Dalla metà degli anni ‘00, l’opera letteraria di Gherardo Bortolotti è un riferimento per le scritture di ricerca contemporanee legate alla “prosa in prosa”1. Considerarla nella totalità dei suoi fenomeni non è semplice, poiché il processo creativo in essa impiegato mima la modularità della produzione industriale, è anti-organico, centrifugo, e si svolge attraverso la modificazione-assemblaggio di prefabbricati testuali minimi2. Si tratta di frasi semplici, frasi con con una coordinata, sintagmi dotati di senso compiuto o meno, contrassegnati da veri e propri numeri di serie – la cui elaborazione è testimoniata anche dai numerosi blog gestiti dall’autore durante tutto l’arco degli anni ‘00 (di cui Paolo Zublena fornisce un elenco)3:

10676. evergreen concettuali, standard di pensiero buoni per ogni occasione, come: «è colpa loro», «se potessi fare quello che voglio», «non meritavo di soffrire».

dal blog «Canopo» (2003-2005)

L’autore arriva a questo anonimato letteralista (che si pone però come metafora implicita, da contestualizzare) partendo da un’esperienza maggiormente legata alla narrativa e alla figura di Calvino, conclusasi con l’ebook Canopo (E-dizioni 2005)4. A partire dal blog «Canopo», Bortolotti ha costruito i suoi libri rielaborando, ampliando e variando le modalità aggregative dei prefabbricati. In Tracce (E-dizioni 2008) vediamo delle istallazioni verbali spazializzate, in Soluzioni binarie (La camera verde 2007) e Tecniche di basso livello (Lavieri 2009) giustapposizioni di coppie, in Le avventure di bgmole (in Prosa in prosa, a cura di Paolo Giovannetti, Le Lettere 2009), Senza paragone (Transeuropa 2014), e Quando arrivarono gli alieni (Benway series 2016) giustapposizioni irregolari, e infine la forma diario in Storie del pavimento (Tic Edizioni 2019). I prefabbricati sono passibili di essere riciclati in vari contesti e risemantizzati attraverso il macrotesto e la rielaborazione: degli elementi dal blog «Canopo», per esempio, si incontrano sia in Tecniche di basso livello che in Senza paragone che in Quando arrivarono gli alieni.
I riferimenti dell’autore vanno dal letteralismo dell’asse Ponge-Gleize alla language poetry, dai presupposti etico-politici dalla neoavanguardia fino alle teorie adorniane sulla necessità, da parte dell’arte, di mimare la struttura economico-sociale. Nei testi, la spinta conoscitiva da vita a una particolare esaustività, che spesso coincide con l’accettazione dell’incapacità di conoscere o la valutazione dell’iniquità delle conoscenze acquisite:

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Arrivati alla questione della verità, o del bene, preferivamo cambiare discorso e rivolgerci a un esperto. Il silenzio pomeridiano aveva confini lontanissimi. Ne riecheggiava qualche rombo indistinto, qualche ricordo di un primo amore, di un’idea profondamente sbagliata sul mondo.

da Tecniche di basso livello (Lavieri 2009)

