Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

La poesia inviata da Piero Polidori racconta l’ascensione di una montagna (mont Ventoux?) ed è in realtà ladescrizione di una scalata ascetica anzi di una processione purgatoriale (“Passo dopo passo orme d’avanti altre anime precarie tutte verso la cima”). L’allegoria scoperta appesantisce il senso letterale schiacciandolo: “Guardando la luce che ci avvolge portandoci una / Felicita’ universale / Siamo allo zero / Partendo per il nostro futuro”. Quando l’attenzione è rivolta a un dettaglio (per esempio “Mancano metri su ghiaioni che frenano”) l’appiglio è più saldo.

Marzia Valeri invia una breve poesia che sembra una nota in margine del verso 12 dell’Assiuolo, una scherzosa variazione dell’onomatopea del vento tra le fronde. Lettere ripetute, parentesi, puntini di sospensione e spaziature sono i mezzi; il fine è una domanda in fin dei conti non troppo faceta: “Ma dove stanno mai quei male- / detti / poeti / (così sensibili-menti) / quando / le fronde fischiano quel loro / fr frr (frusciare), fr frr (…) frinire?”. Al lettore l’onere di una risposta.

Scelgo come poesia del mese Qoph ק (La nuca) di Francesca Proia. Non so più che critico americano consigliò al giovane Pound di uscire dalla biblioteca. Qui si constata quello che può succedere quando ci si resta troppo a lungo e lo studio di una lingua può diventare il pretesto per un’allucinazione.

Qoph ק (La nuca)

Un pomeriggio, in biblioteca,
un vento caldo emanava da quello spazio
in cui due trecce si separano con una riga,
dietro la testa di quella ragazzina che scriveva,
molto curva, su un vecchio tavolo.
Da lontano,
ormai uscita dal mio libro,
aspiravo da lei odore di miele,
pelliccia di gattino e giornali ingialliti.
Segretamente, con gli occhi accarezzavo
quelle due magiche catene;
sipari allentati
su un mare bianco selvaggio.
Allora Qoph mi è apparsa,
saltando fuori all’improvviso,
simile a un fiore conservato dentro a un libro,
poi cadendo, e rotolando,
come una perla matura.
Mi ricordo ancora il suono.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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