Dalla presentazione

L’antologia presenta la traduzione italiana di liriche e aforismi finlandesi moderni, raccogliendo la produzione di 14 autori, tra cui Samuli Paronen, Markku Envall, Sami Feiring, con un’ampia selezione di contributi femminili come Eeva-Liisa Manner, Mirkka Rekola e Helena Anhava. Il volume curato da Gilberto Gavioli e Fabrizio Caramagna propone il testo originale, le traduzioni di Antonio Parente e Laura Casati e una nota introduttiva di Paula Loikala. La raccolta propone l’idea di una cultura e di una lingua molto diverse da quelle del resto dell’Europa. Proviene infatti da un mondo arcaico e misterioso che riflette l’anima di un popolo vissuto da sempre a stretto contatto con la natura e i suoi fenomeni. Il mistero delle sue origini e la musicalità della sua lingua ci comunicano sensazioni come quelle provate dai rimi viaggiatori giunti all’Ultima Thule, dove il cielo e la terra si toccano. Il volume è strutturato in due sezioni. Nella prima parte si raccoglie il contributo di 7 autori presentando una selezione di liriche essenziale per comprendere l’evoluzione della poesia nella Finlandia del dopoguerra e la ricchezza tematica e stilistica della produzione poetica finnica. L’antologia si apre con le liriche di Jouni Inkala e di Markus Jääskeläinen che ci portano subito nelle atmosfere dell’Ultima Thule indagando il rapporto tra l’io e l’universo e sottolineando lo stretto legame tra uomo e natura. Uno spazio rilevante hanno le voci femminili come Eeva Liisa Manner, una delle più conosciute e tradotte rappresentanti del modernismo finlandese post bellico; Annuka Peura che ricerca una dimensione spirituale indagando il rapporto tra caos e simmetria e la dinamica conflittuale tra uomo e donna, Johanna Venho che nel rapporto con la natura trova la risposta alla ricerca della propria identità e Katariina Vuorinen, che nella solidarietà e nei ritmi quotidiani della vita cerca una via d’uscita alla solitudine, l’inquietudine e l’angoscia. La sezione dedicata agli aforisti racchiude una selezione degli autori più rappresentativi dell’aforisma contemporaneo in Finlandia, presentati qui per la prima volta al pubblico italiano. Come sottolinea il curatore della sezione aforistica Fabrizio Caramagna: «Se in Svezia il genere letterario del thriller ha monopolizzato l’attenzione del mercato editoriale, in Finlandia l’aforisma ha una sua nicchia letteraria e un seguito diffuso tanto che si può definire la Finlandia la “terra dei mille laghi e dei mille aforisti”». La produzione si caratterizza per l’alternanza di toni leggeri e gravi, di colori luminosi e notturni, nella forte denuncia e reazione alla presenza del senso di colpa, che si manifesta nella figura del «capro espiatorio» e nei frequenti rinvii al mondo infantile e familiare. La selezione qui raccolta è fortemente rappresentativa di come in Finlandia l’aforisma infatti non sia solo un genere letterario, ma sia diventato un genere pubblico che permette agli autori di confrontarsi tra loro su temi di rilievo politico, sociale e morale, oltre che conservare le proprie qualità di riflessione interiore. Un’altra peculiarità dell’aforisma finlandese è l’alto numero di firme femminili, assai più elevato che in altre letterature. […]

da Poeti e aforisti in Finlandia (Edizioni del Foglio Clandestino, quinta edizione 2020), a cura di Gilberto Gavioli e Fabrizio Caramagna. Traduzione di Laura Casati e Antonio Parente

di Jouni Inkala 

LINGUE PIÙ STRANIERE 

I giorni passati sono le sole lingue straniere che
ho imparato nel momento in cui ho parlato.

Stimate dagli elementi più pesanti
nascono, e si scompongono più lentamente.

I giorni passati innumerabili rumoreggiano dietro
il silenzio, in un luogo ormai irraggiungibile.
Le loro parole si zittiscono come secchi
caduti nel pozzo più profondo della fanciullezza,
fluttuano sul braccio di un vecchio, sul capo di una
corda sottile, così distanti sono.

In uguale compagnia – ogni battito del mio cuore,
la neve sciolta degli inverni che ho visto,
le scarpe che ho camminato, da un’estremità all’altra.

Guardano ora concentrati, ogni mio nuovo
movimento, ogni mio fresco incontro.
Ma verranno anche notti in cui mi salveranno
dai mari burrascosi dell’eternità sconfinata.

