SCAFFALE POESIA: EDITORI A CONFRONTO
XXXVII PUNTATA

Edizioni del Faro – Collana Sonar

 

Può raccontarci brevemente la storia della collana Sonar delle Edizioni del Faro? Quali sono, a Suo giudizio, le peculiarità che la contraddistinguono all’interno del panorama editoriale contemporaneo, i suoi punti di forza e le sue criticità?

Adriano Cataldo: La collana Sonar nasce da un’intuizione di Barbara e Michelangelo, i titolari delle Edizioni del Faro: dedicare interamente uno spazio editoriale alla poesia contemporanea. Il Trentino è un luogo periferico, soprattutto dal punto di vista geografico e culturale. Era quindi una grande sfida. Era il 2018 e a Trento era ormai consolidata la presenza del Poetry Slam, attraverso le attività dell’associazione di cui sono parte. Da questo punto di vista, credo che lo slam abbia contribuito a far nascere una consapevolezza sul territorio trentino: l’importanza della poesia nel panorama socio-culturale. Per la direzione della collana scelsi Paolo Agrati, mentre io sarei stato di supporto nella selezione dei manoscritti e la fase di correzione e revisione delle bozze. Penso che la convivenza tra me e Paolo, con i nostri gusti in parte divergenti e in parte convergenti, sia un punto di forza di questa collana.

Nella scelta delle pubblicazioni poetiche quali sono i criteri seguiti? Può definire la linea editoriale che caratterizza le Edizioni del Faro in ambito poetico?

Adriano: La scelta viene fatta di solito per cooptazione diretta oppure su suggerimento di terzi. Una volta fatta la proposta ad autori/autrici, si valutano i manoscritti ricevuti. La valutazione è affidata a me e Paolo. Per quello che riguarda il mio gusto, sono per una poesia che possa farsi ragionamento ampio, possibilmente di matrice filosofica o sociologica. Mi interessano gli sguardi critici sulla realtà contemporanea e sul dramma umano. Mi faccio quindi guidare da questo gusto in origine, poi c’è ovviamente il piacere o il disturbo generativo che può suscitare la lettura. Una volta soddisfatti questi parametri, ritengo che il manoscritto sia pubblicabile.

Paolo Agrati: I criteri che ho deciso di applicare in questa avventura non hanno apparentemente nulla a che fare con la professionalità; si tratta dell’intuito e del gusto. Mi sembra che stiano comunque dando risultati soddisfacenti.

Quali sono i titoli più venduti e le/gli autrici/autori più amati del vostro catalogo di poesia? Ha qualche aneddoto da raccontarci in merito a qualche titolo, a cui Lei è particolarmente legato?

Adriano: La collana consta finora di quattro titoli. Il più venduto (286 copie) è stato La notte passerà senza miracoli[1] (2019), di Daniele “Gnigne” Vaienti, che è anche stato il titolo più venduto da tutta la casa editrice nel 2020[2]. Al secondo posto troviamo il mio Liste bloccate[3] (2018) ha venduto 194 copie, mentre il terzo Tra ciliegi e robot[4] (2020) di Nicolò Gugliuzza, pubblicato da pochi mesi, ne ha vendute 58[5]. Con ogni libro ho personalmente un legame forte. Liste bloccate è stato il mio esordio letterario e non ha bisogno di altro per definirsi. Il libro di Daniele è stato il primo che ho curato come editor e mi ha permesso di entrare in profonda relazione con l’autore. Il libro di Nicolò è stato il primo per il quale ho scritto una prefazione. Si può dire che la collana Sonar sia per me la collana delle prime volte.

Secondo Lei la poesia continua a rispondere ai bisogni dell’Uomo, nonostante le trasformazioni a cui la società è andata incontro e gli spazi pubblici sempre più esigui a essa dedicati? Per Lei è corretto affermare che in Italia i libri di poesia non suscitino interesse e vendano poco, come spesso si legge e si sente dire? Cosa si potrebbe eventualmente fare per incrementare l’attenzione del pubblico e incentivarlo a leggere più poesia?

Adriano: Tra i bisogni umani, ovviamente non quelli primari della piramide di Maslow ma in qualche modo quelli importanti, annovero l’interpretazione della realtà. Da questo punto di vista, fruire e produrre poesia può condurre a dare una risposta affermativa alla prima parte della domanda: la poesia risponde ai bisogni degli essere umani, soprattutto a causa delle trasformazioni sociali in corso.

