SCAFFALE POESIA: EDITORI A CONFRONTO
XLIV PUNTATA

MC Edizioni

 

Può raccontarci brevemente la storia di MC Edizioni e della sua collana Gli insetti, dedicata alla poesia? Quali sono, a Suo giudizio, le peculiarità che la caratterizzano?

La collana Gli insetti nasce dall’amicizia tra me e Maurizio Cecchetti, critico d’arte e storico editore di Medusa che, da qualche anno a questa parte, ha fondato anche il marchio editoriale MC. Cecchetti mi ha proposto di dirigere una collana dedicata alla poesia contemporanea e io ho accettato di buon grado. La collana si caratterizza per l’aspetto grafico lineare e raffinato. Ogni titolo presenta in copertina un disegno acquerellato che raffigura di volta in volta un diverso insetto realizzato da Luciano Ragozzino, illustratore milanese e, a sua volta, valente editore con la passione dell’entomologia. L’insetto rappresentato, di cui viene riportato il nome scientifico nel colophon, è “collocato” in un punto imprecisato della copertina, come se si fosse posato casualmente.

Potrebbe indicare i punti di forza e le criticità di una piccola casa editrice come MC Edizioni che si occupa di poesia, oggi?

I problemi sono quelli dei piccoli editori che non hanno uno spazio adeguato in libreria e spesso sono strangolati da un sistema teso a favorire i grandi numeri. D’altronde ritengo che la qualità paghi e che, a lungo andare, lavoro e abnegazione possano creare ottime opportunità. Certo, non è facile combattere il Moloch di una distribuzione e di un mercato tagliato su misura per i parti spesso teriomorfici della grande editoria.

Nella scelta delle pubblicazioni poetiche quali sono i criteri seguiti? Può definire la linea editoriale che caratterizza MC Edizioni in ambito poetico? Che cosa Vi spinge a scegliere un’opera piuttosto che un’altra?

Le scelte editoriali vengono effettuate dal curatore della collana, ovverossia il sottoscritto, in base alla sua sensibilità poetica e a criteri che hanno a che fare esclusivamente con la qualità di una raccolta. Essendo a mia volta poeta e critico non è difficile individuare gli autori che corrispondono alla mia particolare concezione di poetica. Al tempo stesso cerco di non cristallizzare le scelte effettuate intorno a una dimensione troppo uniforme. Per questo nella collana, arrivata finora al dodicesimo titolo nell’arco di poco più di due anni – quasi un unicum nel panorama nazionale –, è presente il tentativo di differenziare molto il contesto dei singoli apporti. Per intendersi si passa da una pièce teatrale con inserti lirici quale Elena Nemesi di Rosita Copioli a raccolte più organicamente strutturate come quelle di Sissa, Molinari, Munaro, Manzoni, Serragnoli, Scarsella, dalle sillogi dialettali di Longega e Casagrande ai due ultimi titoli di Massari e Bignozzi.

Quali sono i titoli più venduti e le/gli autrici/autori più amati del vostro catalogo di poesia? Ha qualche aneddoto da raccontarci in merito a qualche titolo, a cui Lei è particolarmente legato?

La collana Gli insetti è nata nel 2020 con la raccolta Al ritmo dell’assenza di Cesare Lievi, lo stesso autore che aveva inaugurato la collana di poesia diretta da Giovanni Raboni per Marsilio con Stella di cenere nel 1994. Mi piaceva l’idea che ci fosse una sorta di continuità con quell’iniziativa editoriale, in virtù del fatto che ammiro molto l’operato di Raboni e che in quel contesto fossero usciti due libri molto significativi come Numi di un lessico figliale di Ferruccio Benzoni nel 1995 e Istmi e chiuse di Eugenio De Signoribus nel 1996. La collana Gli insetti prevede dai 4 ai 6 titoli all’anno. Dall’anno corrente opereremo anche il recupero di un autore dimenticato del Novecento, cominciando da Catabasi di Beniamino Dal Fabbro, raccolta originariamente uscita per Feltrinelli nel 1969 che affiancherà la nuova silloge di Mauro de Maria, caratterizzata dal tema oraziano dell’Ut pictura poesis.

Secondo Lei la poesia continua a rispondere ai bisogni dell’essere umano, nonostante le trasformazioni a cui la società è andata incontro e gli spazi pubblici sempre più esigui a essa dedicati? Cosa si potrebbe eventualmente fare per incrementare l’attenzione del pubblico e incentivarlo a leggere più poesia?

