Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce di venerdì su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

Le poesie di Laura Filoni presentano due registri opposti ma in qualche modo affini: in entrambi è questione di incontri mancati o manchevoli, in entrambi è presente un filtro.
Nel primo parla di memoria (“un giorno / la memoria / accarezzerà / gli affanni del passato“), lasciando emergere pochi tratti (“una morbida piega / una felce di luce / una virgola liquida“); una memoria avara e quindi sibillina, la cui penuria di dettagli e di sviluppi lascia al lettore il compito di sopperire e la possibilità di un’identificazione. Nell’altro invece lo scenario è specifico: un supermercato (“Chiamano il 31 ed io ho il 58 / Un cenno di carezza tra barattoli e conserve / Un brivido ci allontana ai banchi frigo / Ci riuniamo alle tisane cercando il caffè / Un sorriso e poi alle casse / Punti….Bip…Borse…Bip….Saldo…Bip / Le ruote del carrello scorrono inesorabili / Il tempo è troppo veloce / Devo già salutarti“). Meno ermetica e più Gozzanove (Gozzano & Nove).

Alessandro Cirillo sceglie un lessico letterario (dischiude, soave, sino, requie, soleva, s’adunano) e abborda tematiche sentimentali e melodrammatiche. Il passaggio dalla prima alla terza persona (“Abbracciami, Madre del cielo, / Madre della terra, / abbraccia tuo figlio, / a te egli eleva le mani“), la prosopopea del Vento che risponde alle lacrime dell’orfano fanno oscillare i versi dalla preghiera al racconto favolistico. Gli elementi della natura (pioggia, fiori, cieli stellati e montagne) vengono schiacciati sullo sfondo, pura scenografia per un personaggio la cui desolata dolcezza si situa a metà strada tra Giovannino di Giovanni Pascoli e Marcellino pane e vino.

Come poesia della settimana scelgo le tre inviate da Lorenzo Baldassarri, perché mi sembrano componenti di un trittico di madrigaletti liberamente rimati, ma con una tematica modernista: andare alla deriva, mancare all’appello, vivere scucito e appeso a un filo. Una lirica esistenzialista cui non manca un pizzico d’ironia – cfr. il titolo della seconda poesia. Il verso “astratto distratto inadatto” potrebbe essere il motto di molte generazioni.

UN’ISOLA NEL CIELO

Non conosco il punto
esatto del contatto –
dove sentirmi congiunto.
Ovunque mi scopro
astratto distratto inadatto,
sempre e comunque disgiunto.
Come fossi parallelo
alla riva, vado alla deriva:
sono un’isola nel cielo.

***

TORNO SUBITO

Viversi ogni istante
a lungo andare
può essere estenuante.
Vorrei assentarmi
un po’ da me,
essermi distante,
baluginante.
Intermittente.
Mancare all’appello
della mente.
Apparire e sparire
in un niente.

***

STRAPPO

Tutto d’un tratto
ci fu uno strappo
e adesso vivo
come scucito
appeso a un filo.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Omp, 2008), Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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