Fotografia di Daniele Ferroni

 

È un titolo epigrafico, che annuncia un contenuto riservato, fragile come i fiori di loto situati in esergo, quello dell’ultimo libro del poeta mantovano Giancarlo Sissa: Archivio del padre, esce nel marzo del 2020 per la Casa editrice MC – collana Insetti, diretta da Pasquale Di Palmo.
L’archivio è un luogo in cui si raccolgono, in modo organizzato, documenti, dati, testi di carattere privato o pubblico, così che il materiale possa essere protetto e conservato nel tempo; la stessa opera ‘libro’ può essere chiamata a svolgere questa funzione. La costruzione dell’archivio presuppone un lavoro di catalogazione e riordino, di studio e ricerca, tutte azioni che si avvertono nell’officina poetica di questa raccolta: il dettato è lento, paziente, bisognoso dell’attesa, della riflessione, di nutrire il fuoco del distacco. Attesa, pazienza, lentezza dovrebbero appartenere naturalmente alla vita, sin dal concepimento, ma difficilmente riusciamo poi a praticarle e a riconoscerne la necessità, una volta inabissati nel mondo:

«Le possibilità della gioia hanno molto a che vedere con la necessità di ascoltarsi nel mondo del silenzio. In riva alla morte.
Aspettare la visita. Aspettare l’esame. Aspettare l’operazione aspettare…
[…]
Mio padre sgusciava le noci con grande lentezza.
Meditando lasciandosi. Meditare.»

Questi versi appartengono alla prosa poetica che apre il libro, collocata al principio come un preludio (premesso che), che si chiude con l’immagine di un padre rassicurante, forte, che «non aveva paura di niente», guardato con gli occhi del fanciullo, pieni di meraviglia.
L’Archivio del padre dispone i testi in forma di diario, con l’indicazione precisa della data: questa scelta colloca la lettura e la scrittura in un flusso temporale chiaramente scandito, in cui assumono un valore, nell’ambientazione spazio/temporale, anche i giorni della settimana, i mesi o le stagioni dell’anno. Questa scelta risponde forse al bisogno di ancorare ad un diario frammenti di vita, di pensiero, di poesia che potrebbero dissolversi, momenti che appartengono a una dimensione che scardina il tempo: la dimensione degli affetti, della cura, di ciò che ha un’importanza immensa, della relazione tra padre e figlio. Al di là della scansione giornaliera con cui si presenta, il libro è attraversato da un’atmosfera inedita, enigmatica, che trascina il lettore in una dimensione di presenza/assenza, che conduce alla riva della morte dove l’amore si riafferma ad ogni pagina, rendendo più nitida, più viva la figura del padre. Figura che da sempre orienta la poesia, e che ritroviamo negli ultimi anni in opere rilevanti, quali Ricordi di Alzheimer di Alberto Bertoni (2008-2012-2016) Geologia di un padre di Valerio Magrelli (2013), Tutti i nomi di un padre di Nicola Vacca (2019) Come sarei felice (storia con padre) di Tommaso Giartosio (2019).

Fantasmi e bambini abitano l’Archivio del padre di Giancarlo Sissa, per un tempo di passione e compassione, per dare spazio alla pietà e non alla ragione, sapendo che nel mondo non c’è giustizia e che bisogna ingoiare il male: «Padre padre mio. Quanta ingiustizia deve attraversare ogni volta i secoli per condurci alla riva della morte. Quanta ingiustizia è necessaria per rinascere». È un libro scritto alla riva della morte – espressione che ritorna più volte- con la consapevolezza amara che chi è stanco deve poter andare e la morte non si può raccontare. Ma ci sono immagini che nascono dalla morte stessa, che si generano e si rigenerano, come i suoni, che vengono a creare un canto. Una litania di fondo attraversa le pagine, fatta di sonorità, sillabe, parole che ritornano come l’alba, che si riaccende molte volte – «È solo un’ipotesi l’atteggiamento soccorrevole dell’alba» – che evoca qualcosa che continuamente rinasce, porta luce. E con essa i colori, i disegni, il tavolo, la sedia tutto ciò che appartiene a questo rito religioso privato, intimo, del quotidiano, celebrato nel silenzio della voce, nell’inchiostro d’autunno, davanti a un lago di ghiaccio o a un bicchiere di vino.

«A kind hand brings the blue of the water to my thirty father.
Esperienza dall’Alba. Albero cervello. Di silenzio luminoso. Orfano. Orpello».

