da Prossimità (Book Editore 2019)

Faire un poème, c’est prendre possession d’un audelà
nuptial qui se trouve bien dans cette vie, trèsrattaché
à elle, et cepedant à proximité des urnes de la mort.

Fare una poesia è prendere possesso di un al di là
nuziale che si trova bene in questa vita, aggrappato
a lei, e tuttavia in prossimità delle urne della morte.

René Char

[…]

nella sconcertazione degli uomini
annoverata come un’epigrafe
o un sigillo
tra gli stati d’animo
(quattordici, saranno quattordici)
di quelli che vanno, quelli che restano
che lei dolorosamente elenca
o Santina! Santina! una tu, lei
per tutte, una! muta
e li elenca dolorosamente
li elenca
dal ricordo all’abbandono
delle braccia morte in grembo
in una luce opale
che non vorrà sperimentare albe nuove
o alcun dilúcere caro
(ché ora tarderebbe)
la tua gratitudine al pianeta
splende
fuoriesce (e dissipa
per la fanciulla senza colomba), e splende
e sovverte tutte le gerarchie
e restituisce la luna agli ippopotami
il peso sonoro e coeso agli eserciti
degli elefanti
e anche alle capre le corna
con cui sono nate per lottare
e ferire. cosí Agnès le ha ritratte
e sono vive intere fiere
come la tua nascita
opposta
al nostro sgomento

all’anima di noi
scordata nella nebbia
sugli assiti dispersi
ai confini del campo in radura
due passi prima del bosco

noi che, non meno del sesso
che insegue nel guizzo dei fianchi
un’imminenza, noi che
nel guizzo della nostra vita
ai bordi sorridenti d’ogni suo frammento
troviamo quella piena e intera dell’equivoco
come a primavera
e ne coltiviamo in ossequio tutta l’incertezza
perché predica, questa, il Nome di lirico
stato e lo copula di concerto
– onore, onore al Maestro (ciao Peppo, tu fermo al caffè!)
che a questo spigolo in ascesa
rese un’intera prospettiva
di case
e muri liquefatti
in una caligine gialla
e sciolti tra le fughe del mattino
sui pavimenti –
noi, accaniti come siamo
ad anticipare le nostre biografie
(Boris, tu a Marina l’avevi svelato
mentre lei alla tua febbre
preferiva incidere il suo piú alto grido
sul monte del gigante adamantino!)
noi, accaniti
ad anticipare le nostre biografie
e a gabbare, tenendo per il gomito qualche teste
connivente, le fantastiche coincidenze
della nostra imbecille morte

[…]

Nina Nasilli è nata a Rovigo nel 1968; vive e lavora a Padova, dove si è laureata in Lettere classiche e ha avviato il laboratorio-studio “Atelier Interno 7”. È stato per lei determinante l’incontro intellettuale con Ottiero Ottieri, una delle figure letterarie piú significative del Novecento. Ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il Premio ciceroniano “Città di Arpino” (2013).
Ha tenuto importanti mostre in Italia e all’estero (dalla grande personale “2N.Est” alla Galleria Civica “Cavour” di Padova nel 2013, fino alla mostra “Vólti lacerti” nel 2017 a Lugano), e collabora con poeti e scrittori per la realizzazione di volumi e preziose edizioni d’arte. Dirige per Book Editore la Collana d’arte “parolatracciaparola” e la Biblioteca del Vernacolo “foglie e radici”.
Ha al suo attivo diverse pubblicazioni: dalle edizioni del Pulcinoelefante ai libri artistici So che sei bella, anima mia! (Il Prato 2008) e Uovo nudo (Book Editore 2013), alla cartella d’arte Il cielo oggi non sta in piedi (Book Editore & Stamperia Barbato Venezia 2014), ai libri di poesia Imperfezioni moleste. E oltre (Il Prato 2008); TRA.DIS.CO trame di disprezzo coerente e licantropo (Book Editore 2010), Oasi criptate (con M. Gadez e P. Garofalo, Il Foglio Letterario 2012), Parabola d’amore (racconto in versi per il teatro) (Book Editore 2012), al buio dei nodi anfratti (Book Editore 2016, Premio Internazionale di Poesia “Città di Marineo 2016”). Con Book Editore anche i suoi due ultimi volumi di poesia, il primo libro in dialetto veneto polesano-pavano Tàşighe! (2017) e Prossimità (2019).

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