Taci. Non si sente altro che
il fruscio di gonne rosse stridere
al vento una litania
più straziante delle grida
di fringuelli affamati nei nidi.

Non ho più pietà per queste
bocche – code di esse, di zeta
capovolte sulle erre –
ho la furia bianca dei sassi
– la circolare della lingua
sulle vocali, chiuse e perfette –

Non ho che la morte
piana dell’indice alle labbra.

*

Precipitano violente le pietre,
i tetti, i portici, il salone, i palazzi
– le chiese –
Padova tutta trema e crolla
Nulla rimane degli anni – dei segni
che lasciammo sparsi e sprovveduti
per le vie – la memoria non tiene alzate
bandiere alla resa. I sepolti
vivi nella morta città lamentano
inferociti giustizia – dalla grande magnolia
guardano,
dai tigli impietosi di via Toniolo,
dai faggi in via Marzolo
non si sente altro che la voce
il canto – quel pianto
– più di Dio, noi, nel nome –

Ancora la città se pur crollata,
nuda e lapidata
ad ogni ora del giorno,
per quel che resta ti chiama.

*

La pioggia che batte, la mano
tesa a chiedere pane
– cade un bambino,
urla “ mamma ” – piange
per un nulla – la paura
più del dolore è condanna –
– Lascia che da solo si alzi –
No! Lo rimette in piedi
con stretta matrigna lo tiene.
Ma ogni angelo riparatore presenterà il conto
Rimetti i debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

– Dammi tempo e li farò decapitare tutti
come la scure dell’inverno
per gli alberi
le foglie –

*

ordivi un senso al tempo
ordinando alla coscienza
– mai più-non più –
Eppure in ogni cosa
del mondo vedevi la mia ombra
– ti seguiva il passo greve
dalle spalle chiamava
come una preghiera –
Non lasciano riparo – le ombre –
– conseguono dalla luce-

Fummo davvero mai liberi?
– più del bisogno e del desiderio
sapevamo amore la necessità –

*

Non è forse un avvoltoio il volto
sconvolto della luna, questa sera?
Falso e pieno di tutta bianchezza
confonde indifferente
crudeltà per innocenza.
Come quando dicevi
di voler fare il fornaio,
che il pane sfama tutti,
lo vendi per poco e
bottega non la chiudi mai.

In un certo modo l’inganno si cela
sempre dietro
ad un riflesso di luce
e ad una stretta di fame.

 

Claudia Brigato è nata in provincia di Padova nel 1979 . Laureata in Filosofia all’università di Padova successivamente ha conseguito una specializzazione in Pedagogia clinica. Suoi testi sono presenti in varie riviste e blog. Ha curato la voce “Karen Blixen” per l’enciclopedia delle donne.

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