Perché farsi i libri può essere utile?

Negli ultimi mesi gli eventi culturali in presenza sono stati annullati. Questo ha fatto trovare in situazione di difficoltà economica diverse figure appartenenti all’universo autoriale della poesia contemporanea italiana. Alcuni hanno messo sul mercato libri autopubblicati per potersi sostenere. Una pratica che ha permesso ad alcuni di creare prodotti che le case editrici classiche non sono in grado di proporre. Questo implica che l’autopubblicazione non sia necessariamente un male, è importante fare innovazione su più livelli.

 

L’autopubblicazione come risposta alle conseguenze della pandemia

In un loro contributo, i Wu Ming hanno lamentato la difficoltà del pubblicare libri nei mesi di diffusione del coronavirus e dei conseguenti confinamenti imposti per arginarla. In particolare, l’impossibilità di fare presentazioni pubbliche riduce significativamente, scrivono i Wu Ming, la probabilità di vendere i libri. Un aspetto che fa venire meno una notevole quantità di introiti. In mancanza di eventi in presenza, sostiene il collettivo di scrittori, bisogna inventarsi nuovi modi per coinvolgere la comunità dei lettori, fidelizzandola e accompagnandola nelle diverse fasi di uscita del libro. Una serie di pratiche che permetterebbe un maggiore sostentamento e sostenibilità dell’attività di chi scrive.

Come hanno ricordato Giuseppe Nibali e Alessio Paiano negli editoriali di dicembre e novembre di Poesia del nostro tempo, gli ultimi mesi hanno ribadito il ruolo marginale della poesia nel panorama culturale contemporaneo.
Parte di questa marginalità può essere probabilmente addotta a due fattori. Da un lato alla difficoltà di disancorarsi dagli eventi in presenza. Dall’altro, alla scarsa propensione a proporre prodotti culturali innovativi.
Come vuole lo stereotipo: le crisi devono essere un’opportunità.

Molte figure dell’universo poetico italiano nei mesi del confinamento hanno avuto impossibilità di fare eventi in presenza. Alcuni, per reagire alla crisi, hanno proposto al pubblico libri pubblicati al di fuori dei circuiti editoriali classici(1). È il caso, tra gli altri(2), di Paolo Agrati e Davide Passoni, autori rispettivamente di Tecniche di seduzione animale e Nel tempo di uno spazio.
Si tratta di due libri di poesie corredati da immagini e da versioni audio-video dei testi. Entrambi gli autori hanno coinvolto il pubblico dalle prime fasi di realizzazione del volume, con una preliminare raccolta di adesioni e di fondi (Passoni attraverso una piattaforma digitale, Agrati attraverso il contatto diretto). Agrati, che aveva pubblicato anche in passato al di fuori dei circuiti editoriali classici con le edizioni Pulcinoelefante, ha successivamente coinvolto il proprio pubblico condividendone le foto scattate assieme al libro sui suoi canali social. Un’operazione che ha permesso di mantenere viva l’attenzione sul prodotto.
In entrambi i casi, i libri sono nati nei mesi in cui gli autori si sono trovati privati di una notevole mole di introiti, a causa dell’impossibilità di fare eventi in presenza.

 

Al di là delle case editrici?

Tornando ad Agrati e Passoni, oltre alla questione economica, l’autoproduzione del libro ha permesso alcune libertà.
La prima si riferisce ai contenuti del libro. Chi ha esperienza con le case editrici classiche conosce la difficoltà di far aggiungere immagini, disegni, foto ai libri.
La seconda è relativa ai tempi di pubblicazione e alla possibilità di avere in mano il prodotto in tempi ridotti. Un aspetto molto importante quando si intende mettere sul mercato un libro in periodi in cui le vendite sono maggiori.
La terza è la possibilità di una maggiore relazione con il pubblico, grazie alla gestione dei processi di pagamento, spedizioni e pubblicizzazione. Per chi ha inoltre la fortuna di essere parte di una cerchia di conoscenti fatta da esperti di grafica, fotografi e pittori, il libro autoprodotto diventa un manufatto partecipato, come suggerisce l’esperienza di Eugenio Griffoni e il suo Fuori dalla tana.

La somma delle tre libertà sopra elencate rappresenta un aspetto molto più importante del fattore sussistenza. Il rapporto con il pubblico è l’aspetto centrale, come ribadito da Ciccio Rigoli, autore dell’autopubblicato Game Boy, alla fine del 2019.
Dialogando con le persone appartenenti alle varie nicchie che popolano la poesia si percepisce talvolta un senso di insoddisfazione nei confronti del mondo editoriale classico.
Da un lato, questo accade perché le case editrici importanti e in possesso di mezzi, risultano di difficile accesso e poco disposte a pubblicare autori e autrici esordienti.
Dall’altro, le piccole case editrici, più propense a innovare e fare ricerca di realtà autoriali interessanti, non hanno molti mezzi per fare promozione e si riducono talvolta al ruolo di stamperie.

