da Noi (Amos Edizioni 2020)

alba

i corpi fanno luce,
sono piante
o insetti, sono

alba – vedi
che appare il giorno
portato da ogni corpo
con sé,
(se chiudi gli occhi
è ancora notte),

è l’alba,
spegni la luce
in cucina, in camera
da letto, fai tornare
(fai torcia)
ogni cosa nel buio

solo l’oro del corpo che illumina
l’acqua del lago,
il buio che tieni tra le dita, l’alba
solo se guardata,
se percepisci, percepisci il sole –

l’alba si muove sul tuo corpo,
attraversa vetro
o niente, le finestre aperte
sull’estate: il sole può toccare,
scioglie la mente dietro gli occhi

la luce batte sugli occhi e sulla mente,
tu devi andare ora,
dov’è il mondo?
farsi, là fuori, luce –

alba, e lo scialbare,
bianco, biacca
sulle tue parole,
sul corpo che

non dimentica,
apre la porta entra la luce:
è sole o stella

bianco
duro, rappreso
– è come
carne, ha la consistenza della carne –

ha preso il cielo,

poi il resto e si estende alle cose:
respirare
latte, raggrumare
tutto in un punto, prima
che l’occhio si riapra:

blu quasi nero, metà del mare invisibile

stelle di plastica
viva, in alto nella stanza,
e alzi lo sguardo
(presto sarà l’alba), non puoi dire,

quella luce
raccolta nel giorno
– la stessa
luce corvina del corpo che ti è accanto –

respiri, diffondi il fiato
nei due corpi, una
due volte,
tre:

romperai da sotto l’onda,
corpo chiaro
nel verde-buio, come prima luce,

quella che avvieni, che libera
e scioglie
da corda-ombra, allenta il fiato: così

vedrai allora la casa, da dentro
di nuovo visibile, bosco, foresta

 

oltrelontano

cerca il giorno nel bosco, leggi
le tracce di sole sulla corteccia degli alberi,
quello che sbianca e brucia,

sei il ragazzo,
la ragazza –

l’istante prima di perdersi nel bosco,
di voltarsi
tra due luci,
si accendono insieme, quella
alle tue spalle –

non più
cesserà di splendere, è perduta
l’istante del tuo passo, e per questo
questo solo, brucia
ancora e ancora, ma tu
non puoi tornare –

e quella in fondo,
luce-incendio vero, o candele
nascoste da alberi,
occhi o capelli che ricordi scuri,
eppure tu
che puoi decifrare il segnale, non sai

che sono la stessa in un istante

di tempo oltrelontano: vai,
vieni, la notte si richiude,

il ragazzo,
la ragazza attraversata dalla luce –
ombra
in forma di fulmine –
e tu faggio,
betulla nera,

la luce ti cola dalle mani

in forma di parole con metallo,
brunito ai bordi,
portato a incandescenza,
a oscurità: dirai e diranno,
ripetendo,
(mercurio vivo)

non avrai casa, è ora di andare,
sarà sempre,
la stessa ora fino all’ultima,

la casa –
comune ora – completamente aperta. Noi saremo
coperti dalle voci che ora parlano
di te, contro una porta

da dove s’intravede la distanza, un sì
di cielo o fiume, azzurro, verde-oscuro,
portando la corrente: lascia andare,
anche questa parola, brucerà con le altre

 

Laura Pugno è autrice di poesia, prosa, saggi e testi teatrali. Tra gli ultimi libri di poesia L’alea (Perrone 2019) e I legni (LietoColle/Pordenonelegge 2018). Nel 2020 pubblica l’Oracolo manuale per poete e poeti (Sonzogno) insieme a Giulio Mozzi e la plaquette Noi (Amos 2020). Collabora con L’Espresso e Le parole e le cose e cura, con Andrea Cortellessa e Maria Grazia Calandrone, la collana di poesia “I domani” dell’editore Aragno. Ha ideato il Festival diffuso di poesia e scrittura I quattro elementi e la Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea. Dal 2015 al 2020 ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.

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