Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Le poesie di Andrea Abruzzese fanno pensare ai testi delle canzoni di Dylan: Il mondo della meraviglie è una rivisitazione di Alice nel paese delle meraviglie nelle quali si respira l’aria di Desolation Row (“Alice ha mancato l’ora del tè, / si è fermata dentro frammenti di specchio, / perché attraverso la tana ha visto, / il suo mondo in malora, un mondo ingiusto. / Il Cappellaio matto ha chiuso bottega, / si è svegliato disoccupato e vecchio, / con un’orma di multinazionale sul didietro. / Adesso cerca la vita nel fondo di un vetro, / piangendo lacrime di whisky, nelle quali annega. / E in un vicolo poco più in là, / la Regina buona ha perso la vita e la verginità…”), mentre l’incipit di “Siamo tutti uguali” sembra una variante di Blowing in the wind (“Quante volte una persona deve morire / per potersi sentire vivo”). Quella che invece si intitola “Grazie alla vita” potrebbe essere un omaggio all’omonima canzone di Violeta Parra. Tutto quello che viene detto in questi versi è ampiamente condivisibile e personalmente lo condivido; sono però versi che si mettono in una posizione ancillare rispetto al contenuto e che non schivano una certa meccanicità (“Grazie alla vita perché / mi ha abbracciato di emozioni, / mi ha rapito con il suo incanto… / mi ha dato il sorriso, / mi ha donato il pianto”).

I versi di Tina Ferrando sono per lo più declinazioni di un’anafora, anafora che allo stesso tempo fornisce la struttura e il senso del testo, in un caso “Mi piacciono / Mi piace” e “Quante parole” in un altro. Anche qui il rischio di meccanicità è quindi alto. Il testo migliore risulta essere quello in cui la declinazione prende tinte apocalittiche e dove l’anafora può far pensare al refrain di un sermone o all’errore di un disco incantato (“Nella notte più buia ho cavalcato un cavallo bianco / lasciandomi dietro voragini di dolore… / Nella notte più buia ho atteso con trepidazione di scorgere le prime luci dell’aurora. / Nella notte più buia ho visto angeli infuocati che solcavano il mare… / Finalmente l’oscurità si è squarciata e i miei occhi / hanno riconosciuto i veri colori della vita”).

Come poesia del mese scelgo quella di Paola de Benedictis, per l’incipit da referto documentaristico, per l’insolito paragone (Stonehaven) e perché mi fa pensare allo stile della tumultuosa Chiara Araldi. I versi “A volte cadeva un sole. / A volte era la stanza a sbriciolare” li metterò da parte per capire al momento opportuno che cosa mi succede intorno.

IL CICLO DEI VINTI

I
Le circostanze furono tali
che scelsi il pretesto più appuntito per farmi male
ancora una volta.
Eppure cercavo soltanto robustezza,
irrevocabile presenza.
Un essere umano con le fattezze di Stonehaven.
Ma le lastre del mattino non promettevano mai
nulla di buono.
A volte cadeva un sole.
A volte era la stanza a sbriciolare.
Nessuna particella poteva salvarmi
e le mie azioni mescolavano opposti e contrari.
Era un aspettare di sabbie mobili.

II
Fu una perdita di fiato e vuoti d’aria
questo stare al riparo cocciuta
quando la tempesta lambiccava nel cervello.
E fuori pioveva oblio sulle mie tempie
e le tue menzogne.
Tutto un discorso svolto nella sinuosa pupilla.
Tutto un divagare tra processi e appelli
contro la mia sgangherata fiducia
intrappolata nella tua vanità.
Fu un digiuno di gioia prolungato porta a porta
oltre ogni casa della sconfitta.

III
Costruire parentesi dentro parentesi
per nascondere meglio
ciò che resta quando si crolla.
Una sorta di commiserazione reciproca
tra buone intenzioni e cedimenti.
Fermi in bilico
radunando tutto il buio temuto
nella snellezza della distanza.
Nessuna notte è come un’altra
ma la salvezza
è sempre un accumulo di somiglianze.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato quattro libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce 2008), Ostello della gioventù bruciata (Miraggi 2015) e Nature morte e vanità (Vydia 2020). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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3 Comments

  1. Paola 30/08/2020 at 10:48 pm

    Che non sia la saldezza dei dubbi a sbriciolare mai.
    Grata infinitamente

  2. Lucio 03/09/2020 at 1:31 pm

    mi scuso anticipatamente se uso questo spazio, ma volevo informarvi che il form per contattarvi NON FUNZIONA. Fatemi sapere cortesemente appena avrete risolto per comunicazioni interessanti. grazie

    1. Christian Sinicco 09/09/2020 at 3:40 pm

      Buongiorno tutti i form funzionano. Cordiali saluti