A due anni dall’esordio con Licenza di uccidere (Cinquemarzo, 2017) Lorenzo Fava, classe ’94, anconetano di nascita e maceratese di adozione, torna in questo 2019 con Lei siete voi, edito da LietoColle.
Pur non escludendo a priori la trasfigurazione di una musa o di un harem felliniano, non si tratta propriamente di un canzoniere amoroso: la lei a cui si rivolge Fava non è una donna, bensì la poesia, e quantunque nella prima sezione della raccolta (l’eponima Lei siete voi) essa assuma sembianze femminili, nella seconda (Volontà di potenza) rivela la sua vera identità e da interlocutrice diviene oggetto d’indagine, ragionamento sulla propria natura con funzione meta-testuale.
In simile contesto si innesta un aspetto decisivo dello stile di Fava, ossia l’utilizzo di un linguaggio metaforico denso e concentrato di carattere aggressivo che attraversa valenze e possibilità espressive per salassarsi e purificarsi. La foga agonistica della scrittura evidenzia un’ansia di dirsi in cui la poesia è concepita sia come mezzo che come fine, perciò ogni testo costituisce un approdo, un auspicio di perfezione che rivela però i meccanismi tipici del laboratorio linguistico di Fava, attraverso i quali il poeta, cosciente della propria responsabilità, funge da mediatore e da portavoce in relazione al mondo esterno a beneficio del lettore, con lo scopo di riconquistare il ruolo sociale di profeta. Questa auto-investitura favorisce l’identificazione tra autore e opera e della simbiosi che ne risulta con il lettore, in uno spasmodico scambio di ruoli nel rapporto tra sé e l’altro e tra linguaggio personale e universale che fa emergere l’atto creativo quale tema unificante dell’opera.
Per Fava il linguaggio è una «quarta dimensione» nella quale entrare alla maniera di Ivano Ferrari, la cui citazione «vado in verso e uccido io per voi» posta all’inizio della seconda sezione e quindi in posizione centrale nel libro serve da perno e da raccordo tra questo proposito e l’eventuale ricompensa morale che ne deriva («uscire dalla parte del giusto», «arrivarci a posto con la coscienza»). Così l’autore-guida si immola sull’altare della parola gettando la propria «carne» nel «fuoco» divoratore della poesia senza rinunciare alla propria volontà di potenza in una «battaglia» a tratti epica contro l’ineffabile da affrontare con qualsiasi «arma» («in mano / un punteruolo e l’alfabeto», un «mitra», una pistola con il suo «grilletto»). Il vero «potere» dello scrittore rimane tuttavia la scrittura, che presuppone un «passare attraverso quel colpo», una sorta di orfica discesa agli inferi riservata a colui che decide di sacrificarsi e affrontare la sofferenza che implica il contatto con il «vuoto» e il «nulla» riportando alla luce una «bellezza» nascosta da offrire al genere umano.
Oltre alla volontà di potenza, che ricorre configurandosi in espressioni quali «battesimo di fuoco», «dio vigoroso», «teorema di potenza», in Lei siete voi c’è traccia di un altro concetto nietzschiano, quello dell’eterno ritorno («posso ogni cosa all’infinito / come il girare di una ruota», «altro non vorrei / che la ripetizione statica del benessere»), declinato come speranza di ricreare una durevole condizione di idillio.
Lo spirito dionisiaco di Fava indaga il «caos» e anche quando si parla di «tempo» in realtà ci si riferisce a uno «spazio» da confinare: «Il tempo addosso come unico limite / lo penso vero quel potere verticale che turba l’infinito / e lo fa spazio», oppure: «È tutto un conto del tempo, questa / misura tutta umana dello spazio». Di conseguenza la scrittura è anche uno strumento di «controllo» e unica forma espressiva in grado di «cucire» i frammenti dell’Io: «Altro non faccio che dipingere quel muso schizofrenico / mentre perde sangue dal naso / come avesse tirato l’orizzonte intero».
Un bisogno di ordine che si palesa nel prestito di termini matematici («equazioni», «algebra») e di categorie grammaticali («verbo», «nome», «avverbi», «pronome») indispensabili per classificare la realtà («fare in modo che tutto fosse disposto / al meglio»). Nella riduzione del linguaggio «ai minimi termini» risiede l’obiettivo del raggiungimento di una pulizia che si risolve nella singola «parola», nella sua «grafia», nell’«alfabeto» dove ogni «suono» è veicolato da un «segno» e nella «scrittura» in senso più ampio; insomma, in un comune «denominatore», in un’«unità di misura» indispensabile per costruire una «nervatura della lirica» sui parametri imprescindibili di sintesi e ritmo, fondamentali per la tenuta del verso di fronte all’irrefrenabile istinto onnicomprensivo del soggetto in ascolto. All’interno di tale rappresentazione del mondo infatti il poeta sa che non può tralasciare nulla, ma deve vivere a fondo l’«agonia» in modo da convertire tutto il materiale a disposizione in parole cercando di divenire egli stesso linguaggio capace di rivivere performativamente sul foglio («la nube di idee che si fa rogo / ed esce dalla carta»).
In Lei siete voi Fava si dona alla poesia per condividerne la chiarezza e le sensazioni di «equilibrio» e «pace» che ne scaturiscono evitando di perdersi nell’oblio dell’omessa testimonianza: «I muri hanno perso memoria dei tuoi passi / sei sfilata alla loro vista senza lasciti». Per fare ciò bisogna abbandonare ogni pregiudizio e intraprendere un viaggio che inizia nella prima pagina del libro: «Dimentica la domanda, fai del tuo presente / la sola partenza, non sia solo apparenza / lo stato d’equilibrio che s’apre sulle cose».

da Lei siete voi (LietoColle 2019)

Dimentica la domanda, fai del tuo presente
la sola partenza, non sia solo apparenza
lo stato d’equilibrio che s’apre sulle cose.
Non retrocedere, non piegarti. Non hai
né vanto né colpa. Hai solo la premura
di fare bene. L’espressione che si è persa
devi ritrovare, quella perduta sulla sfera
nel cerchio di tempo fuori da ogni possibile
orizzonte contiguo; fai che possano
riconoscere qualcosa d’altro nel tuo canto,
che non abbia a che fare con testo o voce,
come se non facessi altra cosa che dire.

 

Lirica pura

Descrivi tutto: una clessidra si rovescia,
una colonna s’assottiglia. Tutto
si lima, si limita a rispondere a disegni
in corso d’opera. Vedi, si conciliano
così amore e morte. A parlarne sempre
non li hai mai sperimentati. Io so
cos’è vedere la luce raccartocciarsi,
so come ci si sente nell’esprimersi
solo nei silenzi.

 

*

Restituiscimi il tuo nome imploso
nei dettagli del sole che saliva
ad infuocare le pareti senza
paura di non ardere abbastanza.
Forte da spaccare il cranio alla sorte
era la mia preghiera muta come
un eremita in cima a una collina:
col palmo della mano bombarda
l’odio, l’altra fa ammenda di peccato
e ogni volta che il cielo albeggia
chiede se qualcuno abbia perdonato.
Così tra notti e mattine è anche stato
il nostro amore d’incendio e fango
e ora ti brucia la schiena il mio fiato.

 

Lorenzo Fava è nato ad Ancona nel 1994. Vive a Macerata dove studia lettere e collabora con «Il resto del Carlino». Lei siete voi è stato pubblicato da LietoColle nel 2019.

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