Come se non bastasse, prodotti di nicchia che si allontanano dalla forma-libro difficilmente trovano spazio in una casa editrice classica. Lo suggerisce l’esperienza di Francesca Fattinger, autrice di testi corredati da fotografie. L’ibridazione multimediale risulta pertanto uno dei propulsori principali verso l’autoproduzione, come dimostrato dal manufatto Via dalla carta del collettivo Zoopalco. Il collettivo bolognese ha infatti prodotto un cartello in forex, sul quale è apposto un QR code che porta a una playlist di poesie da ascoltare. Il titolo del lavoro è una comunicazione di intenti: andare oltre la forma-libro e proporre una modalità che dia dignità alla dimensione orale.

 

Al di là dell’autopubblicazione

L’universo pullula di case editrici a pagamento, tristemente famose. Per molti, pubblicare con queste sanguisughe librarie da un lato provoca un salasso di fondi e dall’altro, una notevole delegittimazione del prodotto pubblicato. Esistono valide e meno dispendiose alternative alle case editrici a pagamento. Diverse piattaforme garantiscono servizi, dall’impaginazione, alla stampa fino alla distribuzione, a prezzi più bassi delle case editrici a pagamento. Queste piattaforme offrono inoltre il servizio di print on demand, la possibilità di stampare anche una sola copia del manufatto libro, abbassando i costi di produzione.
Sembra comunque inevitabile che l’autopubblicazione debba essere motivata almeno dalla volontà di innovare da un lato i processi di partecipazione del pubblico dei fruitori e dall’altro dalla volontà di innovare il prodotto.

Nell’universo poetico contemporaneo italiano i lavori di Ophelia Borghesan, rappresentano probabilmente l’espressione più felice e strutturata di innovazione multimediale e di linguaggio. Il personaggio inventato da Luca Rizzatello e Angela Grasso produce infatti opere che vanno oltre i confini del manufatto libro, per arrivare alle mini-installazioni e le grafiche. I temi affrontati propongono una vera e propria autobiografia dell’universo poetico italiano, per la capacità di metterne in versi, e in mostra, l’immaginario manifesto e latente. I lavori proposti da Ophelia Borghesan puntano inoltre al coinvolgimento di una buona parte dell’universo autoriale della poesia contemporanea italiana.

Tutti gli esempi finora proposti sono costituiti da persone che autopubblicano i propri lavori. Questo aspetto non risolve probabilmente l’unico problema che può risultare dall’autopubblicazione: la mancanza della selezione da parte di una persona terza rispetto all’opera. Questa impasse da autopubblicazione è infatti evitata nel caso di pubblicazione presso i circuiti editoriali classici. Un modo per risolvere questa impasse è la pratica dell’endorsement, molto diffuso nel contesto anglosassone, che può valere sia per i libri pubblicati in modo classico sia per i libri autopubblicati. Una pratica che risolve solo in parte l’impasse da autopubblicazione, perché può celare consorterie o favori reciproci tra esponenti del mondo autoriale.

I cervi volanti a cura di Giuditta Chiaraluce e Giorgiomaria Cornelio, sono riusciti a superare brillantemente l’impasse classica da autopubblicazione. I due curatori si occupano della fase di selezione degli autori e affidano a questi ultimi i manufatti ultimati. Si tratta di oggetti che, pur restando nella dimensione del libro, ne rifiutano l’aspetto commerciale, riportando fortemente al centro il tema della relazione.

 

Innovazione e appagamento

Non è di certo una raccolta esaustiva delle tendenze dell’autoproduzione questa. Le testimonianze e gli esempi raccolti sono frutti di una fotografia fatta all’interno della bolla social.
Nel riassumere, è però possibile individuare alcuni elementi che possono considerarsi comuni in chi preferisce autoprodurre un manufatto letterario. Il primo è l’insoddisfazione verso le case editrici classiche. Il secondo la volontà di innovare a livello di prodotto (proponendo non solo testi, ma anche foto, immagini, grafiche, contributi audio e video). Il terzo è l’innovazione a livello di coinvolgimento del pubblico scrivente e del pubblico fruente.
Aspetti centrali, che permettono a diversi manufatti letterari autoprodotti di essere più di un semplice libro, in un mercato ormai saturo.

 

NOTE

(1) Per circuiti editoriali classici si intendono le pubblicazione con una casa editrice non a pagamento. Ne consegue che la pubblicazione al di fuori dei circuiti editoriali classici sia da intendersi in vari modi: autopubblicazione con casa editrice a pagamento, autopubblicazione attraverso servizi di tipografia online, autopubblicazione attraverso servizi di grafica, autoproduzione oppure pubblicazione a cura di realtà informali.

(2) La base empirica di questo contributo è costituita dalla bolla contatti Facebook e Instagram. È probabile che ci siano stati altri casi, purtroppo tralasciati per motivi di spazio e opportunità.

(Visited 392 times, 1 visits today)