(Tempi di corno, 2005)

VIERAIMMAT KIELET

Menneet päivät ovat ainoat vieraat kielet, joita
samalla hetkellä kuin puhuin, opin.

Raskaimpien alkuaineiden kunnioittamina
ne syntyvät, ja hajoavat niitä hitaammin.

Lukemattomina menneet päivät hälisevät hiljaisuuden
takana, paikassa jonne ei pääse enää.
Niiden sanat vaikenevat, niin kuin lapsuuden
syvimpään kaivoon, pudotetut ämpärit,
vanhuksen käsivarressa, ohuen nuoran päässä
kelluvat, siellä kaukana ne ovat.

Samassa seurassa – jokainen sydämeni lyönti,
näkemieni talvien sulanut lumi,
kengät jotka olen kävellyt, päästä päähän.

Katsovat nyt keskittyneesti, jokaista uutta
liikahdustani, jokaista tuoretta kohtaamistani.
Mutta tulee myös öitä, joissa ne pelastavat minut
suunnattomasta ajattomuuden merihädästä.

(Sarveisaikoja, 2005)

***

di Markus Jääskeläinen

Ogni volta che ciò di più terribile
diventa realtà; non schiudere le tende,
non voltarti! Tieni gli occhi
chiusi, gioca ad esser pietra. Molto lentamente,
senza toccar nulla, indossa il cappotto,
lascia la stanza. Il sole porta
in bocca il cielo rosso,
gli uccelli corvini gracchiano sugli alberi
spogli. Peggio della morte è dormire fino
ai primi raggi del mattino.

(Seme, 1996)

Milloin tahansa kaikkein kauhein
käy toteen; älä avaa verhoja,
älä käänny ympäri! Pidä silmät
kiinni, leiki kiveä. Hyvin hitaasti,
mihinkään koskematta, pue takki yllesi,
poistu huoneesta. Aurinko kantaa
punaista taivasta suussaan,
mustat linnut raakkuvat lehdettömissä
puissa. Kuolema pahempi on nukkua aamun
ensi säteisiin.

(Siemen, 1996)

 

In una poesia brutta, come in analoga compagnia,
sei solo. Ascolti, non ascolti;
apri la bocca, premi i tasti con le dita
ma le tue parole sono già dette; abbandoni la frase a metà.
Ti alzi dalla scrivania, apri la finestra del bagno;
sei nei libri dei morti, una promessa
da tempo non mantenuta; di te si parla
come se fossi scomparso.

(Testamento, 1998)

Huonossa runossa, kuin seurassa,
olet yksin. Kuuntelet, et kuule;
avaat suusi, lasket sormet näppäimille
mutta sanasi sanottu; jätät lauseen kesken.
Poistut pöydästä, avaat wc:n ikkunan;
olet kuolleiden kirjoissa kauan
menetetty lupaus; sinusta puhutaan
kuin olisit poissa.

(Testamentti, 1998)

***

di Eeva-Liisa Manner

TEOREMA

Sia dura la prosa, susciti pure inquietudini.
Ma la poesia è un’eco che si ascolta quando la vita è muta:

sui monti scivolano le ombre: immagine di vento e nubi,
il passaggio del fumo o della vita: terso, oscuro, terso,

un fiume che scorre lieve, boschi profondi di nubi,
case in lenta rovina, vicoli che esalano calore,

la lisa soglia che si consuma, la quiete dell’ombra,
il passo timoroso di un bambino nell’oscurità di una stanza,

una lettera che viene da lontano spinta sotto la porta,
talmente enorme e bianca da riempire la casa,

oppure una giornata così rigida e tersa da lasciar sentire
il sole che inchioda l’azzurra porta inabitata.

TEOREEMA

Proosa olkoon kovaa, se herättäköön levottomuutta.
Mutta runo on kaiku joka kuullaan, kun elämä on mykkää:

vuorilla liukuvat varjot: tuulen ja pilvien kuva,
savun kulku tai elämän: kirkas, hämärä, kirkas,

hiljaa virtaava joki, syvät pilviset metsät,
hitaasti maatuvat talot, lämpöä huokuvat kujat,

hauraaksi kulunut kynnys, varjon hiljaisuus,
lapsen pelokas askel huoneen hämäryyteen,

kirje joka tulee kaukaa ja työnnetään oven ali,
niin suuri ja valkea että se täyttää talon,

tai päivä niin jäykkä ja kirkas että voi kuulla
miten aurinko naulaa umpeen aution sinisen oven.

