Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Le poesie di Livia Podestà traboccano di vita vissuta, amori passionali, desideri forti e dolci ricordi. L’anafora può fornire una struttura, come nel testo che s’intitola Se avessi i soldi, dove il titolo torna appunto tre volte in trentacinque versi, e i pronomi personali possono fungere da perno: tra un lungo elenco che descrive la peculiarità dell’anno scorso e un altro fatto di dettagli amorosi, un “io” isolato nel verso si staglia e fa da cerniera; altrove, sempre isolato, un “te” in chiusa è uno schioccante punto di arrivo. La tensione cala quando ci si imbatte in sintagmi collaudati (a mo’ di esempio cito “sogni infranti”, “vista mozzafiato” e “adesso più che mai”) e aumenta quando un elemento viene messo in valore, come con questo ossimoro che incidentalmente auguro a tutti di esperire: “la chimica perfetta / dei nostri corpi familiari / e inesplorati”. Vengono fatti i nomi di Kavafis e Battisti, ma il secondo è più presente del primo. Riporto qui la prima parte di 2020: un’esecuzione orale potrebbe aggiungere vigore e quindi senso a un elenco simile che, per quanto lungo, rischia sempre di essere incompleto:

Nell’anno
della distruzione,
della paura,
del divieto del contatto fisico,
del distanziamento sociale,
del virus spietato,
delle scuole  chiuse,
dei musei serrati,
dei teatri vuoti e tristi,
nell’anno senza più feste né sagre,
dei concerti annullati,
dell’isolamento istituzionalizzato,
della solitudine forzata,
dell’alienamento,
della paura di un abbraccio,
nell’anno dei confini chiusi,
dei muri alzati,
dei voli cancellati,
degli aeroporti abbandonati,
della crisi nera
e del futuro bruciato,
io
ricorderò
per sempre
le calde notti d’agosto

Gerardo Iandoli sceglie la forma del distico e la realizza con una grazia che è più mentale che musicale. Distici elettrolitici. Dev’esserci un qualche ritmo sotteso che ne rende ipnotico l’andamento, l’eco di un incantesimo. Teschi, intersezioni, descrizioni teoriche di atti pratici (un bacio, un abbraccio, uno sguardo). Non sono rare le trovate visive (“il neon ciano dell’aureola” o “Lo sguardo è incatenato a un impulso / che sintonizza sui pixel di un viso”). Come esempio di questa scrittura ecco la prima delle tre poesie, la più trascendentale, perché inizia con un’indicazione temporale e termina con una spaziale:

L’attimo che attende il bacio prevede
la specularità del cono della bocca.

Si intersecano le fronti e premono
il proprio amore in un conflitto di teschi.

Una fallacia nel sistema prefigura
i due individui in un solo punto:

ma si sovrappongono le tensioni
e la foga è oltrepassarsi, perdersi

di vista, fino a fondersi per la nuca.
Libere le labbra incontrano il resto,

l’altro è il punto cieco della propria materia
e il figlio è uno strabismo dello spazio.

Come poesia del mese scelgo Risveglio di Sara Nocent, perché l’inizio mima la perplessità del risveglio che mette in scena, tra segni di biancore (latte di capra, cotone) e il taglio obliquo della luce in enjambement, e per l’epifania animale della chiusa, anch’essa obliqua e per questo ancora più forte.

Risveglio

Giorni latte di capra
non ti convincono mai del tutto
mattine annacquate in una luce
obliqua, attraverso cotone
una tenda copre le tue vergogne domestiche
l’occhio quasi spento si spalma sul tavolo mentre
dal fondo resta, tradito
l’amaro del sonno.
La gola secca chiama
nemmeno lei sa bene cosa
più allibita ad ogni risveglio una lingua
– la mia lingua? –
nuda e gonfia, un pezzo di carne
diceva Artaud
su una spiaggia di bocca a mezzogiorno
bloccata nel piacevole momento
in cui torna ad essere, solo una lingua.
Finché da radio o persona ti arriva
la prima oscenità del giorno:
una parola.
E a te umano tocca rispondere
mentre vorresti ragliare o in schiocchi
liberarti al trotto.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato quattro libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (OMP 2008), Parole incrociate (Tracce 2008), Ostello della gioventù bruciata (Miraggi 2015) e Nature morte e vanità (Vydia 2020). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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