Poiein APS con il contributo del Comune di Piateda, ha portato a termine i lavori del II Premio Letterario Nazionale Gianmario Lucini. Il concorso, dedicato alle raccolte di poesia e alle poesie singole in lingua italiana, nei dialetti italiani e in altre lingue, anche minoritarie, inedite e mai premiate in altri ambiti, si è concluso a gennaio di quest’anno.
La Cerimonia di Premiazione si terrà sabato 25 settembre alle ore 17.00 all’Ostello Guicciardi di Via Galeazzi 26 a Piateda (Sondrio) alla presenza del Sindaco di Piateda Simone Marchesini, dell’Assessore all’Istruzione Cultura e Politiche Giovanili Giovanna Simonini, della responsabile della Biblioteca Roberta Pusterla, della Presidente del Premio Marina Marchiori e dei responsabili di Officina delle Idee, il progetto culturale del comune.
A seguire, alle 20.30, è previsto il concerto dei Mud Pie, un duo composto da Marta Colombo (voce e percussioni) e Alex Stangoni (chitarra e cigarbox guitar). Il blues dei Mud Pie ha radici nel lontano Mississippi, ma anche nell’elettronica, nel jazz e nelle profonde influenze della musica africana.
Sono 210 le opere inedite arrivate al Premio (99 raccolte inedite, 111 selezioni di poesia inedita). I“manoscritti” – settanta in più rispetto alla prima edizione -sono arrivati da tutta Italia per onorare la memoria di Gianmario Lucini, poeta, critico, editore, che ci ha lasciato a fine ottobre del 2014. Nato nel 1953, originario di Piateda, Gianmario Lucini ha vissuto in Valtellina. Con lo strumento della poesia ha rivolto critiche contro le forme di ingiustizia nella società umana, consapevole della necessità di dare un contributo nella costruzione della civiltà. Spesso, nei suoi versi, ha affrontato la questione della mafia e della corruzione, ma ha anche considerato la bellezza della Natura e delle opere umane come motivo per accrescere la dimensione interiore e filosofica nell’uomo. Numerosi sono, tra l’altro, i documentari sulle Alpi Orobie, dove un bivacco porta il suo nome.
La Giuria del Premio, ha reso nota la rosa dei poeti segnalati e finalisti nelle due sezioni su Poiein.it. Nella sezione dedicata alla raccolta inedita è risultato vincitore il lombardo Giuseppe Nava, seguito dal friulano Giovanni Tuzet, terzo il giovane poeta pugliese Alessio Paiano. Giuseppe Nava, poeta molto attivo che ha già all’attivo tre pubblicazioni, ha pubblicato l’operavincitrice Le attese per l’editore marchigiano Vydia,con cui Poiein collabora da due anni.
La sezione dedicata al testo inedito è stata vinta dalla giovane poetessa sarda Valentina Murrocu, secondo Alfredo Panetta con una poesia in dialetto calabrese e terza un’altra pugliese, Claudia Di Palma.

La conferenza stampa del Premio

 

II Premio Gianmario Lucini. I risultati della Sezione A – raccolta inedita

Primo classificato

Giuseppe Nava

da Le attese

tutto è pronto nel nido dell’albero
fiduciosi del favore delle lune o delle maree
e cresce geometrica la forma e il dettaglio
e si affina l’astronomia della tua posizione
svelata dalle impronte che svaniscono sulla pelle

crescono e pesano gli strati delle promesse
delle previsioni e delle rassicurazioni
comprimono la gabbia ed il respiro
spostano gli organi, i baricentri sballati
ma ogni volta che t’alzi si accende il mondo

non dicono che pure il corpo si dirada
asciugato nella ghiaia, appeso al cavo di metallo
quanto del mondo è davvero taciuto oppure sei tu
compresso gradualmente a un tendine unico
a una grande cartilagine

Secondo classificato

Giovanni Tuzet

da L’avversario

Bebelplatz

Cercavo tre cose distinte: dei libri
che parlassero di te in una lingua spenta;
una chiesa dove al buio
posare e sentire la luce;
dei bunker o brandelli di muro
per avere alle nari la polvere
dell’ostinato.
Invece, benché in progress
ho trovato una limpida piazza
e da una gru, canarina, suoni
da fermarsi e guardare in cima
vedendo un numero biblico
d’uccelli di varia specie e dimensione
accorgendomi allora che il cielo non è altro
che il loro concerto:
verso il tramonto corrono al metallo dei rami
e in file perfette preparano il dormire
senza una pausa di note finché dura la luce
e piccoli gruppi vengono e vanno da altre
altezze ma tutti attirati, come avessero
una fibra di ferro, dal cuore di magnete
s’infilano nel gotico degli ingranaggi
come un nido da sempre esistito
a un’altezza proverbiale, celeste,
celata ai sordi e che vale
tutti i dorsi, le cupole e i muri
che il mondo trattiene precario.

