutarsi

***

La siepe assetata dal giorno, trema
abitata per lo sconquasso
del sole colante, trama in dissoluzione
verso il basso, astro impostore.

Moriremo in tempo
per seppellire l’ultima luce
alle radici con noi, sotto

il sasso compare dell’ombra,
che chiama menzogna il mutamento,
e intanto ride, ospite e occhio
nel fresco delle venature
, e le promesse senza interesse.

Scivola a terra la mano
al canto della sera, sui rami imbastarditi
a bisbigliare, con le dita piegate trama
le unghie (smangiate), dal buio piegate
a raccolta, tra le ginocchia.

***

anche le luci cadevano centralizzate
le porte invece andavano chiuse
e così venne fatto tutto a
un volume che corrispondeva al giusto
livello di soddisfazione e un pelino in più
poi distorto il suono, quel tanto da rumoreggiare
(rumore tipo, comportamenti equilibrati)
e maniche troppo troppo troppo lunghe

 

Martina Campi è autrice e performer. Tra le sue pubblicazioni: Quasi radiante (Tempo al libro 2019), La saggezza dei corpi (L’arcolaio 2016), Cotone (Buonesiepi Libri 2014), Estensioni del tempo (Le Voci della Luna Poesia, 2012 – Vincitore Premio Giorgi), e la plaquette È così l’addio di ogni giorno (Corraino Edizioni 2015). Presente in antologie, riviste e webzines. Sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, francese e rumeno. È tra gli organizzatori del festival “Bologna in Lettere” dalla prima edizione. Da giugno 2017 partecipa a Il banchetto di Rosaspina – Di virtù e maledizioni, Spettacolo di Teatro, Poesia e Favola, di e con Alessandra Gabriela Baldoni, con Giancarlo Sissa, Luna Marie, Mario Sboarina. Co-fondatrice, con il compositore e musicista Mario Sboarina, del progetto Memorie dal SottoSuono – The poetry music experience, nel quale si fondono reading poetico, elettronica,  jazz/ambient, contaminazioni afro e accenni di musica popolare; di marzo 2016 l’omonimo album. Il progetto Memorie dal SottoSuono è oggi un vero e proprio collettivo a cui partecipano artisti di diversa formazione. Sito personale: http://www.martinacampi.it/.

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