Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi degli aspiranti poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Un contrasto suggestivo che appare subito nelle poesie di Simona Carrello è il fatto che i testi vengano corredati di date di composizione e l’esplicito anelito a uscire dalle costrizioni temporali: “Un Abbraccio senza confini / Che mi toglie dal tempo / Cessando di esistere. / Così, spoglie dall’Anima alla carne / L’emozione lunga un pianto”. Anche qui alcuni sostantivi chiave guadagnano sul campo i galloni dell’iniziale maiuscola, more germanico. Quando attinge a immagini convenzionali (su tutte la classica coppia “bruco e farfalla”) è meno interessante di quando dà agli avverbi un significato duplice, come nei versi “Ultima notte. / Chiaramente al fuoco / Lei chiaramente domanda; / -ho paura.” Una delle cose che le poesie possono fare meglio di altre tipologie di testi è farci dubitare del significato consueto delle parole.

Bianca Mannu invia due frasi in prosa che riporto qui per intero : “Vivere e scrivere in un culo di sacco aperto agli sfinteri del mondo e ai propri. E adesso è proprio tardi, o forse troppo presto.” Il culo di sacco è un cul-de-sac? Gli sfinteri del mondo sono vulcani empedoclei, uscite di sicurezza, porte infernali? Gli sfinteri del mondo e i propri; tardi e presto. In mancanza di dettagli la forza filosofica dell’assunto che vuole conciliare gli opposti suona vacuo o quanto meno logoro come un proverbio. Tra la perifrasi esaustiva e il silenzio ci sono infinite vie intermedie, alcune della quali più scorrevoli di questa. Presto o tardi, purché un giorno si possa ritornare sul lago di Lugano, nel 1972; l’assenza di fondale tuttavia non permette ulteriori precisazioni.

La poesia del mese è l’unica inviata da Edoardo Angrilli, tutta percorsa da tentazioni bucoleggianti (che sia la chiusa una versione dell’Et in Arcadia ego?). Dolce il secondo verso, un novenario dattilico che ribatte sulla sillaba “cal” e struggente l’iperbato finale, che allontana e avvicina la Morte ballerina.

La foga del vento che frinisce
riscalda la calma del limo
e stille argentine
mormorano
un verso stellare
sulle gocce di nulla
splendenti.

Un grillo canta
nel cielo,
le antenne vive
di duende

e poco la Morte
balla lontana.

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato tre libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse, Parole incrociate (Tracce, 2008) e Ostello della gioventù bruciata (Miraggi, 2015). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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