Terzo classificato

Alessio Paiano

da Memoriale del fiume

DETRITI

I.

Riemerge un tassello sconnesso
che dimenticato ha percorso le piste fluviali
un punto che da niente ha raccolto i detriti
di detti, facce, occhi annegati

e cerca il suo spazio nello stretto della clessidra,
la grande clessidra della memoria
che un giorno capovolgeremo.

II.

Poniamo il caso tu esca,
che tu ti lasci uscire:
attraverseresti le insidie del marciapiede,
volutamente ignoreresti i vicoli
attirato dalla distorsione dell’acqua
che scorre nel tuo orecchio coi suoi secoli di naufragi:

è sempre la corrente che ti chiama,
il suo nevrotico riecheggiare senza scampo.

Tu sei quel tale che sparge il suo nome nell’acqua.

Segnalati

Francesco Aprile

da La forma dei rami

non si volevano fare esplodere i dati,
ma la necessità del mercato. la terapia
non dava i suoi frutti. paziente dopo
paziente, mitraglia per mitraglia, per
cintura una costola d’agnello dei tempi
andati, non di dio, della violenza.
non si volevano fare esplodere i dati,
per cui si lascia da parte la dizione,
l’ostracismo delle zolle, per le macchine,
insisti se puoi oltre l’omero, e accogli
nelle mani tagliate la forma dei rami.
sono le collere dei capitoli accesi
a rimarcare la dose, non si volevano
mica esplodere i dati, ma la necessità
del mercato. insisti se puoi nel fare
il polline, mentre i corpi abbagliati
si armano.

Pierluigi Lanfranchi

da Nomi cose città

Incontri onirici con Iosif Brodskij

IX.
Brodskij a pieni polmoni inala l’aria
della laguna a prua del vaporetto,
la giacca piena di vento, statuaria.
I passeggeri esalano un fumetto

senza testo. Soltanto il suo respiro
non si condensa uscendo dalla bocca.
Ha il sorriso dei principi di Tiro.
In tasca come freccia nella cocca

è infilata la penna, tra le labbra
la sigaretta. Il vaporetto attracca
strusciando il molo con la chiglia scabra,
lascia scendere Brodskij poi si stacca.

Lui guarda l’acqua che non lo riflette.
Cammina tra le tombe a San Michele.
Si ferma, prende un’altra sigaretta,
sfrega un fiammifero sulla sua stele.

Rossella Renzi

da Disadorna Falena

Dimentica il sole che ti avvolge
e cammina nel bosco
con loro, sono i profughi di Lipa
una parola liquida
piedi nudi intirizziti nel fango
sprofondano nel sogno più caldo.

La casa che vedi all’orizzonte
è solo un bagliore della neve.

Beatrice Achille

da Medeatiche

io scurissima notte come ti trattengo
nemmeno pronuncio nemmeno l’iniziale
e già poni e già muovi nel buio il distolto
fino a che non sciogli quel senso di totale
criterio una totale abnegazione aperta
se vuoi non entro a casa non varco la porta
non pulisco più e sporca trovarti cresciuta
uno sguardo e sei già sorta elevata a corona
sole a mezzanotte solo su questa cima
io scurissima notte ti trovo disciolta
covata nel ventre per restare insaputa
e anche chiarificata darsi sempre un’ombra
qualcosa di nascosto promosso dal buio
restare oscura e tanto basta per la notte
il cielo stellato precipita dal cuore e
di solo una parola so essere salvata

Carlo Tosetti

da La teoria del transatlantico

Libro IV – L’addetta all’ufficio reclami

I
Dice la teoria del transatlantico
che cammini un mastodonte per i grandi
numeri a favore e anche quando il male
intacca delle cellule, s’avvale
il colosso dell’utile prodotto
e tiri dritto senza pencolare.

II
Per questo alle doglianze ricevute
– talune irragionevoli, penose –
dai clienti che lamentano i disagi,
lo sostengo, va detto senza ambagi,
l’oblio le attende del cestino, certa,
giusta la teoria creata per le navi.

Sandro Pecchiari

da La diga

19 – non più Virgilio

che il lago assuma il cielo nel grigio di febbraio
che febbraio smunto rinserri uccelli e fiori
di sterrato soffi affanno nei pensieri
snidi paura d’animali o sollievo dalla fame

gennaio bifronte si fissa nell’inverno
ma ora si allunga sotto il sole
ancora freddo in questa luce bassa

non facile riaverti nel tuo vivere ordinato
il non saper dire delle spine sul tuo filo
basta un soffio per lasciarsi andare
anche se in te non vivo né forse vivo

nel tepore delle case erranti
dove vorresti comprensione e cibo /
il lago era l’inizio viola dei torrenti
era prima e oltre il palmo verde tra le case
spalancato alla clausura della pioggia
il lago è ora pronto a naufragare

Maurizio Noris

da In d’ògne ’ndà ol sò fà sito (In ogni andare il suo silenzio)
dialetto bergamasco

malömbréa

T’ó ésta.
Ol mónd a l’ te traersàa,
sidràt,
co i sò mai
e co la piöma di sò caài.
I tò öcc i éra aqua tróbia che brüsa,
févra.