La lingua è fatta di scarti e tic, segmenti di parlato e di linguaggio massmediatico, elenchi, tassonomia tecnico-scientifica, ed è regolata da una medietas rigidamente impersonale; il repertorio terminologico astratto è infine fortemente debitore dalla tradizione marxista novecentesca e contemporanea. Il valore politico dell’opera di Bortolotti, inquadrabile nell’ottica di un marxismo “postumo”, ovvero privo di una prospettiva d’azione5, sfrutta un’efficace riduzione: gli attanti che appaiono nei testi, siano essi soggetti spersonalizzati (bgmole, hapax, eve o Paolino) o collettività (un “noi” che tutti include da Soluzioni binarie si alterna regolarmente ai personaggi)6, sono rappresentati come prodotti di un materialismo “forte”, che li esclude da sé in quanto parti attive, nonché dotati di un libero arbitrio minimo. Gli attanti sono trasformati in registratori di processi che non comprendono, i luoghi e le culture sono uniformate, parallelamente, come fossero segmenti indistinti di una società liberal-liberista talmente radicata e diffusa da aver fatto del mondo una vastissima zona grigia antropologica. Quando non è sostituito da un futuro distopico tout court, il tempo è sospeso fra presente e futuro prossimo, poiché strutture e sovrastrutture sono rappresentate accelerazionisticamente come se fossero a uno stato molto più avanzato del loro sviluppo attuale, in modo da poterle identificare in tutta la loro potenzialità reificante. Di contro, l’ineluttabilità dei fatti asseriti è accentuata dalla narrazione al passato, adottata stabilmente a partire da Tecniche di basso livello. Tutti questi elementi conferiscono all’opera di Bortolotti una forte carica critica, poiché in esse soggetto e presente sembrano prodotti biologici, più che storico-antropologici, ci sfuggono di mano.
I tratti stilistici dalla sua produzione, definitisi durante gli anni ‘00, si sono mantenuti stabili nel decennio successivo. I temi dell’osservazione dell’infraordinario, delle strutture della soggettività e della vita dei lavoratori dipendenti occidentali hanno accompagnato il nostro fino ad oggi, così come il montaggio di sequenze in prosa. Negli anni ‘10 questo repertorio ha prodotto due opere che definirei “liminari”, giungendo al suo coronamento. Un limite superiore si può ravvisare in Quando arrivarono gli alieni, che sembrerebbe aspirare a una maggiore narratività senza però realizzarla mai. Infatti, il doppio espediente dell’invasione aliena e della crisi definitiva del capitalismo globalizzato  non oltrepassa la funzione di fondale, sul quale sono dispiegati una serie non lineare di eventi, non sufficienti a coagularsi in una trama. Ravviso invece un limite inferiore in Storie del pavimento, che, essendo la ricostruzione di un diario antico, presenta un valore politico meno definito. Lo spettro tematico raggiunge qui la massima restrizione: il tema dell’infanzia si intreccia a quello dell’infraordinario, generando una sorta di modello metastorico di osservazione della vita d’interno, portata avanti dalla prospettiva di un bambino.

Mi atterrò, per convenzione, alla data delle pubblicazioni, proponendo estratti da opere uscite negli anni ‘00.

da Canopo (E-dizioni 2005)

5.29 divisi in uomini e donne, come una quantità scomposta nei suoi fattori, in una teoria di numeri primi che non prevede che due elementi, vi disponete negli spazi del caso e dell’eterogenesi dei fini, disegnando le triangolazioni di possibili avvicinamenti rispetto a presupposti linguistici comuni, come le parole « amore » o « desiderio », od il verbo « morire », e mantenete, in funzione di tutta la classe di opere di una vita, di cui vi fate scudo e vanto nelle strategie di calcolo della posizione altrui, il convincimento che sia possibile, al di là della semplice compresenza in uno spazio comune, una comunicazione diretta tra i termini della coppia che vi capita di formare, scordando che il linguaggio, a differenza della matematica, è un’opinione e che le frasi che vi scambiate, sottovoce, non coprono che la metà del tragitto lungo cui le fate andare.

da Soluzioni binarie (La camera verde 2007)

121-122

121. A fronte della presenza di una canzone, abdicavamo in favore delle associazioni emotive più seducenti, dei correlativi oggettivi che occupavano i nostri cuori. Ci affidavamo a giri di chitarra per ribadire alcuni patti con la mancanza, con il rimpianto, fondati nelle mezz’ore più eroiche della nostra giovinezza, chiusi in camera, con lo stereo acceso.

122. Di fronte all’evidenza, anche bgmole tendeva alla negazione, ed alla formulazione disordinata di ipotesi alternative. I lunghi pomeriggi della sua adolescenza erano stati attraversati da allucinazioni generali sulle possibilità future, sulla benevolenza del destino e del mercato del lavoro. MTV lo accompagnava in lasche derive semiotiche, tra le declinazioni del pop e del tempo libero.

da Tracce (E-dizioni 2008)

9. un organismo vasto migliaia di km

3342956 – educato alle asprezze del margine, del poco potere sul mondo, del poco valore dei pareri che espongo

elenchi di argomenti che la mia vita va a toccare, eventuali note sull’estensione della trattazione e sull’apparato critico – quando presente

3342957 – il mio futuro, come un algoritmo enorme, copre le pareti della mia immaginazione con diagrammi di flusso ramificati e centrifughi

rimanendo sullo sfondo un gruppo di figure in attesa, la famiglia delle vergogne che mi ospita nello spazio psichico che individuo come la mia persona

andrebbe meglio se qualcuno, dentro di me, non implementasse strategie identitarie centrifughe, assurde, contrarie ai miei progetti ed ai miei interessi

da Tracce 2003/2008, in Prosa in prosa (a cura di Paolo Giovannetti, Le Lettere 2009)

