Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Giuseppe Pedron si definisce “Eco di un / battito insistente / di amore / senza posa”. Anche l’evocazione dell’amore è affidata alla cardioscopia: “A fil d’orecchio / carezzandoti la schiena / riposa / la mia mente / sul battito perfetto / del tuo cuore / che dell’Eterno / rintocca l’eco”. Il Bum Bum aritmico di un’altra (“sempre / ruba un tempo / il mio cuore / al suo battito”) fa pensare all’omonima poesia di Guido Catalano senza però la preziosa ironia di quest’ultimo. Ci sono un po’ di misticismo e la sempre attuale idea del poeta suicidato della società. Salvo quando emergono sintagmi che ammiccano alla scienza (“in attesa di traformazioni di stato” o “nell’ineluttabilità delle operazioni esistenziali”) la versificazione è franta come l’Allegria prescrive. Non a caso il verso “senza posa” torna due volte in due testi diversi. Il che suona appropriato quando si arranca (“Arrancando / passo / su passo / a fatica / porto sulle spalle / il mio compagno…”), meno forse quando si incede (“Soffioni di attese in sospensione / colgo / nel mio incedere / a mezz’aria”).

In Giuseppe Aprea la poesia è soprattutto desiderio di comunicazione e di affetto.
La parola “mano” ricorre più volte (“Prendimi per mano / portami lontano” o “Guardo lontano, / Il palmo di una mano” o “Lascio la vostra mano / Aspettando che mi porgiate / La vostra” o “sento ancora la sicurezza e il calore / della tua mano ferma / che mi guida”) in poesie indirizzate alla moglie, ai figli o al padre. Alle ristrettezze della vita, malattie e povertà viene opposto un anelito all’infinito (“dove i sentieri non hanno fine / i sentimenti limiti” o ancora “la Tua bellezza / senza tempo / senza divieti / né confini”). Le apparizioni di animali (libellula e farfalla) sembrano provenire da automatismi poetici più che dall’osservazione della realtà che pure le poesie sui barconi degli immigrati e sul ragazzo ghanese suicidatosi nel Canal Grande due anni fa, testimoniano.

Come poesia del mese scelgo La Cerimonia di Massimiliano Marrani, per il bestiario (cani, pesci, gufo reale), la metafora del petto / terra da arare, le luci della prima strofa e il ricordo di Fitzcarraldo di Herzog nella nave cingolata della terza e infine per il legame tra la candela consumata e le foreste carbonizzate.

LA CERIMONIA

A qualcosa sembrava fosse servito.
Ma ora della candela resta solo la cera incombusta,
e della lampada, l’intento di coprire il raggio
non la camera, in cui una donna suona
Chiaro di luna per chitarra.
Riverbera la tua roccia
nel mio sangue.

Avresti potuto cercarmi, avremmo potuto
essere pesci un’altra volta e io
avrei fatto finta di interessarmi ai cani
addestrati a strisciare e tuffarsi
nel mio petto colmo di terra da arare,
ricordi dissodati sul fuoco ancora vivi
nelle notti dedicate a bere e a fumare.

Invece alle navi sono cresciuti i cingoli.
Stanno salendo su montagne di duro catrame.
Lassù tra foreste carbonizzate, camini spenti,
colonie di venti che non sanno dove andare, le voci
nella gola del gufo reale che a dispetto
della vita ammutolita, vuole farsi sentire,
le vuole cantare.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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1 Comment

  1. Mari 20/01/2020 at 6:54 pm

    Certi incontri nella vita , sembrano sbagliati senza senso contro ogni regola ma ti accorgi dopo che ti hanno insegnato cos’è l’amore … e soprattutto non si dimenticano… si conservano gelosamente in un cassetto chiamato cuore ……..