CONFINE DONNA – XXI PUNTATA

 

Per quali ragioni hai lasciato il tuo paese?

Lasciai Lima quando avevo diciannove anni, dopo una rottura amorosa e un rapporto difficile con la mia famiglia. Volevo isolarmi da qualche parte, essere sconosciuta, essere unica, e viaggiare il più possibile, conoscere e, in un certo senso, divorare il mondo. Volevo essere felice ma anche vivere l’esperienza della sofferenza, che è inevitabile. Volevo fare sesso con molti uomini e allo stesso tempo stare sola e scrivere. Sapevo di essere giovanissima e bella, sapevo che non avrei dovuto fare molto sforzo per essere accettata dalla gente che avrei incontrato.

 

Mi racconti il viaggio che hai intrapreso prima di arrivare in Italia?

Arrivai a Nuova York dove rimasi un anno. Dopo partii per la Germania, dove vissi a Brema e Amburgo per due anni. Ero malata dall’inizio e dovetti tornare a Lima per una terapia pazzesca di due anni e mezzo in una clinica privata. Dopo essere scappata da quel posto terribile, rifiorii e andai a Copenhagen con uno scrittore danese, il mio fidanzato di quell’epoca. Stetti lì per poco tempo, sei mesi, e poi tornai a Brema dove il mio futuro marito, lo scrittore Carlo Bordini, mi veniva a trovare. Un giorno decidemmo di scappare e arrivai in Italia. Dal 2013 abito a Roma.

 

Che cosa ti ricordi del tuo arrivo e dei primi tempi che hai vissuto in Italia?

Avevo già conosciuto Venezia in una vacanza nel 2008. Quando arrivai a Roma rimasi scioccata dalla bellezza e anche dalla decadenza della società italiana. Amavo l’uomo che poi sarebbe diventato mio marito e rimasi lì per lui. Attraverso gli anni ho avuto un rapporto complicato con l’Italia. Adoro la bellezza incredibile di Roma, la tradizione, ma odio il forte razzismo che l’Italia ha nei confronti di alcuni immigrati, specialmente africani. Ciò nonostante, rimango qui per amore di quest’uomo e per l’amore contraddittorio ma dolce che sento per la mia vita italiana.

 

Qual è stato il tuo rapporto con la scrittura in questo percorso di emigrazione? Come hai superato il confine della lingua, scrivendo in italiano?

Io non scrivo in italiano. Sono di madrelingua spagnola e inglese. Scrivo in spagnolo quando sto in Perù, scrivo quasi sempre in inglese quando sono fuori Lima. Voglio dire, quando passo un periodo in Perù, penso e sogno in spagnolo. Quando torno in Europa, penso, parlo e sogno in tutte e due le lingue, spagnolo e inglese. Parlo, scrivo e leggo bene l’italiano, ma ho altri luoghi mentali in cui faccio poesia.

 

Qual è stato il confine che ti ha segnata di più, cambiandoti, quello dal quale hai sentito di non poter più fare ritorno?

Io non posso essere una persona che si radica in un solo luogo. Da quando ho diciannove anni ho incontrato altre lingue, altre persone, altre società. Un giorno lascerò l’Italia, perché mio marito e molto più vecchio di me, e non so dove andrò. Io vivo persa, e voglio continuare a perdermi per sempre, perché, secondo me, la scrittura non si deve isolare, si deve sempre perdere, si deve sempre rompere.

 

Inediti

Qui vengono solo le donne delle pulizie due volte al mese
sono due donne vecchie,
mi piace la loro presenza
non le conosco: vengono a casa mia e puliscono
la cosa più importante che una persona può fare per me è [pulire
quando vengono mi piace guardarle lavorare
sono entrambe basse e magre, molto bianche
usano delle calze che coprono le loro vecchie ginocchia
quattro ginocchia secche e rotonde
le ginocchia di queste donne sono i miei amuleti.
in clinica entravo in rapporto timidamente coi ragazzi [delle pulizie
li guardavo raccogliere i rifiuti
pulire i gradini e i pavimenti,
i pulitori erano pieni di istinto

Aquí solo llegan las mujeres de limpieza dos veces al mes
son dos mujeres ancianas,
me gusta su presencia
no las conozco: vienen a mi casa y limpian
lo más importante que una persona puede hacer por mí es [limpiar
cuando vienen me gusta mirarlas trabajar
ambas son bajas y delgadas, muy blancas
utilizan unas pantimedias que cubren sus viejas rodillas
cuatro rodillas secas y redondas
las rodillas de esas mujeres son mis amuletos
en la clínica me relacionaba tímidamente con los [muchachos de limpieza
los miraba recoger los desechos
limpiar las gradas y los suelos,
los limpiadores estaban llenos de instinto.

*

Avevo voglia di rompermi, me ne andai al Mood
Un bar grottesco dove vanno i poliziotti a fare sesso
Accettai un cocktail gratis da un uomo
Non lo baciai ma mi commosse la sua bocca brutta, brutta e grottesca
Il Mood chiuse andai a piedi al Castellino
I camerieri guardavano le mie gambe, mi offrivano birre
Non avevo rotto gli uccelli, stavo disordinata e nera
Andai ai tavoli a bere acqua
Arrivò un uomo bello che camminava lento
Io ero commovente, ero piacere
Aveva vissuto a Londra, tornò a Roma come un idiota. Era un omosessuale vanitoso e abile
Avevamo tutti e due belle gambe
Era buttafuori in un club di strippers. Donne fredde, sue amiche.
Gli dissi che ero povera, facevo danza, parlavo lingue, oggi volevo fare l’amore.
Entrò nel bar un cane. Povera bestia dolce.
Mi guardò un attimo i fianchi e le mani. Non vuoi che parli per metterti nel club?
Balli nuda, nessuno ti tocca, fai soldi. Ci bevemmo una vodka.
Se ne andò coll’autobus
Io nuda, ballando sotto le luci. Vecchi uomini che mi guardano il petto. Teste che mi guardano.
[Uccelli camminano nei loro cervelli.
Crisi? Mie
Nuda nella notte mentre altri orinano e dormono
Sarebbe bene denudarmi pensando a leoni e piante, a leoni che aprono la bocca e sbadigliano.
Tornare poi a casa, cucinare, mangiare