 

Faccio della mia vita una poesia, della poesia la vita,
una poesia è un modo di vivere e l’unico modo di morire
con estatica indifferenza:
scivolare nell’infinito, galleggiare
per un preposto attimo lieve sulla superficie divina,
sulla superficie dei gelidi occhi divini,

che non piangono, non vegliano, non maturano opinioni,
guardano con distacco e ammettono ogni cosa,
perseguono l’ordine e precisi attimi
proteggono scorpioni, serpi, seppie
(che le persone odiano, confondendo coi loro desideri
queste forme);

professa un’unica fede: la Curiosità,
vagare per stanze di pesci, scorpione e capra,
mutuare dall’uccello desiderio e distanza
e librarsi all’ingiù
come un’ala avvolta dal vento,
rapida libertà, a forma d’uccello.

(Questo viaggio, 1956)

Teen elämästäni runon, runosta elämän,
runo on tapa elää ja ainoa tapa kuolla
haltioituneen välinpitämättömästi:
liukua äärettömyyteen, uiskennella
Jumalan pinnalla kevyt valittu hetki,
Jumalan kylmien silmien pinnalla,

jotka eivät itke, eivät valvo, eivät muodosta mielipiteitä,
katsovat kiintymättä ja myöntäen kaiken,
harrastavat järjestystä ja täsmällisiä hetkiä
suojelevat skorpionia, käärmettä, mustekalaa
(joita ihmiset vihaavat, sekoittaen himoihinsa
nämä muodot);

tunnustaa yhtä uskontoa: Uteliaisuutta,
vaeltaa kalojen, skorpionin ja kauriin huoneet,
lainata linnulta mieliteko ja matka
ja leijalla alas
kuin tuulen käärimä siipi,
nopea vapaus, linnun muotoinen.

(Tämä matka, 1956)

***

di Mirkka Rekola

Abbasso la visiera del berretto smetto di guardare
i pensieri pronti alla partenza
siedo in questo treno lungo un viaggio

(Gioia e asimmetria, 1965)

Vedän lakinlipan alas lakkaan katselemasta
ajatukset lähtövalmiit
istun tässä matkanpituisessa junassa

(Ilo ja epäsymmetria, 1965)

AL VENTO

Non c’è di che preoccuparsi. L’ombra non
può cadere. Si muove come l’albero
e ne segue ogni scatto.
Come fuoco è trascinata via nel vento
e scivola con leggerezza sopra ogni cosa.
Non c’è di che preoccuparsi. L’ombra non
può cadere. Si muove soltanto.
E quando si stacca un ramo dal tronco
lei lo sente e lo accoglie.

TUULESSA

Ei ole mitään hätää. Varjo ei
voi kaatua. Se liikkuu niinkuin puu
ja toistaa sitä joka nykäisyllä.
Kuin tulena se tuuleen tempautuu
ja liukuu keveästi kaiken yllä.
Ei ole mitään hätää. Varjo ei
voi kaatua. Se liikkuu ainoastaan.
Ja oksan irrotessa rungosta
se tuntee sen ja ottaa vastaan.

 

Le notti non sono più calde,
il ribes nero sa di freddo,
il topo muschiato nuota più veloce,
in città le luci si infittiscono.
La cima dell’abete oscillava sul tetto,
non riesco a liberarmi dal pensiero
che si sia dimenticato qualcosa.
Si sente un treno da est, da sud il grido di una civetta.

Eivät yöt ole lämpimiä enää,
musta viinimarja maistuu kylmältä,
piisamirotta ui nopeammin,
kaupungissa valot tihenevät.
Katon yllä heilahti kuusenlatva,
minä en vain pääse eroon ajatuksesta
että jotakin unohtui.
Idästä kuuluu juna, etelästä pöllön huuto.

 

respiro sulla tua mano e dico:
così fa il vento quando gli piaci.

(Lascia che il giorno sia tutto, 1968)

minä hengitän kätesi iholle ja sanon:
näin tekee tuuli kun se sinusta pitää.

