Dalla presentazione della casa editrice

Le 41 più importanti poetesse azerbaigiane tracciano un percorso lungo otto secoli nella prima pubblicazione che affianca all’italiano il testo in lingua originale azerbaigiana. Una raccolta dirompente che canta l’amore, la Patria, la cultura e il lavoro. Una testimonianza della storia sociale delle donne e della loro emancipazione precoce nel primo Paese musulmano a creare uno Stato di diritto, indipendente e laico, e a concedere il suffragio universale femminile, un quarto di secolo prima che in Italia e in altri Paesi occidentali. La raccolta è divisa in tre periodi: quello classico (1200-1850), quello del boom petrolifero e della rinascita economica e culturale a esso collegato, culminato nell’effimera indipendenza del Paese (1850-1920), e quello difficile e intenso dell’era sovietica (1920-1991). Il libro costituisce una cassa di risonanza per la polifonia di versi delle autrici mentre l’antologia riflette le sensazioni, i sentimenti, i desideri e la profondità del pensiero letterario femminile dell’Azerbaigian. L’opera è corredata da brevi biografie di tutte le autrici e, oltre alla traduzione in italiano, presenta il testo a fronte in lingua azerbaigiana. La raccolta è di sicuro interesse per gli appassionati di letteratura e poesia mondiali, per gli studiosi dell’Azerbaigian e per gli specialisti degli studi di genere.

Dalla prefazione di Gunay Afandiyeva

Il popolo dell’Azerbaigian vanta un’antica tradizione letteraria tra i cui eminenti protagonisti è possibile individuare un cospicuo numero di scrittrici. Nella storia della letteratura azerbaigiana si annoverano infatti molte donne: oltre alle statiste Nushaba, Tomris e Monina Khatun, alla diplomatica Sara Khatun, occorre ricordare almeno le poetesse Mahsati Ganjavi e Khurshidbanu Natavan, presenti in questa antologia. Le poetesse azerbaigiane. Otto secoli di letteratura racconta i sentimenti, i desideri e le aspirazioni delle donne del paese caucasico, abbracciando ottocento anni di storia, e fornendo un panorama esaustivo della loro produzione letteraria. […] La poesia azerbaigiana esprime spesso il senso di sofferenza per la propria terra, per lunghi secoli sotto dominio straniero. «Dal prato mio / son, come un fiore, colta, / sono esiliata, / espulsa, dalla patria tolta» scrive Ummugulsum. E la poetessa Hakima Billuri afferma «privata dalla mia patria, potrei morire» riferendosi al territorio azerbaigiano del Nagorno Karabakh, tuttora occupato militarmente. Ancora oggi ritroviamo nelle poetesse lo stesso dolore per il proprio paese occupato. L’Azerbaigian nel 1991 ha riacquisito l’indipendenza e ora è il Paese leader del Caucaso meridionale grazie al grande progresso nei settori economico, sociale, culturale e militare. Le donne azerbaigiane hanno visto riconosciuti in pieno i propri diritti dalla Costituzione del 1918, ai tempi della prima Repubblica democratica dell’Azerbaigian, primo Stato di diritto, indipendente e laico in tutto il mondo musulmano, di cui quest’anno [2018] ricorre il centesimo anniversario. Il ruolo dell’Azerbaigian nella storia sociale delle donne non può essere quindi trascurato. […]

 

da Le poetesse azerbaigiane. Otto secoli di letteratura (1200-1991) (Sandro Teti Editore 2018) a cura di Gunay Afandiyeva; Shahla Naghiyeva; traduzione di Olga Mazzina

PERIODO CLASSICO (1200-1850)

SAHIB SULTAN DUNBULI
(periodo sconosciuto)

Anche se la mia rivale ai tuoi fiori s’avvicina,
gelosia non ne ho del tuo splendido giardino.
Una volta anch’io a te ero intima e cara
quella vicinanza a me fa delizie ricordare.
Dio ti benedirà, mio principe diletto,
e fra i saggi ti porrà bello, giovane, perfetto.

***
Vicina è al mio shah la mia rivale – sono in lutto.
Ero in possesso del suo amore, un giorno io l’avevo tutto.
Ma, come il principe Mahmud, esiste il re dell’universo
che è saggio e che non lega a sé, speranze oggi in lui riverso.

SAHİB SULTAN DŰNBŰLİ
(Naməlum)

O güllü bağçanıza yaxın olsa da әğyar,
Bu mәni nә qorxuya, nә dә bir dәrdә salar.
Çünki mәn dә bir zaman sizә yaxın olmuşam,
Elә bu yaxınlıqdan bir arzu, kam almışam.
Var olsun bu cahanın şahәnşahı şahzadә!
Ağıllılar içindә cavan Mahmud dünyadə.

