Da In tutte le direzioni (LietoColle, collana gialla pordenonelegge, 2018)

 

Dalla Parte Prima

Dove si inerpicheranno i gufi
da che distanza
predicheranno l’alfabeto?

Tu picchierai la testa dieci volte,
bambina, prima di scoprire
il rotondo del rosso, la puntura del verde.
Morirai di fame attendendo la promessa.

Le parole sono fatte per coprire
asfaltare il dolore di un mondo crudele.

Sotterrerai mute vergogne
in silenzio
spaccherai pietre.

Si alzerà un grido,
tu
non chiedere niente.

*

Giù, in fondo al cuore
le case si depositano sugli alberi
i girotondi si espandono.

Tra azione e azione
si aprono
cose dolciastre

melograni uva
pensieri
di ieri
le fibre si dilatano.

Se non mi avessi presa per mano
che sarei ora?
Io sono una che scrive
e poi dimentica.

*

Dalla Parte Seconda

Trilogia del rosso

I.
Non chiedi magie alla luna
ma che riveli un punto di sutura
fra i cimiteri delle pozzanghere
e lo sbriciolarsi delle ossa.

Nel rosso
si amalgama tutto, si riscoprono
le punte arrotondate degli eventi
e si annacqua ogni desiderio,
rinascendo intatto.

Se dici che lo ami, menti
ma nemmeno sai stare senza:
in grembo porti storie di millenni
le guardi cadere, non le puoi fermare.

Alla luna non chiedi magie
ma che riveli cosa c’entrino
i mozziconi di sigaretta
con le lacrime di una ragazza.

 

II.
Non è facile per una bambina
accettare che dal rosso si genera il verde
e poi il mare, le barche che vanno.

La prima volta fu in bagno
tutta la famiglia fu avvertita
poi c’è stata la faccenda delle tette.
Ma non era il corpo a spaventarti:
la paura era tutta nel vedere
tua madre inchiodata al muro
mentre tu iniziavi a tessere la partenza.

Dal rosso prende inizio la storia:
sul viso, un’amara vittoria.

 

III.
Hai nascosto sotto la pancia
la bambola coi capelli dipinti
lo scalpore delle mele acerbe
gli orecchini della prima comunione.

Di fianco, hai aperto le ossa
al tempo, maledicendo
l’umidità del sud.

(Devi pulirti così, vedi?
Spolverare i mobili
essere profumata
vergognarti di non essere una pianta).

Tutto coincideva più o meno
con l’accento di tuo padre
ogni cosa era da rifare
le stelle si impiccavano nel buio.

Ti salvava il libricino blu
le cento poesie più belle
Pascoli Leopardi Manzoni
il sorriso – quando c’era – di tua madre.

*

Dalla Parte Terza

Qui – Un poemetto

Giovane coppia: lei

Non ti amo. Se ti amassi
non ascolterei quanto gridano le ginocchia
e i tendini, se ti amassi
morirei qui, in croce, senza dire niente
solo guardandoti sorridere
per il mio sorriso, non ti amo
sarei donna finalmente una donna
libera, vorrei tornare indietro
le cinghiate sulla schiena erano carezze
se paragonate a questo tonfo, a questo
rimanere che è erosione caledoniana
portami via
ricordami che esistono prati ampi
case
che esiste il pane appena sfornato
non ce la faccio, soffoco.

 

Laura Di Corcia (Mendrisio, 1982) è laureata in Lettere Moderne. Terminati gli studi, ha iniziato a frequentare il mondo del giornalismo; dopo esperienze a Berlino e a Los Angeles, è ritornata nella Svizzera italiana dove collabora con diverse testate in qualità di giornalista culturale, occupandosi soprattutto di letteratura, teatro e servizi di approfondimento. Ha scritto a quattro mani con Giancarlo Majorino la biografia del poeta stesso, Vita quasi vera di Giancarlo Majorino (La Vita Felice, 2014), mentre è del 2015 la silloge poetica Epica dello spreco (Cfr, 2015). Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti in inglese e pubblicati sul Journal of italian translation del Dipartimento di Lingua e Letteratura di Brooklyn.

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