Fotografia di Natalia Drepina

da La ragione della polvere (peQuod 2020)

È qui che si spezza e frantuma l’attesa,
è qui che si fa livido e incerto
anche l’incanto, il senso della fine.

Nel tornare della rondine a primavera,
nel desiderio dei miei occhi,
nella danza di un nuovo aprile.

Tutto ciò che vive soffre,
un grido di rabbia e d’amore.

*

Non arde e non consola
questo amore ramo spezzato
nell’inverno dei cuori.

Sentire il tuo corpo travolto
nell’affanno del piacere.
Questo senso mai pago
di essere, di mancare
in tutte le cose.

*

Riposa la memoria delle cose
sull’esile linea di un’infanzia
lontana e tradita,
dormono attese sulla nudità
di sguardi sempre troppo distanti
da questa inutile resa.

La frattura dei nervi e dei pensieri,
l’anestesia di un bacio dato di fretta:
la città muore in silenzio
nell’afa di luglio.

*

È un pegno alla bellezza
la luce austera del mattino.

Mentre tutto si muove
nell’ancestrale inganno dell’apparire,
si fa breve il giorno,
ogni sguardo ritorna all’abisso
che lo ha generato,
e sulle tue labbra rimangono
solo poche gocce di sudore.

*

Addio, è un dirsi sottovoce
anche grazie per le piccole cose
che abbiamo dimenticato
di benedire quando ancora
eravamo vicini.

*

Andiamo da sempre verso un luogo
senza tempo e senza nome,
l’ora muta della sera avvolge
in un sudario i nostri volti
e ciò che di noi rimane.

 

Luca Pizzolitto (1980) nasce a Torino, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Da quasi vent’anni si interessa ed occupa di poesia. I suoi ultimi libri pubblicati sono: L’allontanarsi delle cose (Ladol&), Il silenzio necessario (Transeuropa), Dove non sono mai stato (Campanotto), Il tempo fertile della solitudine (Campanotto), Tornando a casa (Puntoacapo), La ragione della polvere (PeQuod, Rive).
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