***
Rәqib oldu şaha yaxın, qәm edәrәm… bilin fәqәt,
Bir vaxt mәnә mәxsus idi o yaxınlıq, o mәhәbbәt.
Bu cahanın şahәnşahı ol şahzadә Mahmud ki var –
Başındakı pir ağlıdır, alnındasa – enmәz vüqar.

PERIODO DEL BOOM DEL PETROLIO (1850-1920)

UMMUGULSUM
(1899-1944)

CONGEDO
In terre che non sono mie, appassisco,
col mio racconto ogni popolo rapisco
non potrei mai staccare gli occhi dal mio fiore,
ma da quel prato io son cacciata, ora,
sono esiliata, espulsa, alla patria tolta.

Potrei ben pianger finché non esaurisca
le lacrime, finché tu non capisca
che posso scriver con un petalo di rosa,
perché il corpo ormai senza anima riposa,
sono esiliata, espulsa, alla patria tolta.

Il cuore mio ha un ricordo dei bei fiori,
guance papavero e facce rosa, cuori,
ricci castani, occhi grigi – la mia gente
alla sventura torna spesso alla mia mente,
dal prato mio son, come un fiore, colta,
son esiliata, espulsa, alla patria tolta.

Aprile 1938, Prigione di Bayil

ŰMMŰGŰLSŰM
(1899-1944)

Ayrılıq
Mәn saralıb sollam qәrib ellәrdә,
Sözüm dastan olar bütün dillәrdә,
Gözüm qaldı çiçәklәrdә, güllәrdә,
Gül dәrmәdim, düşdüm çәmәn ayrısı,
Sürgünәm, düşkünәm, vәtәn ayrısı.

Ağlaram gözümün yaşı bitincә,
Sızıldaram әlim sizә yetincә,
Şeirlәr düzәrәm incidәn-incә,
Canım candan cida, bәdәn ayrısı,
Sürgünәm, düşkünәm, vәtәn ayrısı.

Könül hәsrәtidir gülbәnizlәrin,
Lalә yanaqların, gülәr üzlәrin,
Xurmayı tellәrin, ala gözlәrin,
Sürgünәm, düşkünәm, vәtәn ayrısı…

Aprel 1938, Bayıl həbsxanası

PERIODO SOVIETICO (1920-1991)

NIGAR RAFIBAYLI
(1913-1981)

LE LEGGI
Un giorno le leggi trasformano uomini in schiavi,
i padri poi scrivono leggi per figli ignavi,
un giorno le leggi incatenano i desideri,
permettono il mercimonio di tutti i piaceri,
c’è legge che fame e miseria porta ai bambini,
c’è legge che fa lavorare per i bruscolini
e contro le leggi ingiuste c’è gente, e tanta,
che fa una lotta accanita, perenne, costante
e sparge il sangue per farle per sempre bandire.
Un giorno le leggi imprigionano lingue e passioni,
ma gli esiliati protestano e hanno ragione,
la legge trasforma in schiavi una grande nazione,
ma è stata fatta per intrappolare persone.
I figli dell’essere umano le spade affondan,
in ciò che è ingiusto, in tutte le leggi immonde.
Issando bandiere e poi libertà proclamando,
può far un solo uomo una legge che sia di rimando,
e per schiavitù una fossa profonda scavare,
e la libertà come legge per sempre annunciare.
Per liberi e forti pensieri e per le passioni,
per aspirazioni dei singoli e delle nazioni,
ben venga la legge sulla libertà proclamata,
e l’umanità per l’onesto lavoro sia grata.

NİGAR RƏFİBƏYLİ
(1913-1981)

Qanun
Qanun var ki, kölə etmiş insanları dünyada.
Qanun var ki. qulluq yazmış babalardan övlada.
Qanun var ki, zəncirləmiş çox arzunu, əməli.
Qanun var ki, bazarlarda satmış nadir gözəli.
Qanun var ki, körpələri səfil etmiş, ac qoymuş.
Qanun var ki, qocaları çörəyə möhtac qoymuş.
Yer üzündən bu qanunu silmək üçün hər zaman,
Mübarizə yollarında çox igidlər tökmüş qan.
Qanun var ki, zəncirləmiş ruhu, dili, həvəsi,
Sürgünlrtdən azadlıqçın yüksələn məğrur səsi.
Əzəmətli bir miılləti qul eləyən qanun var
İnsanlığı əzmək üçün verilib bu qanunlar.
Yarandığı gündən bəri insan oğlu hər zaman,
Ədalətsiz qanunlara qaldırmışdır min üsyan.
Azadlığın bayrağını ucaldan bir insan da
Sədaqətin qanununu yaratmışdır cahanda.
Köləliyə, əsarətə qara məzar qazıldı,
Azad, gözəl bir ölkədə azad qanun yazıldı.
İnsanların azad fikri, eşqi, hissi, duyğusu,
Qocaların hər istəyi, anaların arzusu,
Alqışlayır bu qanunu, salamlayır hər zaman,
Əmək, hünər dünyasına alqış deyir hər insan.