Nel proseguire, gli spazi pubblici dedicati alla poesia sono considerevoli, se li valutiamo nel contesto più ampio dello spazio che ha la cultura nel nostro territorio. Mi pare che la maggior parte dello spazio riservato alla poesia sia non-monetizzabile, come dimostra da un lato il volume di affari legato alle vendite dei libri di poesia, ma anche al ridotto numero di persone che sopravvive unicamente facendo poesia. Credo che ci sia un certo interesse nei confronti della poesia, soprattutto se si tiene in considerazione un campo di significato che va da Franco Arminio alla poesia asemica, passando per Rupi Kaur, la poesia oral-performativa e la poesia lirico-filosofica. Io sono abbastanza convinto che questo campo sia stratificato in base a un crescente livello di complessità e specializzazione, ma sia comunque un campo unico.

Infine, credo che per incentivare il pubblico a scegliere poesia di un certo tipo, quella che preferisco io e che ritengo essere meno presente rispetto alla cosiddetta “poesia con l’hashtag” (rubo questa definizione da un’intervista che ho fatto a Simone Burratti[6]), debba passare un messaggio: la poesia, ma il discorso potrebbe allargarsi a tutta la letteratura, non è necessariamente un piacere. Deve anzi aprire voragini di senso, disturbare, essere generativa. Questi messaggi devono passare dalla scuola, ma anche da quelli che potrebbero essere definiti i “corpi intermedi della poesia” (qui rubo da un’altra intervista fatta a Silvia Righi[7]), come i gruppi informali, gli eventi locali, i podcast etc.

Paolo: si può affermare che una società dove c’è poco o pochissimo spazio per la poesia è semplicemente una società che non fa rientrare la poesia nella priorità dei propri bisogni. E altresì ovvio che chi si occupa di poesia ha la responsabilità di opporsi all’affermazione che ho fatto in precedenza, ma deve trovare una strada efficace che non è certo quella della lamentela. Un percorso possibile è quello di permettere alla poesia di riprendersi un ruolo che oggi è stato conquistato da altri media.

Quali sono a Suo dire i cambiamenti che stanno interessando il mondo dell’editoria in questo difficile frangente, con l’emergenza sanitaria in corso, i periodi di confinamento che si susseguono, il congelamento di molte attività, l’incipiente crisi economica? Quali sono le difficoltà, i possibili scenari futuri, i punti di fuga e le eventuali aperture? Quali strategie di sopravvivenza sono ipotizzabili per questo settore, secondo Lei?

Adriano: Come ho avuto modo di scrivere nell’editoriale di marzo su Poesia del nostro tempo[8], credo che per tanti il venire meno di eventi in presenza abbia rappresentato una mazzata per le entrate in termini di vendite di libri e cachet. È stato però scritto che le vendite a fine 2020 non siano calate in modo drastico. Sappiamo però che nel 2020 sono fallite diverse case editrici, che probabilmente vivevano di già un’esistenza imprenditoriale precaria. A mio avviso, è utile per le case editrici, ma anche per altri operatori culturali, fare in modo da sfruttare maggiormente l’online, affiancandolo agli eventi in presenza. Se leggiamo alcuni studi epidemiologici, sappiamo che questa non sarà l’ultima epidemia e che non sarà facile sbarazzarsi del covid-19 nei prossimi anni. Come ulteriore strategia, vedo necessaria un maggiore utilizzo dei formati digitali per i libri, trasformandoli in manufatti multimediali, per allargare la platea di chi fruisce.

Da diversi anni all’editoria tradizionale si sono andate affiancando, affermandosi sempre più, nuove tendenze che vedono internet (dai blog/siti specializzati ai vari social) come dinamico luogo di scritture: per quanto riguarda la poesia, la Rete può aiutare o al contrario ostacolare la diffusione dei libri di poesia?

Adriano: La rete aiuta e ostacola la diffusione dei libri allo stesso modo in cui lo fanno le riviste cartacee, i festival e le consorterie che caratterizzano la poesia e tutte le forme artistico-letterarie. Una cosa la rete non dovrebbe mai sostituire è il lavoro di diffusione che le case editrici devono fare. Affidare soltanto a chi ha scritto il libro questa attività è controproducente e rischia di ridurre le case editrice a mere stamperie.

