Fotografia di Bruno Fini

Martino Baldi, noto e tradotto in Francia nel 2013 grazie al Premio Internazionale Léon-Gabriel, ancor prima di dare alle stampe la riconosciuta e premiata raccolta del 2005 Capitoli della Commedia (Atelier), aveva divulgato in rete la plaquette Trentadue lattine (Ass Cult Press 2002). Questo titolo richiama alcuni temi e oggetti nuovamente presenti nell’opera successiva, più compiuta, quasi chiedendo di prestare attenzione ai toni della sua versificazione e a ciò che pare ispirarla.
I Capitoli della Commedia di Baldi sono in effetti il riuscito tentativo dell’autore pistoiese di conferire unità alle forme della soggettività che, muovendosi tra oggetti d’uso quotidiano e affetti di natura molto intima, percorre i differenti luoghi della solitudine e tenta di cercare una via di fuga tramite i versi. La commedia della vita – come a molti è noto – si compone di frammenti sparsi che appartengono all’essere umano in quanto tale: lo sguardo si allarga e si restringe sui dolori, sulle ferite, sulle gioie inattese e sui ricordi luminosi che appartengono al patrimonio collettivo. Queste differenti facce di una stessa realtà afferrano il poeta con forza chiedendogli di assumere una dimensione specifica che poi, appunto, è quella in cui si ritrovano l’ampiezza e la profondità del suo sguardo.
Baldi struttura l’opera in sezioni che lasciano tuttavia intendere la volontà di creare una narrazione continuativa che attraversa i “Capitoli dal romanzo”, “La casa gialla” ed “Esodo”, per poi chiudersi in una “Canzonetta” dedicata a una bambina mai nata. Una versione precedente del libro comprendeva anche un “Canto di congedo di Virgilio Angelo Semeraro” e “Natale”, oltre a un Prologo. In questi componimenti, che lo stesso Baldi aveva pubblicato tramite il lit-blog «La costruzione del verso», emerge un tentativo più morbido e delicato di evocare situazioni e accadimenti, affermando che andrebbero colti «nella loro natura di trucioli, ahimé non sbarbarianamente metaforici ma davvero veri e propri trucioli di laboratorio» (lacostruzionedelverso.wordpress.com, 31 Luglio 2006).
Il tocco che contraddistingue questa penna, però, si riscontra soprattutto nella dimensione ridotta, e a tratti soffocante, della vita e della quotidianità, conducendo il lettore ad allontanarsi dai grandi temi di natura esistenziale e filosofica per poi riproiettarli in quelle circostanze in cui è l’uomo a definire il senso di tutto, ancora una volta.
Una nota a parte va dedicata alla sezione “La casa gialla”, luogo di sofferenze e dispiaceri duri, crudi e penetranti, resi tali dal paradosso dell’ironia. Di conseguenza la drammaticità si avverte progressivamente, man mano che Baldi decide di insistere su figure sempre più deformate nelle loro fragilità, nelle loro paure e nella loro essenza “in-umana”.

 

da Capitoli della Commedia (Atelier 2005)

Orval

Mi arrendo al piacere amaro
della Orval, alla fragranza nuda del male
alla tentazione adulta, al cerebrale intento
di non opporsi al peccato, di farsi penetrare
dalla pena di ovunque, distillata;
mi arrendo alla fattura dell’ignoto trappista e mentre
ascolto la rumorosa notte del lungarno
cerco il boccale nel buio e, cieco, tasto
l’aria e gli odori, inseguo gli aromi lievitati
nella profonda cognizione del cadere.

 

Il cielo in una stanza

Tra la dispensa e il tavolo
già apparecchiato, abbiamo
ballato un lento a lume
di candela. La cena
l’abbiamo consumata
come due viaggiatori
in un’oasi notturna
nel tinello.
Anche a rigovernare
nel metro quadro del
mio cucinotto
mi è parso di trovarmi
con te accanto, in riva
a un fiume nel Klondike.

Quando sei qui con me
questa stanza non ha più pareti
ma alberi

 

dalla sezione LA CASA GIALLA

I
La bambina col corpo rotondo
e la testa piccina picciò
ha trent’anni e tu non penseresti
che arrivi a diciassette.
Ha le unghie come i sorrisi,
da animale. E come gatta
chiama, piange e si struscia
nei giorni del calore. Fa le fusa con gli occhi.
Sguaiata nell’amore, rapida a sprofondarsi
(come tutti loro) in sospetti abissali,
con lei non si nasconde il vero
dietro mezze frasi, niente si può celare
quando dall’erba alta dell’infanzia eterna
spalanca gli occhi nebbiosi
all’improvviso feriti e intelligenti
e al tuo dolore chiede: «Perché sei triste?»

 

III
Fausto mani-di-forbice invece cacava per dispetto.
Lungo e snodato come un tiramolla,
la sua giornata consiste nel segnare con le dita,
elastiche e nervose, strisciate di colore immaginario
nella tela dell’aria: è l’action painter della malattia,
calligrafo di ideogrammi mutanti
scritti per il suo dio.
Per noi, invece, sulle sue labbra c’è solo un suono sordo
che ribolle, un mumble-mumble ossessivo,
terrorizzante come la certezza di un disastro ignoto.

 

Lo sguardo macchiato di veleno è il macabro preludio.
Nel gesto, all’improvviso, è una saetta.
Scompare per un niente, si disfa dei vestiti
e salta nella stanza con postura beffarda
nudo e uccellante. Il getto è inevitabile.
Inutile inseguirlo: troppo veloce e plastico
e, soprattutto, criminale geniale.
Fauno che salta e danza,
maneggia il pipi come un idrante, ride e minaccia
(e non soltanto), spandendo piogge d’oro sui muri,
sui pavimenti, sugli arredi e sugli sventurati inseguitori.
E salta e danza e ride, anche da fermo, una volta bloccato.
Ché come un criminale hollywoodiano
da qualche parte nasconde la carta del successo,
un jolly nella manica o un timer già innescato:
dentro un armadio, nella stanza dei giochi
o forse addirittura nella mensa
troppo tardi qualcuno scoprirà
il frutto marrone del suo trionfo.

 

Martino Baldi (Pistoia, 1970) è laureato in Letteratura italiana contemporanea all’Università di Firenze e specializzato in Management di progetti culturali alla Fondazione Fitzcarraldo di Torino. Da molti anni attivo come operatore culturale, ha collaborato con numerose riviste (Atelier, Nabanassar, Ciminiera, Absolute Poetry, Poetarum Silva, Crapula, Alleo). Suoi racconti, poesie, traduzioni e interventi critici sono dispersi su riviste, volumi e antologie in Italia e all’estero. Nel 2005 ha pubblicato il libro di poesie Capitoli della commedia, tradotto e pubblicato in Francia nel 2013, dove ha vinto il Premio internazionale Léon-Gabriel. Ha lavorato in teatro, con varie mansioni, in particolare con la regista Cristina Pezzoli e con il coreografo Roberto Castello. In precedenza ha avuto un’esperienza decennale da giornalista televisivo, perlopiù come telecronista di pallacanestro della Kleenex Pistoia. Attualmente è bibliotecario alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia, per la quale ha ideato e organizza il festival “L’anno che verrà: i libri che leggeremo” e la Biblioteca Vivente. È caporedattore della rivista letteraria «The FLR – The Florentine Literary Review».

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