NURANGIZ GUN
(1938-2014)

IO RIFIUTO!
Rifiuto le fanfare vuote,
le urla,
l’appariscenza,
le stanze sontuose
e i palazzi!
Rifiuto il riso vuoto,
lusinghieri, ma finti baci,
riunioni
opportuniste,
battaglie
di sole parole!
Rifiuto le mani che tengono un’ascia,
in quel modo intrecciato, ingarbugliato,
vano clamore
e artificio!
Rifiuto “i venti” che potrebbero farmi cadere,
rubare la mia felicità
e spacciarla per il dono agli altri.

NURƏNGİZ GŰN
(1938-2014)

Qaçıram
Boş haylardan,
haraylardan,
təmtəraqlı
otaqlardan,-
saraylardan qaçıram!
Yersiz gülüşlərdən,
saxta, yaltaq öpüşlərdən
qazanc güdən,
söz üyüdən
görüşlərdən qaçıram!
Əli baltalı qollardan,
dolam-dolaşıq yollardan,
boş küylərdən,
kələklərdən qaçıram!
Qamarlayıb səadətimi
özgəsinə sovqat verən,
sürükləyən
‘’küləklərdən’’ qaçıram!

RUZGAR AFANDIYEVA
(1947-2012)

LE NOTTI
Le notti sono mari scuri
in cui la mia vita butto,
un giorno andrò attraverso i muri
verso la notte sconosciuta.

Stellate vie sono i giorni
con le canzoni sempre attorno,
ma il cuore mio senza ritorno
si è ghiacciato e cerca notte.

È un muro il tempo: ci separa,
la morte sa perseguitare
da lei per quanto mi riparo?
Mi vien da piangere la notte.

RŰZGAR ƏFƏNDİYEVA
(1947-2012)

Gecələr
Ömür-gündə qərq olduğum
Qara ümmanım gecələr.
Bir gün dünyadan köçəndə,
Qərib ünvanım gecələr.

Yay gecəsi ulduzludu,
Yollar nəğməli, sözlüdü,
Mənimsə qəlbim buzludu,
Soyuq zindanım gecələr.

İllər aramızda divar,
Məni dərd, ya əcəl qovar,
Son günümə nə qədər var,
Ağlar dörd yanım gecələr.

 

Sahib Sultan Dunbuli, figlia del khan di Dunbul, è vissuta nella città di Dunbul (regione etnicamente azera, che oggi fa parte dell’Iran settentrionale). è considerata una grande artista e poetessa di talento. Poco si conosce della sua vita. L’ode che qui si pubblica, composta per il principe Hasanali Murad, è proposta nelle due redazioni che ne tramandano il testo.

Ummugulsum, il cui primo cognome è Rasulzade, nasce nel 1899 a Baku. Cugina di Mammad Amin Rasulzade, statista e scienziato azerbaigiano, primo e unico presidente della Repubblica Democratica dell’Azerbaigian (1918-1920), Ummugulsum è nota anche per esser stata la moglie del celebre scrittore e critico Said Hussein, con il quale ha condiviso l’amaro destino. Autrice di poesie sul patriottismo nazionale e sul panturchismo, composte al tempo della Repubblica Democratica azerbaigiana, Ummugulsum nel 1937, dopo l’arresto di suo marito a causa delle purghe staliniane, è stata deportata in Siberia. […]

Nigar Rafibayli nasce nel 1913 a Ganja, dove studia per poi laurearsi all’Università pedagogica di Baku. Inizia a dedicarsi all’attività letteraria già all’età di 30 anni, affrontando temi quali l’amore, la maternità, la natura e la patria. La sua prima poesia è stata pubblicata nel 1928 sulla rivista La stella dell’alba. Negli anni successivi avrebbe pubblicato poemi e collane delle sue liriche. I suoi componimenti richiamano la metrica aruz ma anche forme in rima e in verso libero; contestualmente la poetessa si è impegnata nella traduzione di opere di prosa. Per il suo contributo nella letteratura azerbaigiana è stata insignita del titolo di Poeta nazionale.

Nurangiz Gun nasce nel 1938 nella città di Baku. Ha studiato presso l’Istituto medico di Baku, per poi frequentare l’Università di Economia dell’Azerbaigian. Il suo primo incontro con i lettori avviene con la pubblicazione della sua opera di narrativa, Dio (1981) sulle pagine della rivista La stella. Tra i suoi libri si ricordano: Le ali bianche (1986) e Preghiera al sole (1990).

Ruzgar Afandiyeva è nata nel 1947 nella città di Barda, dove ha iniziato l’attività letteraria durante gli anni di studio. Ha frequentato la facoltà di Lettere all’Università di Stato di Baku e pubblicato le sue prime poesie sui giornali universitari. È autrice dei libri Non puoi dimenticare (1981) e Perché le stelle non dormono? (1985).

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