da La ragione della polvere (peQuod 2020)
È qui che si spezza e frantuma l’attesa,
è qui che si fa livido e incerto
anche l’incanto, il senso della fine.
Nel tornare della rondine a primavera,
nel desiderio dei miei occhi,
nella danza di un nuovo aprile.
Tutto ciò che vive soffre,
un grido di rabbia e d’amore.
*
Non arde e non consola
questo amore ramo spezzato
nell’inverno dei cuori.
Sentire il tuo corpo travolto
nell’affanno del piacere.
Questo senso mai pago
di essere, di mancare
in tutte le cose.
*
Riposa la memoria delle cose
sull’esile linea di un’infanzia
lontana e tradita,
dormono attese sulla nudità
di sguardi sempre troppo distanti
da questa inutile resa.
La frattura dei nervi e dei pensieri,
l’anestesia di un bacio dato di fretta:
la città muore in silenzio
nell’afa di luglio.
*
È un pegno alla bellezza
la luce austera del mattino.
Mentre tutto si muove
nell’ancestrale inganno dell’apparire,
si fa breve il giorno,
ogni sguardo ritorna all’abisso
che lo ha generato,
e sulle tue labbra rimangono
solo poche gocce di sudore.
*
Addio, è un dirsi sottovoce
anche grazie per le piccole cose
che abbiamo dimenticato
di benedire quando ancora
eravamo vicini.
*
Andiamo da sempre verso un luogo
senza tempo e senza nome,
l’ora muta della sera avvolge
in un sudario i nostri volti
e ciò che di noi rimane.