Malömbréa
t’ó ésta.
Ol cör de rösen
la bóca ö tenài
l’ànema a la treìs
e l’incösen,
e i sberlögie sfantade
’n del serài.

Malömbréa
to ma strossàet in giro
tananài
no sìe che ciànfer
no sìe
che sébra.

malaombra

Ti ho vista.
il mondo ti attraversava,
assetato,
con i suoi mali
e con la piuma dei suoi cavalli.
I tuoi occhi erano acqua torbida che brucia,
febbre.

Malaombra,
ti ho vista.
Il cuore di ruggine
la bocca una tenaglia
l’anima alla greppia
e l’incudine,
e gli sguardi disfatti
nel serraglio.

Malaombra
mi trascinavi in giro
canaglia
non ero che cianfrusaglia
non ero
che ciabatta.

Angelo Restaino

da Istruzioni per guardare il cielo

Alba a Portici

Quasi tutti dormono ma gira voce
che abbiano aggiustato il sole.
Il mare è una tavola livida
eppure impregnata di luce
notturna, come i ponti delle navi,
percorse ancora le nubi
da flebili scariche elettriche.
Ristagna sul mondo un’atmosfera
laboriosa di cantiere,
che forse è un’aria di naufragio;
ma è solo l’imminenza dell’alba,
del caldo lento del giorno.
Il mare è una tavola in procinto
d’inclinarsi, obliqua, lasciando
rotolare le barche verso i bordi
come palle da biliardo.
Il cielo spegne le luci d’emergenza,
e atterra.

Claudia Di Palma

da La resa dei nomi

Sarebbe stato meglio non imparare
questa splendida architettura di significati,
questa trappola per i topi. Ma ormai è tardi
e sono imbrigliata nel paradosso della parola.
Resto nella prossimità invalicabile del sangue.

Francesco Tripaldi

da L’individuo superfluo

Drachenfutter 3

Lo abitiamo senza ingombro
quest’enorme spazio – frattura,
questo chiavistello d’anima pura
a bloccare l’ingresso dell’ombra;
aspirare un’estasi esatta
su una guancia di sale,
sussurrare in una spirale disfatta
parole d’oracolo,
scalare crinali cobalto
tra riflessi di luce
nell’alba che gracchia in gola al sole;
un timoroso suono di pace
in seguito ad una disputa
è il concetto di distanza
più affine
a quello di prossimità
che esista.

*

I risultati della sezione B

Prima classificata
Valentina Murrocu

I.

Stamattina si è sorpresa a fissare
nel vuoto sforzandosi di non vedere
la lampada di design o il piatto della doccia,
si è pensata in questi oggetti per non guardarsi
le mani, la fede al dito, per rimuovere
la pronuncia imprecisa dell’inglese.

Si è detta che tradire è un atto puro,
quell’osservare se stessi dall’esterno,
oppure, corrisponde alla vertigine,
allo sdoppiamento che procede dalle cose.

(Più tardi, un’angoscia come una massa
tumorale aliena, la spesa di sabato,
la maglietta dei New Order
come fallimento generazionale)

La storia universale in Via Tenca a Milano.

Secondo classificato
Alfredo Panetta

L’arti d’a fotografia

(A Lollò Cartisano*)

Mentiri a focu ‘i cosi
esti n’arti antica, ‘i picca usu oji
servinu ogni huornu occhi
novi. Servi ‘a lùcia chi mpila
‘i nivulai, accurrinu ‘i guci ‘i cu
mpaticà a tò stessa terra.

Esti nicessarriu ‘n temphu longu
na distanzia. Ma ‘u temphu teni
‘u sapuri umidu du scuru
nghjiutti ‘i diricati boni
dassa all’orbi frundi mbelenati.

-Eu mu risistu tornu primitivu
nta stu bucu, pregu e sparu
come se fora n’orsu feroci
esti jani chi m’aspetta….
Tegnu inta ‘u rispiru, nnanzi
du corpi d’unghiazza sup’a facci
tegnu inta ‘i penzeri, sperandu
nta na carizza ‘i pethra
e nu basu a sti purza ngruppati
cu cordiceja fina di porceju.

Ndaju a scippari d‘i vìsciari
cusa quali madonna-rmali
chi tegnu chjiusa a chjiavi.

Mu risistu ncuna luna ammata
ncunu flash, arrisi ‘n jancu e nirgu
pe faghuri, stringitivi ammata na nticchjia
guardatu chista màscara
e stati tutti sberti pe nu clic.

