Dettaglio da Ingresso a Gerusalemme, Giotto

Prima di parlare del volume in oggetto, devo confessare la difficoltà masticatoria che ho incontrato nell’approccio preliminare ad una densità testuale che, lì per lì, mi ha sconcertato oltreché investito come un freccia rossa in pieno petto. E, già dalla prima pagina, chiunque di voi leggerà De renuntiatione di Angelo Scipioni credo proverà la mia stessa sensazione, poiché inizialmente risulta arduo immergersi in questo vortice irrefrenabile di immagini, simboli, storie sovrapposte e frullate, ma soprattutto di lemmi e quindi concetti concatenati da un’imprevedibilità che apre tuttavia sentieri ermeneutici inconsueti ed affascinanti.
Nella presentazione della collana Ungarettiana della SEF Editrice di Firenze, diretta e curata da Paolo Valesio, a cui il libro appartiene, si ribadisce che la poesia ha il compito di rappresentare un forte senso della situazione italiana e al contempo una nuova e accresciuta quantità di vita e di pensiero. E questo avviene pienamente e potentemente nell’opera prima di Scipioni, nato nell’Abruzzo profondo, a Magliano de’ Marsi, e migrante instancabile transitato per Roma e giunto a New York, ma non certo per arrestare lì il volo della propria esperienza e della riflessione che da essa scaturisce.
In De renuntiatione ci troviamo di fronte ad un ampio ed articolato inno alla spiritualità tutta terrena della materia, delle viscere esposte e della struttura intrinseca dell’esistenza stessa. L’impalcatura è vertiginosa e solidamente fluttuante, puntellata periodicamente da interpolazioni da autori disparati, brandelli di letture che cuciono il patchwork che il poeta-testimone emulsiona con disinvoltura, lasciando che le particelle mondane, elettrizzate per vitalità endogena, si aggreghino e separino con nessi e soluzioni affatto originali.
In questa anarchica e commovente prova di affresco universale della storia concepita come successione di piani iconici compenetrabili, di secolo in secolo, insiste un’atmosfera di silvana sacralità che si materializza in un’aspra chiesetta sperduta lassù nel cuore d’Abruzzo con cui l’intelligenza emotiva e poetica di Scipioni pulsa all’unisono. L’autore fa una descrizione minuziosa ed affettuosa di questo fulcro uterino da cui parte il cammino della storia individuale e collettiva descritta in De renuntiatione, sempre declinata dal basso, spiccando il volo dalla prospettiva dei piedi fino a giungere alle sommità dello spirito.
Questo processo bifocale, preziosamente intessuto di spericolate esondazioni del nesso logico in scaltrezza pindarica, viene perfettamente rappresentato dal discorso che prosegue impetuoso per associazione fonetica, genetica, geologica che edifica lentamente, per avvolgenza, prima lo schizzo, poi il contorno del colore, infine la levigatezza delle volumetrie, immaginando dove la lingua orgogliosamente dantesca non giunge. In questo ruolo di «neodante», Scipioni adombra tutto l’orgoglio ma anche il tremore nell’insignire di dignità comunicativa questo eloquio bello nella sua fragilità fondativa, per cui si schermisce definendosi «per / metà ridicolo – cincinnato per / metà sordastro / oblato celestiniano», riaffermando tra l’altro la ferrea volontà di rinunciare, di sottrarsi scegliendo di schierarsi a favore di «una – preistoria o post / istoria di radicale – obiezione alla – storia».
In ogni passo di questo che possiamo definire un atto poetico assoluto, dall’incipitaria intitolazione alla Marilyn-musa-moglie alla nota biobibliografica in versi, sicuramente sentirete pulsare questo colossale sforzo di classificazione enciclopoetica e, chiusa l’ultima pagina, tornerete a lungo a sentirne nel ventre tutta la coinvolgente eco.

 

da De renuntiatione (SEF Società Editrice Fiorentina 2019)

qui
giunto a questa – screpolata
antifona – ocra interrata contro
pendìo sotto tre – gradi
di basolato come la – punta
spezzata di un – velivolo di un seme
di cardo di – biancospino di
un’amigdala – scheggiata da un
cacciatore peligno – o sannita
perduto da una – fitta
nevicata – dall’unghiata di un
orso – bruno di un
dubbio di una – gioia sulle
tracce mai – prima viste nel
fango di una – futura
eremitica ave
qui
giunto tutto – si compie
qui
su questa obliqua – croce
che le mie braccia – intraversano
al grembo in questo – patibolo
di carne – dolce non
issato ma – obliquamente
deposto – coricato adagiato
al di sotto – delle forze
dei gravi come una – tellina
una stella – marina sul fondo
dell’oceano in – me fatta schiava
per questo dallo – sfregio
smanacciato sulla – gola
dall’angelo – di passaggio
paria al di – sotto al di
fuori di tutte – le gerarchie
delle azioni – e reazioni della
stessa dittatrice – retorica
dell’amore – dell’algebra in
più e in – meno delle sue
volizioni
qui
giunto – l’amore che ha
tirato come una – ghironda
le corde della tua – gola dei tuoi
sandali che ha – opposto i tuoi
tendini le tue – adorate
carni ai – piombati
flagelli degli – editti degli
inri ai chiodi – acutamente
pensati – instillati goccia
a goccia dagli – alambicchi
delle croci dalla loro – lingua
totale – che mappa coi suoi
tubicini – capillari i suoi
aghi – a farfalla tutto
lo spazio – del pensabile e
dell’impensabile della – terrestre
celeste – gerusalemme correndo
su e giù da – inwood a battery
park coi suoi – vagoni grigio
argentei i suoi – veltri gli
spioventi – altoparlanti i sacchi
di patate degli – homeless sprofondati
dal sonno – della specie nei
barconi alla – deriva delle sudice
sneakers
qui

 

Angelo Scipioni (Magliano de’ Marsi, L’Aquila 1960) vive a New York. Dopo la laurea all’Università dell’Aquila, ha insegnato italiano e latino nei Licei sia a Roma, sia poi a New York presso la Yeshiva University. Ha scritto due drammi sacri musicali: Attorno a un fuoco (in italiano), pubblicato nel 1985 e Messa della Beata Voce (in italiano e dialetto marsicano con inserti di una lingua ‘creola’ mescidata di italiano, dialetti e latino), uscito nel 1987. Ha poi pubblicato sue poesie nelle riviste Nuovi argomenti, In Forma di Parole e Italian Poetry Review. Questo è il suo primo libro di poesia.

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1 Comment

  1. mbarbis 04/02/2021 at 9:34 pm

    Fantastico! Dalla Marsica a New York solo andata, l’impronta post-moderna di un poeta dotato dell’abilità di una mente davvero onnivora. Bella proposta davvero. Complimenti anche al curatore della nota critica che ha reso tutto molto gustoso.