[…]
140. mi sveglio, all’orizzonte dei media, spiaggiato sulla normalità meno apparente e significativa.
141. lunghe scie di feromoni, di sostanze chimiche rilasciate dai tuoi simili, che attraversi percorrendo gli scaffali del supermercato.
142. le grandi infrastrutture continentali, gli oleodotti, i gasdotti, i cavi telefonici che attraversano l’atlantico e rimangono nascosti alle tue opinioni.
[…]

da Tecniche di basso livello (Lavieri 2009)

37-38

37. A fronte della presenza di una canzone, abdicavamo in favore delle associazioni emotive più seducenti, dei correlativi oggettivi che occupavano i nostri cuori. Ci affidavamo a giri di chitarra per ribadire alcuni patti con la mancanza, con il rimpianto, fondati nelle mezz’ore più eroiche della nostra giovinezza, chiusi in camera, con lo stereo acceso.

38. Nei tempi morti del suo impiego, nelle pause caffè fuori dalla storia, kinch studiava le piccole crepe nei muri, il muschio sui davanzali, i fili d’erba che spuntavano dall’asfalto del parcheggio. Nonostante una specie di meschino sottinteso ritornasse nei particolari dell’atrio, nelle ombre senza senso dei battiscopa, non riusciva a capire di che cosa si trattasse e continuava a fumare.

Gherardo Bortolotti nasce nel 1972 a Brescia. Ha pubblicato Canopo (E-dizioni 2005), Soluzioni binarie (la camera verde 2007), Tracce per Dusie (libro d’arte 2007) Tracce (E-dizioni 2008), Tecniche di basso livello (Lavieri 2009), Senza paragone (Transeuropa 2014) Quando arrivarono gli alieni (Benway series 2016), Storie del pavimento (Tic Edizioni 2019) e Low. Una trilogia (Tic Edizioni 2020). Incluso nell’antologia Prosa in prosa (a cura di Paolo Giovannetti, Le Lettere 2009), è tra i fondatori di «GAMMM», rivista online di ricerca.

Note:

1 «Gleize, collocandosi sulla linea di Ponge, di cui è anche studioso, ha definito (e praticato) la “prosa in prosa” come poesia che viene dopo la poesia, come un testo che vuole essere “letteralmente letterale”, non avere altro senso se non quello che propriamente dice. La littéralité di Gleize, insieme assenza di sovrasenso e riferimento all’evidenza della tipograficità alfabetica, conduce alla redazione di testi che sono sommamente chiari e enigmatici a un tempo.». Paolo Zublena, dalla voce Poesia in prosa/prosa in prosa, in Vocabolario Treccani online (http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/narrativa/Zublena.html).

2 «C’è dunque questa idea di acquisizione massiva e veloce di pratiche che mi interessano nella dimensione della recuperabilità, dello smontaggio e dell’intervento riedificante delle loro singole parti, oltre ad un’idea di libro non come valore positivo, valore assoluto, istanza che monopolizza un senso (o il Senso), ma come materiale che funge da piano di costruzioni e rielaborazioni operative successive, ulteriori, di secondo livello» da Cosa abbiamo da dire. Poeti italiani a 40 anni | Gherardo Bortolotti, in «Formavera» (https://formavera.com/2017/06/19/cosa-abbiamo-da-dire-poeti-italiani-a-40-anni-gherardo-bortolotti/).

3 Paolo Zublena, politiche del sentirsi in vita. Tecniche di basso livello di Gherardo Bortolotti, in «Il Verri», n. 46, giugno 2011, pp. 76-81.

4 «La forma stessa dell’intervento che il web prefigura mi ha indotto subito ad abbandonare la pratica narrativa che in qualche modo si rifaceva al Calvino di Palomar e delle Cosmicomiche, spostando la mia attenzione sulla concezione di testi estremamente brevi». da Cosa abbiamo da dire. Poeti italiani a 40 anni | Gherardo Bortolotti, in «Formavera» (https://formavera.com/2017/06/19/cosa-abbiamo-da-dire-poeti-italiani-a-40-anni-gherardo-bortolotti/ ).

5 «A una simile interpretazione complessiva è almeno auspicio che possa seguire, marxianamente, l’azione sul mondo; anche se questa verrà, eventualmente, in un tempo che non sarà il nostro». Da Antonio Loreto, Una totalità in miniatura. La micro-epica di Gherardo Bortolotti, in «L’epica dopo il moderno (1945-2015)», a cura di Francesco De Cristofaro, Pisa, Pacini Editore, 2017, pp. 115-136.

6 Nel medesimo saggio di Antonio Loreto, troviamo una valutazione degli elementi epici nella scrittura di Bortolotti, dei quali quel “noi” è parte.

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