L’ARTE DELLA FOTOGRAFIA Mettere a fuoco le cose/ è un’arte antica, in disuso/ servono occhi ogni giorno/ nuovi. Serve la luce che trafigga/ le nuvole, occorrono le voci di chi/ ha calpestato la tua stessa terra.// E’ necessario un tempo lungo/ una distanza. Ma il tempo ha il sapore umido/ del buio, inghiotte radici buone/ lascia ai ciechi foglie avvelenate.// Per resistere torno primitivo/ in questo buco, come se fuori/ un orso feroce m’attendesse…/ Trattengo il respiro, prima del colpo/ di artiglio sulla faccia, trattengo/ i pensieri, sperando in una carezza di pietra/ e un bacio a questi polsi annodati/ con spago di maiale.// Devo estirpare/ dalle viscere/ chissà quale madonna-animale/ che tengo chiusa a chiave.// Per esistere ancora qualche luna/ qualche flash, sorrisi in bianco e nero/ vi prego, stringetevi ancora un poco/ guardate questa maschera/ come gronda di sangue/ e state tutti pronti per un clic.

*Adolfo Cartisano, fotografo di Bovalino detto Lollo, fu sequestrato a scopo di estorsione nel 1993 dalla ndrangheta. Malgrado il pagamento di un riscatto, non venne mai liberato. Il suo cadavere fu trovato 10 anni dopo, grazie alla lettera anonima di un pentito.

Terza classificata
Claudia Di Palma

Ogni cosa è un’incessante disdetta.
Restano parti piccole,
non ulteriormente riducibili.
Abbiamo fatto incetta
di sottrazioni, abbiamo stipato
tutto l’infinitesimale nei bidoni
che a contarlo adesso
quasi quasi fa infinito.

Segnalati
Ianus Pravo

Uno shibboleth per aprir parola
al suo tanfo, I rossa, rire des lèvres belles,
il coltello rosso della mia I,
il rosso, il rosso quasi nero
di melanconico orgoglio
corpo che sente il suo disapparire
mostrandosi nell’altro, nel suo essere
nulla, se il suo permanere nel nulla
nell’altro, nell’essere, fluisce in tutto
ciò che, non fossimo morti, saremmo
stati, eppure essere, essere a mura
di bocche e shibboleth.

Nino Iacovella

da La parte arida della pianura

La notte devia il corso delle povere cose
rimaste abbandonate:
un cartello rotto, un tubo di ferro,
sono ora corpi contundenti
accanto a un volto sfigurato

Rimane l’ombra dell’ultima parola,
la slogatura della bocca
nel silenzio di una terra nuda

Poi la prima luce del giorno
mostra un corpo duro e solo,
quel rosso che ferisce gli occhi
di chi guarda
la fossa mai terminata,
la faccia come un disegno sbagliato
che nessuno riesce a cancellare

2 novembre 1975
Idroscalo di Ostia

Maria Pia Quintavalla

Il mio prossimo libro

Il mio prossimo libro, il prossimo amore,
a loro non voglio lesinare niente
nulla lasciare di intentato, un kamasutra

dell’amore spirituale, ali spiegate
intransigente, che tutto dona e
nulla chiede,
non umile e non vorace ma caldissimo,
amante attuale, atterrato fin qui
agli spasimi del deserto

una zampa distesa al fuoco serale
come suo altare, e come fuoco acceso,
l’altra al collo avvolta a mò di sciarpa,

La speranza non fa difetto a questo sogno
che con le mani e con il sangue
di una vita abbiamo fatto.

Giacomo Vit

II

“Chistis a son li’ àrbis ch’i ài
rincuràt incuoi pai cunins…”
a mi fa la Gegia, trimant
un puc li’ mans sglonfis.
“Se croditu, ch’a sèdin dùtis
compagnis? “, a ghi ten a precisà,
“s’i ti sbagli di ciapàla su,
ti pols faghi mal al cunìn,
ancia falu murì…”
E iò i pensi, alora, intant
ch’i viodi li’ grìspis movissi
tal so cerneli, ch’a è cussì
ancia par me: cuant ch’i vai
tal ciamp da li’ peraulis,
i ài sempri pòura di rincurà
la peraula velenosa
ch’a fa murì la puisia.

II

“Queste sono le erbe che ho
raccolto oggi per i conigli …”
mi fa la Gegia, tremando
un poco le mani gonfie.
“Cosa credi, che siano tutte
uguali? ”, ci tiene a precisare,
“se sbagli a raccoglierle,
puoi far del male al coniglio,
anche ucciderlo …”
E io penso, allora, mentre
vedo le rughe agitarsi
sulla sua fronte, che è così
anche per me: quando vado
nel campo delle parole,
temo sempre di raccogliere
la parola velenosa
che fa morire la poesia.

Alessandra Corbetta

ABCD

Le partenze del sabato vuote
a Milano sono come le attese che abbiamo
di rivederci, e vicino o lontano
sono una cosa — che è meno
precisa — ma adesso chi siamo
è domanda recisa se non ha
più risposta, e nemmeno la fretta
mi assale.

