Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia della settimana.

Le poesie di Patrizia Stefanelli sono di un ermetismo essoterico: mostrano forse poca audacia innovativa, ma hanno in compenso una pregevole chiarezza. Ci sono molte marche di poeticità: anafore (“Abitami” cinque volte in incipit di verso, di cui tre per giunta da solo), anastrofi (“in dolce tuo inganno”, “che d’Albatro ha il volo”, “quando tu / un pugno ne mettesti tra i capelli” o “D’una sirena solo resta il suono”), assenza di articolo (“quando neve ghiaccia” o “viene sera”), enjambement significativi (“fino a che gli occhi / cadano” e, fin troppo caricato dalla presenza dei punti di sospensione, “che d’Albatro ha il volo e non sa… / restare”). C’è una grande varietà floreale (viole, rose, fiordalisi) e ornitologica (albatro, allodola, fringuello). C’è una preponderanza di endecasillabi (34 su 53) che irriterebbe Julian Zhara. Nella poesia È un mistero “S’imbruna l’aria e viene sera…” sembra un calco invertito del Sabato del villaggio dei Folkabbestia (“viene la sera, l’aria s’imbruna”).

Non so se le poesie di Giuseppe Scuderi siano allucinazioni o piuttosto messaggi in codice. I testi hanno spesso come titolo il nome di un destinatario (Adriano, Laura, Samuele) o del protagonista (Francesco). Gli oggetti hanno una vita spettrale, ringhiere, grammofoni, mobili in soffitta. Ci sono metamorfosi fisiche (“Diceva che lo stava trasformando, da prete in donna, da uomo in donna, dall’interno, / per l’Eterno. / Giorno dopo giorno, ora dopo ora, i suoi organi divenivano organi di donna”) e responsi sibillini a domande dimenticate. Rileggendoli e ancor più ripensandoci sembrano appunti di primo o di secondo grado tratti dal diario di una persona che stia registrando il decorso di una malattia mentale; appunti però filtrati. I segni di una tramutazione poetica sono presenti nelle rime interne, nei suoni insistiti (“Delle urla abitanti uniche della casa, uno stridio, / riecheggiava tra le ombre dei mobili nella soffitta. / Lo scricchiolio delle ossa rotte, / confermavano ogni notte la condanna, / ed accompagnavano in un susseguirsi di legature, la mia incosciente ninnananna. / E riecheggiava il balbettio, il cigolio del nulla, un lampeggìo privo di tuono, il vuoto di una culla”) e nelle chiuse a volte quasi ironiche.

Come poesia del mese scelgo i tre brevi schizzi di Viola Giusti, per le parentesi che fanno pensare non so più se a vaghissime didascalie teatrali – per scena assente e corpi immaginari – o a note in margine di un lettore. I versi si impilano trascinati da una gravità che non lascia il tempo di dire meglio e più: una tipologia formale che sembra in coerenza col contenuto. A testimonianza di questa coerenza formale cito il verso “così cerco di ricucirci” difficile da pronunciare come uno scioglilingua.

1
equilibrio precario
schiaffo di vento
in un attimo
sono giù.
(scendi).
Mi porti su
in un attimo
equilibrio precario.
(Cicli)

2
Come cercare
di ricucire un filo
spezzato
con un fuoco all’estremità:

così cerco di ricucirci.

Così le mie mani
ustionate
stanche
impotenti
bruciano.

(e noi con loro)

3
Muta comunico
necessità.
Offesa ti bramo.
Precipito lì.
(Incomprensione)

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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