Dalla postfazione di Gian Mario Villalta

Luigi Natale è un uomo che non accetta di vivere diviso, come la maggior parte di noi, in tempi, luoghi, linguaggi diversi e non sempre conciliabili con l’istante che ci attraversa. Forse perché dentro di lui c’è un cuore antico, o il mito, oppure il fantasma di un gesto capace di riunire ciò che sfugge alla presa e allo sguardo, attingendo alla natura nella sua forma essenziale. Non l’illusione, o la presunzione, di afferrare quell’intuizione di origine (e originalità) che la natura sempre rigenera, ma un rito, il ritorno di un processo circolare di collocazione di sé nel tempo che ha a che fare con una pratica di autodisciplina. Una ritualità con la quale circoscrivere ciò che ha una radice religiosa ancora più profonda di un credo ascrivibile a una dimensione confessionale. È forse nulla più che l’intuizione del nostro essere terrestri, e perciò contenere nel respiro, nella luce, nella postura del corpo un’appartenenza a ogni possibile evento di generazione e di rigenerazione.

 

da Il mare che aspetta (LietoColle 2018)

 

Vela di pirata

Ai bambini, se gli dai un desiderio
come un giocattolo lo smontano
per vedere dov’è l’altra parola.
La stella ritorna stella senza velo
e la camicia stesa ad asciugare, gonfia di vento
naviga come vela di pirata.
La notte si copre di foglie e sogni
e li riporta al segreto del cielo.

 

Dietro le porte del sole

La bambina che piange
vuole le foglie gialle del suo viale.
Io mi raccolgo nel suo sguardo.

Ci sono strade vuote dietro le porte del sole.
La galassia per le nostre ultime fughe
fornisce materia all’anima per pensarla
perché la forma sparisce senza rotta.

Io amo il tuo viso quando riordini il passo
dopo che il vento ti ha sollevato il cappello.

 

Su questa vecchia terra

La luna nuova canta se stessa
su questa vecchia terra.

Il suono della notte che fa tremare un corpo
è il fruscio delle foglie secche nel vento.

Se io esco dai confini del tuo ricordo
le strade vuote si colorano di camicie stirate di fresco.

 

Luigi Natale (Orotelli, 1957) vive a Pordenone. In poesia, ha pubblicato Ospite del tempo (1998, con prologo di Enzo Demattè), Il telaio dell’ombra (Florence Art Edizioni 2001, con prologo di Mario Luzi), Orizzonti sottili (Manni 2005), L’orlo del mondo (Giuliano Ladolfi 2012, seconda edizione 2013). Ha pubblicato inoltre La terra del miele, racconti di Sardegna ed altri mari (Giuliano Ladolfi 2014). Il mare che aspetta è uscito per LietoColle nel 2018.

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