Saranno le 13 e vale un orario
per essere certi di essere pronti
a incontrarci — non era difficile
stare a guardare negli occhi
dell’altro, parlare, uscire e rientrare
dal corpo, toccarlo e vedere
se intorno qualcuno capisce che
cosa facciamo. Ho il viso invecchiato,
come qualcosa di andato
perduto, e segna un ritardo
la voce dell’altoparlante.

Scendo a Firenze come sempre
con la pioggia un’altra volta:
lo scrosciare a filo delle cose
forse, o immagini sparse
sul cellulare e su pagine rare
di qualcuno più bravo di noi

hai parole — cammini
in attesa

Trema
forse l’estate e i binari fanno
ancora rumore. Hai l’odore
di voglia, la bocca sul ciglio
di cose rimaste da dire già
prima che fossero dette – tu
aspetta. Ti va una granita?
Ti va di ridarmi la mano,
fino all’uscita?

Francesco Sassetto
Silvia

La lettura al Bistrot de Venise, le mie poesie di granchi
e laguna, i tuoi occhi mi passavano dentro e poi fuori
insieme quasi notte, della tua storia mi hai detto
ogni granchio ha la sua luna e la tua fu luna scura
luna da acqua alta.

Dieci anni prima il Dottorato, la poesia di Sereni,
ricercatrice di raro talento ti aveva detto più volte
il Maestro nel suo studio accogliente.

Chiude d’un tratto la porta quel Filologo illustre
diventa animale, ti sbrana i sogni e la vita, ti sbatte
sulla scrivania, fruga con le dita, penetra sempre
più forte, questo – te l’aveva detto – il patto
il suo sperma ti sporca le gambe.

Ha poi riaperto la porta, ti ha accompagnata
fino alla fine del corridoio, il vuoto dentro
e davanti la tromba delle scale,
ti ha detto di tornare a casa
non dire niente
hai pensato un istante di saltare.

La tua luna, Silvia, la tua luna sbagliata e l’acqua
che ancora ti annega
ogni giorno risale.

Monica Guerra

*

a Komsomolskaya si faceva
-forse per il freddo-
tra le ombre dei binari i tatuaggi
tra i tatuaggi una bellezza marginale
l’ago spacciato nella vena
su due piedi stringeva gli occhi scarni
per sigillare le porte alle distanze

in un gesto tutto il vuoto necessario

(Mosca, 2016)

Enrico Giacomini

Ecco la gola inceppata, il petto,
l’ansia tenuta nello scarto
tra i corpi.

Si è solo guardati, adesso,
nell’acido dei neon, come un difetto
di luce, qui, sulle tempie.

E questa fila che odio, i referti ancora
a tuo nome. La violenza di sentirsi più forte.

Anita Piscazzi

Lo scompenso delle immagini
a volte si fa riva senz’acqua.

Il ritorno dell’inverno promette
una luce nuova.
A ogni passo vederti, salutarti,
ritornare con niente in tasca.

Sto come ogni cosa che brucia.

Accoglimi Angelo di luce
ho attaccato gli occhi ai mandorli
farò testamento del tuo passaggio.

Sarai sorgente sulle ossa sparse nei mari
sulla morte della viola di marzo.

Rimani. Canta del miele di Aleppo
della giovinezza che resta nei giardini.

Accadi leggero davanti alla porta
eppure se ne va presto la luce, ma
qui non passa e lente vanno le serpi.

Roberta Ioli

La lepre

Disegna una corsa fragile e serissima
a pochi metri di respiro da me
gettata nel cono gelido dei fari
come cieca alla sapienza dello scarto
che riconosce soltanto
al culmine del colle
quando scompare tra il nero dei cespugli.

Anch’io sono la lepre
inseguita da un nemico che non vedo
e se c’è forse una ragione per la mia
ostinazione nella fuga
sfugge però il senso
di quell’andare ottuso in linea retta
come una preda che corre finché ha fiato
quando basterebbe un guizzo
un agile scambio di binario
per ritrovare la pace della notte e le sue stelle.

Viviana Fiorentino

Linee stradali

Tu, madre, guidi, io al tuo fianco -, parliamo, mentre guardo
i bordi

allinearsi con la strada. Frammenti di paesaggio a punti di alberi e cespugli. Tu parli
piano

della fine e della perdita. Io mi volto verso l’altra finestra, la pioggia cade in un’altra direzione,
fuori

dove il vento piega le cose senza attenzione. A te madre, che io
amo,

parlo della borsa che ho dimenticato, e dei libri che non ho ancora letto. Ancora pioggia più
veloce

linee inclinate sul mondo sottostante. Le coincidenze hanno un peso. Volevo
dirti

– mentre tu parli della pietà per noi degli dei, il tuo fato, il mio caso, le nostre possibilità –

ma tu insisti nonostante per pagare quelle spedizioni che ho dimenticato, non vuoi girare alle
rampe

che avremmo potuto imboccare. E mentre tu indichi il punto
dove l’aria diffonde

distante più blu, per generosità del cielo o semplice ostinazione del sole,
i bordi

si allineano tra me e te. Amore per te. Il peso di tutto il tuo

cuore
prima ancora che io lo senta.