Qui, come nei libri precedenti il poeta riconferma la sua capacità di incendiare letteralmente la pagina con parole che proiettano nell’assoluto, partendo dal quotidiano, dal dettaglio piccolo ma necessario, colto nella sua dimensione ‘favolosa’. Ad ogni rilettura dei testi si spalanca una porta, della memoria, del sogno, della favola:

«Poesia o pane del disastro. Che bene ti porta il male?
Qui sono lupi gli antenati fedeli alla vita.»

Tra il reale, il ricordo e il visionario, Giancarlo Sissa sa tenere insieme mondi diversi: è un prestigiatore della parola, il suo sguardo potente ne comprende la potenza, crea combinazioni delicate, evocative e immaginifiche. E capita poi che la scrittura si inceppi, con ripetizioni, rimbalzi, inciampi sulle parole. Perché il flusso della lingua non è senza ostacoli, si interrompe, devia, si blocca… questo lo dimostra con l’interpunzione che l’autore usa, in questo libro, in modo speciale. Interrompe l’ordine logico e sintattico, seguendo la corrente emozionale che non rispetta regole grammaticali e necessita di trasgredire, cosa che Sissa riesce a fare molo bene, in una sorta di anarchia dei segni. I punti spezzano le frasi, le smontano e ne producono altre, come scintille che si generano dal fuoco. Il senso si moltiplica e va ad illuminare altri mondi.
La poesia, in questo Archivio del padre, scorre dolente come una ferita stanchissima, nella polpa dell’anima; nutre gli occhi, la bocca, la gola come un vino buono; rompe le convenzioni e ci conduce oltre il dolore e la ragione, nella sua inafferrabile, cieca volontà.

 

da Archivio del padre (MC 2020)

 

Domenica 28 ottobre 2018

Viene il giorno che finalmente non contiamo più
nulla e siamo pezzi di sole presi in una pietra.

Imbozzolati nella voce. Nel silenzio della voce.
Nell’inchiostro d’autunno. Della voce.

Padre l’acqua non sbaglierà direzione. La barca
sbatterà volta i cancelli. Ogni cosa sarà lucina
d’autunno.

*

30 aprile 2017

In cielo ci sono i segni del grano. Quante cose scrive la pioggia sui quaderni. Sul tavolo ci sono una piccola luce in lontananza. Una barca un albero un cervo uno specchio e le voci. Piene d’alba che attraversano il tempo. Ora non si accorgono più di noi possiamo. Uscire dal nulla di questo vino da poco prezzo e camminare via nel sogno nello stesso mattino. Quanta pioggia nei romanzi più belli.
Dobbiamo farci gelosi. Illustrare la traversata. Gioire. Portare l’allarme del mondo nelle mani. Medicare le ginocchia dei cortili. Riconoscere dall’odore ogni anno. Si può ridere delle domande. Le domande dicono chi toglie il dolore del mondo. A chi ride il ridere resta.

*

da L’ordine cronologico della perfetta guarigione

(l’ordine cronologico della perfetta guarigione)

Poi sono morto e sto. Come culla di bene nel centro. Periferico del male. Proprietà spoglia dell’ascolto. Il granello che inceppa. L’arma. Il refolo di vento. Caduto dalla tempesta.

Io sono morto alcune volte. E di qualcuna di quelle. Morti mi vergogno. Di altre sono. Fiero. La volontà. Della poesia è cieca. Esiste come può. Nel tuono silenzioso. Dei fiori di girasole. Chi non lo sa appartiene. A un sistema di potere che combatto. Solo che. Chi. Chisse. Se ne frega.

Allora resto nel bene. Della lotta pronto. Alla sconfitta. Arreso. Morto. Invincibile.

Perché l’ordine cronologico è una poetica naturale. Dove cade nella carne. Tutto. L’abisso. Tutta la santa. Malinconia. Dell’acqua.

Quindi le felici biciclette sulla riva del fiume abbiano. Pietà di me. Fino all’oracolo. Fino ai ricordi del diluvio. Fino. All’orfano. Porta miracolo. Della perfetta guarigione.

 

Giancarlo Sissa è nato a Mantova nel 1961 e vive a Bologna. Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: L’aureola (Book Editore 1997), Prima della tac e altre poesie (Marcos y Marcos 1998), Il mestiere dell’educatore (Book Editore 2002), Manuale di insonnia (Aragno 2004), Il bambino perfetto (Manni 2008), Autoritratto poesie 1990 2015 (Italic Peqod 2015) e Persona minore (qudulibri 2015), Archivio del padre (MC 2020). È presente in numerose antologia. Le sue poesie sono tradotto in diverse lingue straniere.

(Visited 621 times, 1 visits today)