Dalla raccolta La buca (Controluna edizioni, 2018).

 

È un circo la mia memoria

è un circo la mia memoria
fatta di epifanie e ricorsi
feste di paese | sconosciute |
maschere in cerca di baci
il sapore della notte
la folla si allontana | stanca |
altra si arresta, sottovoce
parla al prossimo | intimo |
momento di quiete, vero
che apre le porte | all’altro |
me stesso seduto in attesa
con gli occhi chiusi
e la voce rotta dal silenzio.

 

 

Funereo

chiudi la bocca
lascia che sia il vuoto
a distruggermi
a disfarmi dentro
questo corpo di spine
che come m’agito punge
e sanguina e insudicia
il bel vestito di niente
che ho cucito su
quel cencio attorcigliato
che è la mia anima.

 

 

1 a 10 ottimo padre

uno mettila incinta
due beviti una birra, te lo meriti
hai già fatto abbastanza
ora si tratta solo di aspettare
tre istruisci tuo figlio
dagli le regole e fagli capire chi sei
che tu non debba vergognarti
di lui in pubblico
che non ti manchi mai di rispetto
te lo deve, sei suo padre
quattro usa la tua esperienza
come una bandiera issala più che puoi
fagli capire che non arriverà
mai a quell’altezza
fagli pesare gli errori
mortificalo per renderlo forte
cinque quando inizia a mostrare
le sfaccettature del carattere
prendi gli attrezzi, vai in camera sua
non indugiare: raschiagli via le idee
spacca quegli zigomi con il martello
livella quelle linee
farlo tornare quadrato
non permettere che si faccia la sua forma
se non hai gli attrezzi:
assentati, lascialo solo
fagli sentire il buio
che se lo divori
sei non preoccuparti delle persone che ama
non saranno mai importanti
come la tua famiglia
non chiedergli dello studio
se ha trovato un lavoro
nemmeno se si sente felice
non è compito tuo
lui deve farti sentire orgoglioso
deve essere un uomo!
sette un uomo non piange
un uomo non si lamenta
un uomo trova sempre le soluzioni
un uomo non si mostra mai sconfitto
un uomo non ha paura
un uomo si fa valere
un uomo non abbassa la testa
un uomo grida si impone
comanda esige e vince
un uomo vince, sempre
otto quando la notte
passi davanti camera sua
e lo senti piangere
quando senti che si sforza
di trattenere le lacrime
perché il pavimento scricchiola
e lui sa che sei davanti la sua porta
non aprirla, non entrare
ricordati di quando tremavi tu
di come speravi che non ti vedesse
in quello stato
sei un uomo
nove ora è maggiorenne
non ha più bisogno di suo padre
lo Stato vigila su di lui
è finalmente responsabile
faticherà come è giusto che sia
ormai è di pietra tuo figlio
non tremerà mai più
non piangerà mai più
sarà uomo, come te.
dieci riprenditi in mano la tua vita
cercati un’altra compagna
vivi
sei libero.

 

Jacopo Lubich ha 34 anni, è nato a Frascati (Roma) e vive ai Castelli Romani. Ha scritto poesie, romanzi e saggi. Ha pubblicato Chiara Luce. Life love light (2010) per Cittànuova Editrice, Brutta Storia (2012) per Round Robin Editrice, Caleidoscopio (2015) e 21 Primavere con Amazon e La buca, silloge poetica edita da Controluna edizioni. Questa silloge raccoglie alcune poesie dal 2010 al 2017. Dal 2016 si è interessato di Slam Poetry e ha fondato il collettivo Castelli Poetry Slam con lo scopo di riportare la poesia alla dimensione corale che le spetta.

(Visited 273 times, 1 visits today)