Da Non potevo metterci anche l’orizzonte (Edizioni La Gru 2019)

Quando non sei in vena di metafore,
visitalo,
e saprai quanto il dolore è elementare.
Irrompi nella sua scontata architettura
sfilando l’eccesso
insinuati tra composti strati
addizione di scelte inciampi
guasti nel caso.

In quell’ora incerta,
chiarore contro chiarore
ti insegnerà la fluidità dell’acqua
che solo lui possiede,
e tu ancora una volta
come l’acqua
tornerai a disegnare confini.

*

“Chi c’è per primo?”

L’aria si dilata
l’attesa è corale.
Comincia il giro,
entrano escono
supplicanti o sollevati
fa lo stesso.

Si mandano segnali
come in un campo di battaglia,
li riconosco uno per uno,
sono sempre gli stessi.

Impazienti a dondolarsi
sull’orlo della sedia,
non lo sanno ancora
che sono qui riuniti
per le prove generali.

*

Bianca
calda
ha l’odore di latte inacidito
nasce da un punto ignoto
ma preciso
si fa strada
si sparge
lenta lenta
poi inglobando ogni spazio,
fredda,
si rapprende.

Così immagino la fine.

*

Tutto si fa simultaneo
e mi viene a cercare
facendosi già ricordo,
la foglia sfatta sulla pensilina
le ciglia umide del passante
l’atrocità intermittente della luce.

La condanna è nel dettaglio.

*

La fine costa poco
perciò nasciamo già a metà,
e con gracili spalle
ci spintoniamo singhiozzanti,
stretti in una embrionale
asimmetrica frattura,
a tu per tu
con l’alba da una parte
e la catena dall’altra.

 

Paola Setaro è nata a Napoli nel 1979, città dove vive e lavora. Laureata in Lettere moderne e in Storia dell’arte, sta terminando un Dottorato di ricerca. Divide la sua vita tra l’insegnamento, la poesia e la fotografia, ma anche fra tre città – Napoli, Roma e Madrid – dove attinge le immagini che a volte si traducono in versi e altre volte si fissano in uno scatto. Sue poesie sono apparse nello spazio on line della rivista «Levania» e su «La Repubblica».

(Visited 421 times, 1 visits today)