Paolo: La rete probabilmente distruggerà l’editoria per come la intendiamo. Come ha già demolito le case discografiche e il lavoro dei musicisti che negli ultimi anni stanno tentando di ricostruire il loro mestiere, non nella sostanza ma nella relazione con il pubblico e con il guadagno. La capacità di relazionarsi con le novità della rete permetterà solo a chi sarà in grado di svilupparla di sopravvivere. La mia speranza è che si cominci a introdurre il concetto di pagamento per i servizi in rete in modo da trasformare i fruitori da merce a clienti.

Sempre a causa dell’emergenza sanitaria molte presentazioni di libri sono state rinviate e sostituite da video, che hanno affollato i social nei mesi del confinamento: che cosa pensa di questa nuova modalità di relazionarsi con il pubblico?

Adriano: Sono un grande amante degli eventi online e provo in ogni modo a trasformarli in esperienze intriganti per chi ne fruisce. Si tratta di una modalità nuova, che richiede del tempo per essere compresa nelle sue potenzialità, sia da parte di chi li propone, sia da parte di chi li segue. Spero che in futuro si possano evitare quelle presentazioni di due ore con la webcam fissa e che si ponga maggiore attenzione alle esperienze multimediali.

Paolo: Gli eventi online sono una novità che al momento siamo forzati a utilizzare ma che presto troverà una propria dimensione che forse oggi ci sfugge. Come gli sms che nella loro genesi erano pensati come canale riservato al gestore, con cui informare l’utente sul costo delle chiamate, i messaggi in segreteria e le nuove offerte.

Che consigli darebbe a un/a autore/autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia?

Adriano: Leggere più di quanto si scriva, studiare più di quanto si scriva, fare non solo fruizione o produzione di poesia, ma anche critica, filologia e sociologia di essa. Fallire il più possibile, ma non cedere alle lusinghe di una poesia colluttorio, utile solo a sciacquarsi la bocca.

Paolo: Sono d’accordo con Adriano, aggiungerei allo studio la capacità poi di liberarsene. Riuscire a pubblicare non è così difficile, scrivere un buon libro sì.

 

Adriano Cataldo, originario del Cilento, è nato nel 1985 in un paese che non esiste più: la Repubblica Federale Tedesca. Dal 2008 ha iniziato a pubblicare su blog, riviste e collettanee di poesia contemporanea. Ha pubblicato una raccolta (Liste Bloccate, 2018) e due autoproduzioni (Amore, morte e altre cose compostabili, 2019; Come poter dire alla fine, 2020). Organizza reading ed eventi di promozione della poesia in Trentino e Campania, partecipando alle attività del Trento Poetry Slam e dell’Università Popolare del Cilento. Ha creato il movimento Breveintonso, di cui ha curato la pubblicazione della raccolta Poesie il cui titolo è più lungo della poesia stessa (2017). È stato tra gli autori de La Trento che vorrei (Helvetia 2019). Cura la rubrica radiofonica Il pubblico della poesia su Sanbaradio ed è membro della redazione del blog letterario Poesia del nostro tempo. Ha ideato il progetto di poesia e musica Electro Montale. Vive a Trento.

Paolo Agrati, oltre alla scrittura e alle performance dal vivo si dedica al canto nella Spleen Orchestra. Nel 2019 scrive e conduce “Poetry Slam!” il primo torneo televisivo italiano di Poetry Slam. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Tecniche di seduzione Animale (autoprodotto 2020), Poesie Brutte (Edicola Ediciones 2019) Partiture per un addio (Edicola Ediciones 2017) Amore & Psycho (Miraggi Edizioni 2014), Nessuno ripara la rotta (La Vita Felice 2012), Quando l’estate crepa (Lietocolle 2010) e il libriccino piccola odissea (Pulcinoelefante 2012). Dal 2019 è direttore della collana Sonar. Dicono di lui: non me lo aspettavo.

 

[1] https://www.edizionidelfaro.it/libro/la-notte-passera-senza-miracoli

[2] https://www.poesiadelnostrotempo.it/superclassifica-show-della-poesia-i-titoli-piu-venduti-dai-piccoli-e-medi-editori-nel-2020/

[3] https://www.edizionidelfaro.it/libro/liste-bloccate

[4] https://www.edizionidelfaro.it/libro/tra-ciliegi-e-robot

[5] I dati di vendita si riferiscono a fine marzo 2021.

[6] https://www.sanbaradio.it/content/il-pubblico-della-poesia-1×1

[7] https://www.sanbaradio.it/content/il-pubblico-della-poesia-1×3

[8] https://www.poesiadelnostrotempo.it/editoriale-classifica-marzo-2021/

 

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