“Con questa nuova raccolta, Elio Grasso porta in superficie il retaggio di una marginalità poetica da lui già altre volte interpretata e ribadita. Mai però la sordità intorno a lui era apparsa tanto compatta e mai la sua parola a volte possente, altre sospesa, ha saputo imbastire ‘fuori dal telaio’ un discorso tanto sapiente.” (Dalla nota di Anna Ruchat).

 

Da Lo sperpero degli astri  (Macabor, 2018)

 

10.
Si preferisce l’inverno
falso alle vaste piogge,
come cordialità
di libri e sommi profitti
delle parole.
Lungo banconi dei caffè
abitano nemici sprecati
e femmine languide
l’un l’altra, preesistenti.
La traduzione poetica
è dispendiosa quanto la lingerie,
sinonimo di utilità carnale
e vanto dell’inguine rasato.
Quanto voraci di fronte
a questo tramonto affranto.

*

15.
Il frutto degli inferi
e la nudità fanno gola
alla resa di una generazione
fallibile costretta alla misura
dei libri,
come se fossero adulti
come se adulassero
la pasqua sui boschi
e le piogge in proporzione
a critiche sgarbate.
L’albero del gelso non ha più
resina, sotto alle radici
lo stridore dei fossi.

*

39.
Noi non abbiamo proporzioni,
né questo verbo nei dintorni
perché si possa riposare
o finanche dormire illesi.
Distanze escluse
dalla geografia, il paese ha mutato
confini per dove posso vedere.
Il mare ha ceduto
ansia profetica, e libri
dismessi dalle cose rimaste.
Ricomincerai
a spogliarti per nutrire
la ruga nascosta,
volutamente torbida.

*

58.
Se strofini le spume,
ed eviti le stratificazioni
dei tuoi segni sul letto,
mancherai al punto
del libro,
alle pretese amorose.
Penserai d’essere tolta
perfetta dal ghiaccio
ma non avrai che arie
confuse e adriatiche.
Lungo il dorso devoluto
agli offerenti che lasciano
fogliame ai plebei.
Periranno nel dispotico
terremoto, estranei al dunque.

*

64.
Lontano dal possesso,
al lume del mare esistono
fogliami e tremori sopra
il nutrimento dell’onda.
Si resta per collidere
in epoca di sepolcri davanti
ai ripidi, e ogni strofa
non rinuncia alla tana.
Di scudo ha denti spezzati,
e insorge tuttavia
nell’arsura dei villani arti.

*

86.
Non ci sono rivali
in questa polverosa
raccolta di fieni antichi,
né amici tenutari di semi.
State attenti alle pagine
nascoste, alle servitù
poco onorevoli, che
il discendere di femmina
corrode persino il corrotto.

 

Elio Grasso è nato a Genova nel 1951. Critico per “Pulp Libri”, “Poesia”, “Capoverso”, “Gradiva”, “Italian Poetry Review”, “La dimora del tempo sospeso”, ecc. Fra i suoi libri: Avvicinamenti (Ripostes, Roma-Salerno 1983), L’angelo delle distanze (Edizioni del laboratorio, Modena 1990), Nel soffio della terra (Guardamagna, Varzi 1993), La prima cenere/Conservatori del mare (Edizioni del laboratorio, Modena 1994), La soglia a te nota (Book, Castel Maggiore 1997), L’acqua del tempo (Caramanica, Marina di Minturno 2001), Tre capitoli di fedeltà (Campanotto, Pasian di Prato 2004), E giorno si ostina (puntoacapo editrice, Novi Ligure 2012), Varco di respiro (Campanotto, Pasian di Prato 2014), Il cibo dei venti (Effigie, Pavia 2015). Ha tradotto i Four Quartets di T. S. Eliot (Raffaelli, Rimini 2017), oltre ai Sonetti di W. Shakespeare (Barbès ed., Firenze 2012) e poesie di E. Carnevali (via del Vento ed., Pistoia 2012) e P. Neruda (Crocetti ed.). Nel 2018 uscirà una nuova edizione dell’antologia dallo Zibaldone di G. Leopardi (Ibis Edizioni).

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