Tenía ganas de quebrarme, me fui al Mood
Un bar grotesco donde van los policías a follar
Acepte un cocktail gratis de un hombre
No lo besé pero me conmovió su fea boca, fea y grotesca
Cerró el Mood y caminé hacia Castelino
Los mozos miraban mis piernas, me invitaban cervezas
No había quebrado las aves, estaba desordenada y negra
Fui a las mesas a beber agua
Llegó un tipo guapo que caminaba lento
Yo era conmovedora, era placer
Había vivido en Londres, volvió a Roma por idiota. Era un homosexual vanidoso y hábil.
Teníamos los dos lindas piernas
Era guardia de puerta en un club de strippers. Mujeres frías, sus amigas.
Le conté que era pobre, hacía danza, hablaba lenguas, hoy quería hacer el amor.
Entró un perro al bar. Pobre bestia suave
Me miró un rato las caderas y las manos. No quieres que hable para meterte en el club?
Bailas desnuda, nadie te toca, haces dinero. Nos bebimos un vodka.
Se fue en el bus
Yo desnuda, bailando bajo luces. Viejos hombres mirándome los pechos. Cabezas mirándome. Pájaros
[caminando en sus cerebros.
Crisis? Mías
Desnuda en la noche mientras otros orinan y duermen
Estaría bien desnudarme pensando en leones y plantas, en leones que abren la boca y bostezan.
Volver luego al departamento, cocinarme, comer

*
Per Rossella Or

Non c’è niente di più bello di una donna che lava un bicchiere
Vi versa acqua fredda e la addolcisce con miele
Per una donna più grande invitata alla sua casa
Non c’è niente di più bello dell’acqua fredda che una donna vede
Scorrere e riempire
Il bicchiere di vetro che sta nella sua mano

A Rossella Or
No hay nada más bello que una mujer que lava
una copa
Vierte en ella agua fría y la endulza con miel
Para una mujer mayor invitada a su casa
No hay nada más bello que el agua fría que ve
una mujer
Deslizarse y llenar
La copa de vidrio que está en su mano

*

I live in a petal

Io vivo in un petalo
*

There I was walking
Myra walks
Oh it is so beautiful to live like I do
My disorganized world is a troubled flower
The most important thing is its perfume

Là camminavo
Myra cammina
Oh è così bello vivere come me
Il mio mondo disorganizzato è un fiore problematico
La cosa più importante è il suo profumo

*

Io allora non sapevo cos’era esattamente la morte
Sentivo dire che qualche zio moriva
che qualcuno era morto
che nell’ospedale qualcuno era morto quella notte
Vedevo sempre carri splendidi, donne soavi
quando c’era una morte
Vedevo che le morti facevano sfilare questi carri neri per la [strada
come uomini giovani che corrono in smoking sui ponti
La morte mi piaceva
Mi piaceva quando sentivo che qualcuno moriva
Allora una domestica mi vestiva di nero, mi vestiva da [adulta
La gente si allontana dai bambini quando c’è un morto
A quell’epoca non potevo entrare all’ospedale e alla camera [mortuaria
Rimanevo fuori, con una domestica stanca, a cui era [proibito toccarmi
La vedevo mangiare una caramella, ingrassare
Mi allontanavo da lei
e giocavo, con le mani, alla morte
e simultaneamente, con la mente, alla bellezza

Yo entonces no sabía qué era exactamente la muerte
Escuchaba decir que algún tío se moría
que alguien se había muerto
que en el hospital alguien se había muerto anoche
Veía siempre carros espléndidos, mujeres suaves
cuando había alguna muerte
Veía que las muertes hacían que esos carros negros [desfilasen por la autopista
como hombres jóvenes corriendo en smoking en los [puentes
La muerte me gustaba
Me gustaba cuando escuchaba que alguien moría
Entonces una empleada me vestía de negro, me vestía [como adulta
La gente se distancia de los niños cuando hay un muerto
En esa época no podía entrar al hospital y al velatorio
Me quedaba afuera, con alguna empleada cansada, [prohibida de tocarme
La veía comerse un caramelo, engordar
Me distanciaba de ella
Y jugaba, con las manos, a la muerte
Y simultáneamente, con la mente, a la belleza

 

Myra Jara è nata a Lima nel 1987, e vive a Roma. Ha studiato letteratura in Perú, in Germania e in Italia, e ha praticato danza contemporanea a Lima e a New York; ha fatto parte per due anni (2012 e 2013) dello staff del Festival Internazionale di Poesia di Lima. Sue poesie sono state pubblicate su riviste di poesia in Messico, Argentina, Perù, Italia e Finlandia. Sue poesie sono state pubblicate nell’antologia danese Den Rullende Kanon (Thomas Boberg, Ib Michael, 2017). Ha pubblicato il libro La destrucción es blanca (Lustra, Lima, 2015)

La rubrica “Confine donna: poesie e storie d’emigrazione” è ideata e curata da Silvia Rosa

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