Incroci impossibili dove io e tu siamo madre.

Carol Guarascio

Fortezza

Fredda è la luna sul vetro del mare
E lo sguardo selvatico del vento
Graffia la ripida notte che cade.
L’uomo che ha il volto dipinto d’addio
E sotterfugio è distante dall’altro
Una spanna, e sta dritto nella neve.
La vita mangia da dentro la vita
(sarà forse la morte che si sfama)
E invita l’uomo a curvare la schiena,
Prendere i colpi del sogno-aguzzino.
A un tratto la battaglia si fa certa
-È un avatar possente ed addestrato-
Brandisce l’arma, si liscia la skin*,
Mitraglia e piroetta su se stesso.
Fredda è la luna sul vetro del mare.

* Nel linguaggio dei gamer è l’abbigliamento, l’aspetto che l’avatar (ovvero il personaggio che rappresenta il giocatore) assume nello scenario di gioco.

Eva Laudace

Acqua alta

Un male invecchia la pianta dalle foglie
dagli occhi e il tuo corpo tutto

mi dici non fa niente.

Tu solo sei della forma che hai scelto
e anche io ti vedo così.

Ascolta allora come devi fare
perché ce la faremo in questo modo
come quelli che non hanno scelta e ce la fanno.
Devono farcela per tutti gli altri
a cui manca la forza della voce, il perdono
un’altra via.

Gennaro De Falco
Mi batte il corazón

Il 5 luglio 1984 il popolo di Napoli
accoglieva il suo nuovo Re
pantaloncini corti e capigliatura anti protocollare:
fragori incomprensibili e applausi dialettali
preannunciavano lieti eventi, ammonendo anzitempo
le squadre demoplutocratiche del Nord.

Mancavano i Borboni, ma vittorie sarebbero occorse
e Diego già lo si vedeva a capo
del nuovo esercito Reale.

Anche San Paolo applaudì, perdendo il suo consueto rigore:
stava scrivendo una lettera bis ai Romani quando all’intrasatta fu bloccato.
Il Santo obbedì di malavoglia, borbottò, fu rimproverato,
Stai senza pensieri, rispose il Superiore un po’ alterato.

Lo zio di Tarso capì l’antifona e si mise a pregare:
sia fatta la Tua volontà,
come in cielo così in terra, come in casa così in trasferta.
Amen.

Leila Falà

Pretesto
(da una scritta su un muro)

Come sai
“Ho messo la testa a posto
ma non ricordo in quale posto”
Ho messo la testa a posto
(osto, osto)
ma il corpo resta qui con me
in giro per il mondo
a coccolarmi dopo che
mi sono, appunto, de-testata
(stata, stata).

Non bisogna detestarsi
(arsi, arsi). Concordo.
E dunque
se tolgo la testa dal posto e torno
a mandarla in giro col corpo
sarà nel suo contesto
(contesto, con testo).

E dunque attesto che
il corpo con testa
contesta, contesta.

Maria Canino

Lo senti?

E se dentro a questo giorno
ce ne fosse un altro uguale?
Aspetta ancora un attimo
prima di entrare

Ma le gambe vanno via come nuvole
e fuori da quella finestra
c’è la stessa aria che c’è adesso qui
soltanto più grande

Lo senti?

C’è un buio che aspetta di essere aperto
dentro al mio petto
e rovistando a tentoni
ci ho perso una mano

I miei fogli non hanno più fine
e ricordo il momento preciso in cui la mia schiena è caduta per terra
a cercare il tuo suono
e ha trovato formiche

Lo senti?

Non c’è più niente sotto i nostri piedi
e adesso si balla muovendo le bocche
Chiuse Aperte Chiuse Aperte
si può saltare spingendosi al niente

E se almeno per oggi
quei due morti non fossimo noi?
Potrebbe andare in maniera diversa
oggi potremmo aprire una finestra
e volare via

Lo senti?

Adriano Cataldo

Persone plurali

È una finestra l’inizio, quanto dato.
Il poco e oltre, su solo piano, quanto possibile.
Ci si dice così: io, essi, sono.

Sono a vedere sul titolo di un giornale un campo d’arbitrio.
Inutile dire “andate via”. Dovreste pestarmi un piede per renderlo vero.
Vanno e vengono, come se ci appartenessero.
Qui, nemmeno un soccorso di pause.
Sono per ore in ascolto di pause,
tra colpi di tosse, a cercare un pericolo, un capo d’accusa,
a cercare per ore la causa, quel modo dei corpi di far delitto diritto.
Sono per ore tra gli altri, a prendere e sentire parte, lesa, in causa.
Sono per ore a cercare tra i coni dello sguardo, come perora il respiro una traccia.
Non tanto la pausa, ma il passaggio tra l’uno e l’altro a sottendere il giorno.
Sono in quel giorno. Il dubbio è sul metodo.

