SCAFFALE POESIA: EDITORI A CONFRONTO
XXI PUNTATA

EDIZIONI LA GRU

 

Può raccontarci brevemente la storia delle Edizioni La Gru e della sua collana di poesia? Quali sono, a Suo giudizio, le peculiarità che la caratterizzano e la differenziano dalle altre case editrici?

Beh, la Gru nasce nel 2010 sulle ceneri di una libreria editrice indipendente di Padova, Libreria Orizzonti. Nasce da una madre (Serena) e un padre (Massimiliano) con l’idea precisa di non voler fare editoria a pagamento e nasce seguendo le tracce di Neri Pozza (l’editore, non il marchio editoriale), di Leo Longanesi e di Angelo Fortunato Formiggini. La poesia fin da subito è rientrata con decisione nel nostro progetto e ad oggi i titoli di poesia a catalogo sono cinquantuno. Qualcuno è uscito da catalogo strada facendo. Onestamente non saprei in cosa differenziamo il nostro progetto poetico da quello di altri editori. Non lo so perché non seguo molto quel che fanno gli altri. Sono amante di libri vecchiotti, di prime edizioni più o meno antiche, e non seguo molto il panorama altrui.

 

Nella scelta delle pubblicazioni poetiche quali sono i criteri seguiti? Può definire la linea editoriale che caratterizza Edizioni La Gru in ambito poetico?

Come per la narrativa (romanzi e racconti) ci interessa che si accenda una lampadina durante la lettura del testo. Può avvenire per via dell’ironia, della profondità dei contenuti, per lo stile. Quindi siamo piuttosto eterogenei. Abbiamo slammer e autrici e autori molto intimisti. Penso che fossilizzarsi su una falsariga possa diventare noioso.

 

Potrebbe indicare i punti di forza e le criticità di una casa editrice come Edizioni La Gru che si occupa di poesia, oggi?

La difficoltà maggiore in poesia è far capire al pubblico che la poesia non morde e non annoia. E purtroppo – ne no parlato con amici librai, tra cui Vittorio della libreria torinese I sette pazzi – il messaggio non viene recepito. Ed è un peccato perché ci si preclude un mondo pieno di energia. La forza credo debba essere la passione. Ma questo vale per ogni aspetto della vita.

 

Ha qualche aneddoto da raccontarci in merito a qualche titolo (o autore/ autrice) del vostro catalogo?

Certamente. Il nove maggio del 2012 abbiamo organizzato a Padova, presso la Melbookstore, un evento abbastanza particolare, ovvero una presentazione con due autori – Paolo Amoruso e Celino Bertinelli – di forte personalità. La particolarità è che Paolo Amoruso all’epoca aveva sedici anni e Celino Bertinelli ne aveva novantaquattro. Fu qualcosa di davvero strano, completamente improvvisato. Celino ha lasciato questo mondo nel 2013. Siamo stati i suoi ultimi editori. Paolo ha proseguito il suo percorso poetico e continuiamo a seguirlo da lontano, fieri di essere stati i suoi scopritori.

 

Ritiene che la poesia continui a rispondere ai bisogni dell’Uomo, nonostante le trasformazioni a cui la società è andata incontro? Perché?

La società si trasforma perché si trasforma l’uomo e trasforma l’uomo. La poesia va di pari passo con la crescita o la decrescita del genere umano ed è inevitabile perché la scrittura resta il frutto della parte più intima di ognuno di noi. O per lo meno così dovrebbe essere.

 

Secondo la sua esperienza, nell’Italia coeva i libri di poesia suscitano interesse o meno? Vendono poco, come spesso si legge e si sente dire, oppure no? Cosa si potrebbe eventualmente fare per incrementare l’attenzione del pubblico e incentivarlo a leggere più poesia?

Come dicevo prima, no. Secondo me le persone sono spaventate dai versi. Sono spaventate dalla visione del poeta come un eterno Leopardi. Sono preoccupate all’idea di deprimersi e annoiarsi. Ma la poesia può essere divertente, come insegna Andrea Fabiani, acuta, come si evince da Nicolas Cunial, profonda (come nel caso di Rita Notturno), musicale (in Serena Dibiase), folle (in Maria Canino), sociale (Matteo Villa), eccetera. Potrei continuare citando tutte le altre nostre penne (Mariella Balla, Paola Setaro, Paolo Amoruso – da noi pubblicato quindicenne). Credo che solo famiglia/scuola/amici possano incrementare l’attenzione e sviluppare una passione. Ma serve dare fin dalle scuole elementari la possibilità di scegliere cosa leggere, senza costrizione. Bisogna aiutare i bambini a sentirsi liberi di scegliere, per esempio in una biblioteca di classe. La costrizione crea sempre repulsione.

 

Da diversi anni all’editoria tradizionale si sono andate affiancando, affermandosi sempre più, nuove tendenze che vedono internet (dai blog/siti specializzati ai vari social) come dinamico luogo di scritture: per quanto riguarda la poesia, la Rete può aiutare o al contrario ostacolare la diffusione dei libri di poesia?

Non credo che la rete possa né ostacolare né diffondere particolarmente uno scrittore. Certamente non ha molto senso pubblicare testi già presenti gratuitamente sul web. Sarebbe un nonsense commerciale. Detto questo, credo che uno scrittore debba andare in pubblico, non chiudersi dentro un pc. Deve portare le parole alla gente. Probabilmente uscendo dalle librerie e creando esperienze diverse. Magari legando musica, immagini, cibi, vini, alla poesia. Lo spettatore deve vivere un’esperienza, non stare seduto a sentire uno che pontifica o recita. Ci deve essere vitalità. In questo gli slammers sono il presente e il futuro della nuova poesia. Per lo meno di parte di essa. Credo siano il piede di porco che può aprire la serranda e far entrare il resto.

 

Che consigli darebbe a un/a autore/autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia?

In primo luogo di non pagare per pubblicare. In secondo luogo, di non sparare nel mucchio degli editori senza aver minimamente studiato il catalogo. In terzo luogo di essere come John McEnroe: liberi di essere loro stessi, senza timore di nulla. Men che meno di un rifiuto editoriale.

 

Massimiliano Mistri (Arzignano, 1973) ha iniziato a lavorare nei libri a 27 anni come commesso in una libreria indipendente di Padova. Ha gestito una libreria universitaria e ha fondato una libreria editrice nel 2004. Nel 2010 ha chiuso l’attività per far schiudere l’uovo della Gru, nata a Padova e migrata nel Lazio. La Gru non sarebbe mai nata senza Serena Isa Coppola (Pavia, 1985), cresciuta in provincia di Latina e discendente diretta di un tipografo. Insieme hanno aperto la libreria, insieme hanno aperto la casa editrice e insieme, da soli, la gestiscono come meglio riescono. Sul caminetto della loro casa di collina troneggia una fotografia di Neri Pozza. In salotto una scultura in cera realizzata dallo stesso Neri. L’editore vicentino tenne a battesimo il giovanissimo Mistri prendendolo sulle ginocchia nel salotto della casa dei nonni materni. In quella stessa stanza, quel pomeriggio, erano presenti Andrea Zanzotto, Diego Valeri e Lea Quaretti. I libri erano nel destino.

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