(Anna päivän olla kaikki, 1968)

 

Jouni Inkala nasce a Kemi nel 1966. L’esordio poetico avviene con la raccolta Qui il suo limite (Tässä sen reuna, 1992) che gli vale il premio ‘J. H. Erkko’. Nella sua seconda raccolta, Della stanza e della famiglia (Huonetta ja sukua, 1994) il teatro della narrazione non è più il “limite del mondo” (la Finlandia e il nord Europa), come nella precedente raccolta, ma l’Europa orientale e meridionale. Il culmine della raffinatezza linguistica e di pensiero di Inkala è rappresentato dalla sua terza raccolta, La compagnia dei Santi (Pyhien seura, 1996), dove l’autore si sofferma, sommessamente e devotamente, sui temi della fede e della religione, in una maniera insolitamente esplicita per un poeta della sua generazione. Il tema dell’amore sacro e profano viene approfondito nelle raccolte Per ciò che rimane (Sille joka jää, 1998) e Viaggio nel deserto (Autiomaaretki, 2000). Nel 2002 pubblica Non scritto (Kirjoittamaton), nel 2005 Tempi di corno (Sarveisaikoja) e nel 2008 Quale sapere è indispensabile all’essere umano? (Minkä tietäminen on ihmiselle välttämätöntä). La sua ultima raccolta è Chemiosintesi (Kemosynteesi) pubblicata nel 2011.

Markus Jääskeläinen nasce ad Helsinki nel 1969, studia filologia inglese, letteratura e folcloristica a Turku, dove abita a lungo prima di trasferirsi in Australia; prende parte ad Helsinki alle attività del «Club dei poeti vivi». Le sue prime poesie sono del 1991, comprese nella raccolta Canti antichi / Animali senza nome (Vanhat laulut / Nimettömät eläimet), pubblicata insieme al poeta Tommi Parko, e che rappresenta anche la loro prima opera nell’ambito del progetto editoriale dedicato alla poesia indipendente ‘Nihil Interit’. Nello stesso anno viene notato anche dall’establishment letterario finlandese e i suoi versi sono pubblicati nella maggiore rivista letteraria finlandese, «Parnasso». La casa editrice Otava nel 1994 pubblica la sua prima raccolta Finché vedrò qualcos’altro (Kunnes muuta näen). Il momento chiave della ricerca del senso dell’esistenza è nella dichiarazione dell’autore: «Sono il mio corpo. Finché non troverò qualcos’altro». I modelli di Jääskeläinen sono prima di tutto autori non finlandesi, quali Eugène Guillevic e Octavio Paz. Tra i poeti della tradizione finlandese invece l’autore cita Saarikoski, un’influenza importante e costante per tutti gli autori nati negli anni ‘60, ma anche Sirkka Selja: autori che collaborano al movimento modernista finlandese degli anni ‘50. La forza di Jääskeläinen è proprio nelle meditazioni liriche, che si svolgono oltre il piano spazio-tempo, come è possibile notare anche nelle sue raccolte successive In quest’istante, senza avviso (Tässä hetkessä, varoittamatta, 2001), Pronto (Valmis, 2004), Pesce volante (Lentokala, 2008) e Palloncino (Ilmapallo, 2011).

Eeva-Liisa Manner nasce a Helsinki nel 1921 e muore nel 1995 a Tampere. Poetessa, prosatrice, autrice di sceneggiature teatrali e radiofoniche, critica letteraria e traduttrice è una delle figure più importanti della poesia finlandese del XX secolo. Debutta già negli ‘40 con raccolte poetiche ancora molto tradizionali dal punto di vista formale, contenenti riflessioni sui drammi della guerra. Il punto di svolta della sua opera è la raccolta Questo viaggio (Tämä matka, 1956) che viene universalmente considerata, insieme a Il Palazzo d’inverno (Talvipalatsi) di Haavikko, come l’opera più importante del modernismo finlandese postbellico. Il culmine della sua opera più tarda è la raccolta Acque morte (Kuolleet vedet, 1976), dove l’autrice espande la sua caratteristica visione panteistica, accorpandovi anche il tema ecologico.

Mirkka Rekola nasce nel 1931 a Tampere. Pluritradotta e pluripremiata ha esordito nel 1954 con il volume di poesie Nell’acqua il fuoco (Vedessä palaa) al quale sono seguite una ventina di pubblicazioni come ad esempio Gioia e asimmetria (Ilo ja epäsymmetria, 1965) e L’orbita della quasi luna (Valekuun reitti, 2004). Ha pubblicato anche diversi volumi di aforismi che le hanno valso il prestigioso ‘Premio Samuli Paronen’ alla carriera nel 2007. Muore a Helsinki nel 2014. La sua produzione aforistica inizia nel 1969 con la raccolta Taccuino (Muistikirja). Seguiranno I mondi nel corso d’acqua della neve (Maailmat lumen vesistöissä), Vista d’occhio (Silmänkantama), Nella fresca memoria la primavera (Tuoreessa muistissa kevät). Ha anche pubblicato nel 1987 un libro dal titolo Dei Masku (Maskuja) a metà tra la prosa, la poesia e l’aforisma, che contiene facezie, motti di spirito e detti umoristici.

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