PoIAltry*

Il cuore è nato sacro
dalla fronte coronata di spine
– spine come stelle
come ceri gialli senza fiamma –
Cuore maligno che canta
e che sogna il martirio

Ho il cuore triste
che vive la speranza
vive la lontananza
del vivere

E se non torna aspetteremo un nuovo cuore
ancora più maligno
ancora più lontano

*La giuria ha anche deciso di segnalare le poesie realizzate da un’intelligenza artificiale. Michele Laurelli è infatti l’autore della rete neurale artificiale “PoIAltry”, la prima realtà di questo tipo ad aver prodotto una raccolta poetica in Italia (Come un’anima di Cristo 2020) e la prima a partecipare a un concorso letterario nazionale.

La data della Cerimonia di Premiazione sarà comunicata terminato il periodo di restrizioni.

*

[attenzione: IN CONFORMITA’ CON IL BANDO, SCADENZA PROROGATA AL 31/01/2021]

da Krisis (CFR 2012)

Spettacolo di prima serata.

A me gli occhi e l’incanto delle lacrime
i sospiri inconfessabili, gli umori
notturni degli spettri che si aggirano
in quest’inizio di secolo; e agrore

di immagini, vigore degli effetti
da condensare in formule suadenti:
catarsi e pianto, ira ed ogni abietto
prurito oltre ogni abbruttimento

perché anch’essa provi un soffio di vita
un corpo, un dolore, un segno, un fervore
– vecchia cultura operaia finita
dall’occhio morto del televisore -.

Premio Letterario Nazionale GIANMARIO LUCINI

II edizione

Dal 2019 il “Premio Gianmario Lucini”, in ricordo del poeta valtellinese, critico e editore scomparso nel 2014, che per anni ha diffuso i valori della poesia, in particolare quella di impegno civile e di contrasto alle mafie. Il Premio è sostenuto dal Comune di Piateda (Sondrio).

REGOLAMENTO – II edizione del Premio Letterario Nazionale “Gianmario Lucini” 2020

Il premio è articolato in due sezioni:

sezione A, raccolta inedita;

sezione B, poesia inedita (max 3 poesie).

I.
Sezione A

Si partecipa con una raccolta inedita – minimo venti poesie, massimo quaranta poesie (i testi in lingua diversa dall’italiano, devono affiancare al testo originale la traduzione in lingua italiana) da inviare

› con posta elettronica a premiolucini@poiein.it entro la data del 30 settembre 2020 [attenzione: SCADENZA PROROGATA AL 31/01/2021] in formato doc o pdf, in un unico file allegato denominato con NOME e COGNOME (ad esempio GianmarioLucini.pdf) e con in oggetto Sezione A.

Nel messaggio della posta elettronica vanno indicati nominativo, indirizzo, recapito telefonico e indirizzo email dell’autore, e i partecipanti devono inoltre dichiarare, assumendosi ogni responsabilità, che le opere presentate sono inedite e mai premiate in altri concorsi: tale dichiarazione deve essere contenuta nel corpo della email.

I partecipanti devono allegare anche una copia della distinta di bonifico della quota di partecipazione di € 10,00 (si veda Articolo 3 del Premio).

Ai fini della corretta partecipazione, vale la data di spedizione delle opere. La Segreteria del Premio avrà cura di inviare a ogni partecipante una notifica di avvenuta ricezione della email e della distinta di bonifico. Le opere inviate non verranno restituite.
I partecipanti, nel caso di vittoria di un altro premio o analogo riconoscimento che preveda la pubblicazione del volume con la stessa raccolta, sono tenuti ad avvisare la Segreteria del Premio, ritirandosi ufficialmente (la quota non sarà rimborsata).

Tutti i dati raccolti verranno trattati nel rispetto dell’art. 13 del D. Lgs 30 giugno 2003 n. 196 e dell’art. 13 del GDPR (Reg. UE 2016/679).

II.
Sezione B

Si partecipa alla sezione con la presentazione di poesie inedite per un massimo di tre (3) e i testi in lingua diversa dall’italiano, devono affiancare all’originale la traduzione in italiano

› con posta elettronica a premiolucini@poiein.it entro la data del 30 settembre 2020 [attenzione: SCADENZA PROROGATA AL 31/01/2021] in formato doc o pdf, in un unico file allegato denominato con nome e cognome (ad esempio GianmarioLucini.pdf) e con in oggetto Sezione B

La posta elettronica va spedita con il nominativo, indirizzo, recapito telefonico e indirizzo email dell’autore, e i partecipanti devono inoltre dichiarare, assumendosi ogni responsabilità, che le opere presentate sono inedite e mai premiate in altri concorsi: tale dichiarazione deve essere contenuta nel corpo della email. I partecipanti devono allegare anche una copia della distinta di bonifico della quota di partecipazione di € 10,00 (si veda Articolo 3 del Premio).