Non penso ci si debba adoperare più di tanto per diffondere la poesia. Deve essere un’esigenza naturale quella di leggere o scrivere versi. Altrimenti abbiamo mille altre strade da seguire, senz’altro più proficue sul piano materiale. Pensiamo ai molti danni effettuati dalla rete (e dai cosiddetti social) in tal senso. Quando la poesia è stata accolta nei luoghi deputati della comunicazione (si pensi alla TV) i risultati sono stati spesso discutibili, arrivando a travisare lo stesso messaggio insito nel testo. Ma è un discorso molto complesso che preferisco non affrontare in questa sede. La capacità della poesia di rinnovarsi è in fondo dettata dal suo stato di semiclandestinità. Inoltre l’amore per la poesia è paragonabile a una sorta di invasamento, non c’è esorcismo che tenga. Siamo condannati per sempre a misurarci con Mandel’stam e Brodskij, con Leiris e Desnos, con Frost e Lowell. Ci rapportiamo con i morti che sono più vivi dei vivi.

Quali sono a Suo dire i cambiamenti che stanno interessando il mondo dell’editoria a seguito dell’evento pandemico? Quali sono secondo Lei le difficoltà, i possibili scenari futuri e le eventuali strategie di sopravvivenza per chi opera in questo settore?

Non sono un editore e, come tale, posso rispondere in maniera parziale alla Sua domanda. L’impressione è che l’editoria stia vivendo un momento pessimo, a causa del fatto che si basa quasi esclusivamente su dinamiche legate al profitto economico, spesso sorvolando sulla qualità dei testi. Basta d’altronde entrare in una qualsiasi libreria e guardarsi intorno per rendersi conto che gran parte dei titoli esposti in pompa magna meriterebbe di essere riciclata per cause più degne, come quella della benefica irradiazione del calore tramite la stufa.

Da diversi anni all’editoria tradizionale si sono andate affiancando, affermandosi sempre più, nuove tendenze che vedono internet (dai blog/siti specializzati ai vari social) come dinamico luogo di scritture: per quanto riguarda la poesia, la Rete può aiutare o al contrario ostacolare la diffusione dei libri di poesia?

Sono piuttosto scettico al riguardo. Penso che la rete, nonostante gli indubbi servizi che offre, abbia contribuito a impoverire il gusto, livellando la qualità dei testi. Al contempo, sempre meno spazio è dedicato alla poesia su quotidiani e riviste. Gli stessi inserti culturali riservano solo occasionalmente recensioni a raccolte poetiche, soprattutto di autori italiani. Oltretutto è venuta a mancare la figura del critico militante che, se non altro, in tempi non sospetti, era capace perlomeno di orientare determinate gerarchie.

Che consigli darebbe a un/a autore/autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia?

Non sono in grado di dare consigli a nessuno ma solo di riceverne. Ognuno ha una propria sensibilità e, soprattutto in ambito poetico, una propria strada da seguire, che non è quella necessariamente intrapresa dagli altri. L’unico consiglio che posso dare è quello di scrivere meno e leggere di più. Borges associava l’idea della felicità alla lettura, non alla scrittura. D’altro canto esiste la felicità?

 

Pasquale Di Palmo (Venezia, 1958), poeta, critico e traduttore, ha pubblicato le raccolte poetiche Horror Lucis (Edizioni dell’Erba 1997), Ritorno a Sovana (l’Obliquo 2003), Marine e altri sortilegi (Il Ponte del Sale 2006), Trittico del distacco (Passigli 2015 – Premi Alda Merini 2016 e Ceppo di Pistoia 2017), La carità (Passigli, 2018), Vertebrae (l’Obliquo 2020) e l’antologia Breviario delle rovine (Medusa 2021). Sue poesie, apparse in numerose antologie e riviste tra cui «Nuovi Argomenti», «Poesia» e «Paragone», sono state tradotte in diverse lingue straniere. Ha stampato i saggi I libri e le furie (Joker 2007), Lei delira, signor Artaud. Un sillabario della crudeltà (Stampa Alternativa 2011), Venezia. Nel labirinto di Brodskij e altri irregolari (Unicopli 2017) e Le bonjour de Robert Desnos. Dalla scrittura medianica al Lager (MC Edizioni 2020). Ha curato e tradotto diversi volumi, tra cui opere di Artaud, Corbière, Daumal, Desnos, d’Houville, Gilbert-Lecomte, Huysmans, Jullian, Metz, Michaux e Radiguet. Ha inoltre curato I surrealisti francesi. Poesia e delirio (Stampa Alternativa 2004), I begli occhi del ladro di Beppe Salvia (Il Ponte del Sale 2004), Neri Pozza. La vita, le immagini (Neri Pozza 2005), Saranno idee d’arte e di poesia. Carteggi con Buzzati, Gadda, Montale e Parise di Neri Pozza (Neri Pozza 2006), Album Antonin Artaud (Il Ponte del Sale 2010), Di alcune comparse, a Venezia di Carlo della Corte (Ronzani 2021). Collabora all’inserto culturale Alias del quotidiano «Il Manifesto». Dirige la collana poetica «Gli insetti» di MC Edizioni.

 

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