SCAFFALE POESIA: EDITORI A CONFRONTO
XXXIV PUNTATA
Può raccontarci brevemente la storia di Fara Editore e delle sue collane di poesia? Quali sono, a Suo giudizio, le peculiarità che la contraddistinguono all’interno del panorama editoriale contemporaneo? Potrebbe indicare i punti di forza e le criticità di una piccola casa editrice come Fara Editore che si occupa di poesia, oggi?
Selezioniamo gli autori che pubblichiamo attraverso i nostri concorsi e nel tempo si è venuta a creare una comunità di autori fariani che da vincitori sono magari passati al ruolo di giurato. Questo consente di selezionare materiale poetico di qualità, in cui il giudizio competente e variegato dalla giuria ha saputo fare sintesi concentrandosi sulle opere che hanno colpito la giuria. Questo è un punto di forza perché, anche attraverso le kermesse annuali a Fonte Avellana e gli incontri dove amo avere in dialogo diversi autori, si è creata, come dicevo, una sorta di comunità letteraria, una rete fra i poeti Fara che diventano quindi essi stessi i maggiori acquirenti e diffusori delle nostre pubblicazioni. I punti di debolezza sono la notevole fatica economica che un piccolo editore ha nel sostenere la produzione di buona poesia.
Potrebbe enunciare i criteri di scelta a cui vi attenete per le pubblicazioni di poesia? C’è uno stile che è prediletto più di altri? Si può parlare di una linea editoriale che caratterizza Fara Editore in ambito poetico e se sì, può definirla?
I criteri sono nelle mani dei giurati, forti lettori e autori loro stessi, che sanno sempre individuare le opere più interessanti.
Quali sono i titoli più venduti e le/gli autrici/autori più amati del vostro catalogo di poesia?
I vincitori dei concorsi e chi ha una capacità di tessere relazioni.
Ritiene che la poesia continui a rispondere ai bisogni dell’Uomo, nonostante le trasformazioni a cui la società è andata incontro? Perché?
La poesia è espressione sintetica, vibrante, attenta, profetica ed emozionante: se ha verità e bellezza non può non lasciare traccia e perfino interpretare-trasformare la realtà.
Per Lei è corretto affermare che in Italia i libri di poesia non suscitino interesse e vendano poco, come spesso si legge e si sente dire? Quali azioni si potrebbero portare avanti per incrementare l’attenzione del pubblico e incentivarlo a leggere più poesia?
Certo la poesia non ha mai goduto di facile vendibili. Molti scrivono versi senza aver letto neanche i classici, figuriamoci i poeti contemporanei. Pubblicare poesia vuol dire dare occasione di fare rete, comunità; dare occasioni di confronto, dialogo, ascolto reciproco. Una volta c’erano le riviste, oggi il web consente altre forme di aggregazione e scambio. Importantissimi restano, covid permettendo, i momenti di incontro in presenza come le kermesse avellane e le polifonie (come amo chiamarle) in cui può autori presentano le loro novità.
Quali sono a Suo dire i cambiamenti che stanno interessando il mondo dell’editoria in questo difficile frangente, con l’emergenza sanitaria in corso, i periodi di confinamento che si susseguono, il congelamento di molte attività, l’incipiente crisi economica? Quali sono le difficoltà, i possibili scenari futuri, i punti di fuga e le eventuali aperture? Quali strategie di sopravvivenza sono ipotizzabili per questo settore, secondo Lei?
Autore e piccolo editore devono instaurare un rapporto di fiducia e stima reciproca per cui chi pubblica sa che può contare su un servizio artigianale accurato, che ha una notevole visibilità in rete attraverso il sito, i social, i blog farapoesia e narrabilando. Gli autori stessi risulteranno dunque essere anche i maggiori promotori e diffusori dei loro libri, consigliandoli, presentandoli, partecipando a concorsi, ecc.
Da diversi anni all’editoria tradizionale si sono andate affiancando, affermandosi sempre più, nuove tendenze che vedono internet (dai blog/siti specializzati ai vari social) come dinamico luogo di scritture: per quanto riguarda la poesia, la Rete può aiutare o al contrario ostacolare la diffusione dei libri di poesia?
La rete è un ambiente, e come ogni ambiente comunicativo può essere usata in modo buono o meno buono, sciatto o accurato. Se la si usa con onestà e passione, può essere molto utile alla buona poesia.
Che consigli darebbe a un/a autore/autrice che volesse pubblicare un proprio libro di poesia?
Di non avere paura di mettersi in gioco attraverso i concorsi: ce ne sono di seri e di meno seri, ma basta dare un’occhiata ai membri delle giurie e alla semplicità del bando per avere un primo criterio di scelta.
Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) laureato in Lingue orientali a Venezia, ha vinto una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato in prosa: Racconti su un chicco di riso (Pisa, Tacchi 1991) e La simmetria imperfetta con lo pseudonimo di Johan Thor Johansson (1996). In poesia: In cerca (2004, Premio Alfonso Gatto opera prima e altri), Pietrisco (2006, premi Poesi@&Rete e Cluvium), Sotto il sole (sopra il cielo) (2012, Premio speciale Firenze Capitale d’Europa), Orme intangibili (2015, Premio Speciale Casentino, II class. Tra Secchia e Panaro). Nel 2017 è uscita la raccolta Al largo (Premio speciale Cittadellapoesia, III class. Premio Graziano). Con l’Arca Felice di Salerno ha pubblicato la plaquette Inoltramenti (2009) e tradotto 4 poesie di Du Fu: Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono (2011). Con la poesia Il saio di Francesco ha vinto il Pennino d’oro al Concorso Enrico Zorzi 2017. Nel 2019 è uscita la raccolta Vecchio e nuovo (tra i premi: Medaglia d’oro ex aequo Premio Frate Ilaro del Corvo 2019, II al Premio Universum Basilicata 2020, I al Premio Russell 2019 III ex aequo al Premio Paolo Amato Città di Ciminna 2019, III al Premio Tra Secchia e Panaro 2019). A giugno 2020 è uscita la raccolta Faglia–Faŭlto.