Ai fini della corretta partecipazione, farà fede la data di spedizione delle opere. La Segreteria del Premio avrà cura di inviare a ogni partecipante una notifica di avvenuta ricezione della email e della distinta di bonifico. Le opere inviate non verranno restituite.

Tutti i dati raccolti verranno trattati nel rispetto dell’art. 13 del D. Lgs 30 giugno 2003 n. 196 e dell’art. 13 del GDPR (Reg. UE 2016/679).

III.
Quota di partecipazione

Per il Premio Lucini – Sezione A è richiesto, a titolo di contributo, un importo di € 10,00.

Per il Premio Lucini – Sezione B è richiesto, a titolo di contributo, un importo di € 10,00.

I versamenti dovranno essere effettuati sul conto corrente bancario IT 27P0569611000000035650X51, intestato ad Associazione Culturale POIEIN – Via Bonfadini 38, Sondrio (SO), Banca Popolare di Sondrio, entro e non oltre la data del 30 settembre 2020 [attenzione: SCADENZA PROROGATA AL 31/01/2021]. Dovrà essere riportata come causale: il nome e il cognome del partecipante, e la dizione “Contributo Premio Lucini Sezione” indicando la Sezione A oppure la Sezione B.

IV.
Giuria

Le opere verranno selezionate e premiate a insindacabile giudizio dal Comitato composto da:

Presidente: Marina MARCHIORI

Giuria: Cristina BABINO, Luca BENASSI, Anna Maria CURCI, Massimiliano DAMAGGIO, Donato DI POCE, Alessandra GIAPPI, Giovanna IORIO, Francesca MARICA, Simone MOLINAROLI, Christian SINICCO, Ottavio ROSSANI e Francesco TERZAGO.

V.
Premi

Sezione A

La Giuria selezionerà tre finalisti, dandone comunicazione ufficiale e pubblica. Sarà premiato il primo classificato. Il vincitore riceverà un premio in denaro di euro 200,00 e la pubblicazione del volume nell’anno successivo a quello della premiazione (2021) con la casa editrice Vydia.

Sezione B

La Giuria selezionerà tre finalisti, dandone comunicazione ufficiale e pubblica. Sarà premiato il primo classificato. Il vincitore riceverà un premio in denaro di euro 300,00.

*L’Associazione POIEIN si riserva la possibilità di aumentare l’ammontare dei premi, dandone ampia e preventiva comunicazione, nonché istituire eventuali premi aggiuntivi anche per altri classificati. La Giuria si riserva altresì di segnalare le opere in concorso, la rosa di segnalati e finalisti, sui siti e le pagine del premio, nonché in quelle dei media partner.

VI.

Premiazione e scadenze del Premio

La premiazione si terrà sabato 28 novembre 2020 a Piateda (Sondrio) [ATTENZIONE: A CAUSA DELL’EMERGENZA COVID, LA PRESIDENTE DELLA GIURIA E IL COMITATO PROMOTORE, A SEGUITO DELLA PROROGA DEL PREMIO AL 31/01/2021 IN CONFORMITA’ CON IL BANDO, AVVERTONO CHE LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE AVVERRA’ NELLA PRIMAVERA 2021, SEMPRE A PIATEDA; LA RACCOLTA VINCITRICE DELLA SEZIONE A SARA’ COMUNQUE PUBBLICATA NEL 2021].

Si avvisano i concorrenti che i premi in denaro dovranno essere ritirati personalmente durante la cerimonia di premiazione, pena la decadenza da ogni diritto inerente alla riscossione. I premiati e i finalisti verranno tempestivamente informati di persona dal Comitato organizzatore e saranno tenuti a confermare o meno la loro presenza alla cerimonia.

Tutti i partecipanti sono comunque invitati, fin d’ora, a intervenire alla premiazione.

Ulteriori informazioni sul Premio sono disponibili sul sito poiein.it e sui siti dei mediapartner.

La scadenza del Premio potrà essere prorogata, nonché la data della Cerimonia di Premiazione potrà subire variazioni. Eventuali proroghe e variazioni saranno comunicate sul sito Poiein.it.

La partecipazione al concorso implica l’accettazione di tutte le norme previste dal bando.

Segreteria del Premio e Comitato organizzatore

Associazione POIEIN

Via Bonfadini 38 – 23100 Sondrio

Presidente dell’Associazione

Marina MARCHIORI

Componenti del Comitato organizzatore

Francesca MARICA, Massimo MIRABILE, Giuseppe NIBALI, Michele RANIERI, Claudio PROTTO, Christian SINICCO.

Con il contributo di

Comune di Piateda

Biblioteca Civica di Piateda

Officina delle Idee

Con la collaborazione di

Associazione Don Milani – Onlus Gioiosa Ionica

Vydia editore d’arte

Media partner

Poesiadelnostrotempo.it, Poetarumsilva.com

Servizio informazioni

info@poiein.it

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