“Noi lo immaginiamo, Srečko Kosovel, mentre attraverso le sue lenti sottili si immerge in quel paesaggio che non è cambiato poi tanto da allora — sono passati quasi cent’anni —, solo la strada è oggi asfaltata, ma non mancano i muretti ed i ciliegi, e la vita contadina qui non si è ancora arresa allo strapotere delle industrie e dei centri commerciali. Qui è Tomaj, oggi poco più di trecento abitanti, sull’altopiano carsico sloveno, nel comune di Sežana. La casa dove Kosovel ha vissuto gli ultimi anni della sua troppo breve vita, e da cui osservava quel paesaggio così mirabilmente descritto, esiste ancora, ed è diventata una casa-museo che offre ai visitatori oggetti, libri e sensazioni di quella che è stata una vita breve e intensa, sofferta e poetica.”

Tratto dall’introduzione di Michele Obit a Quel Carso felice (Transalpina, 2017)

 

Le seguenti traduzioni dei testi di  Srečko Kosovel sono state realizzate da Michele Obit e pubblicate nella raccolta antologica Quel Carso Felice (Transalpina Editore, 2017)

 

 

 

Sredi noči

Sredi noči, ko bori vzvršijo,
ko se drevesa iz sanj prebudijo,
kadar gre veter čez poljé,
se prebudi moje srce.

Med mesečino se polje svetlika,
topol, jagned in trepetlika
tiho šepečejo preko poljá
z nekom od onkraj sveta.

Sobice večnosti vse so odprte,
duše naše več niso potrte,
zlati odsevi sijejo k nam,
čutiš, da nisi več sam!

 

Nel mezzo della notte

Nel mezzo della notte, nel lamento dei pini,
mentre gli alberi si destano dall’onirica visione,
quando il vento la campagna ammanta,
il mio cuore trova nuova ispirazione.

Al chiarore della luna il campo favilla,
il pioppo, il salice e anche l’ontáno
a chi sta al di fuori del creato
sussurrano suadenti per il piano.

Le piccole stanze d’eternità aperte,
nell’anime nostre la speranza è in volo,
brilla il sole dorato su di noi
e senti di non essere più solo!

 

***

 

Ciklame

Ciklame
dehtijo
kakor tedaj
meseca
srebrni sijaj
se razliva
v dolino.

Pod belimi okni
je tiho vse,
mesec
po srebrni cesti gre.
Ciklame
dehtijo
same,
same,
same.

 

Ciclamini

Profumano
i ciclamini
come allora,
della luna
il chiarore argentato
si riversa
sulla valle.
Sotto le bianche finestre
tutto è muto,
la luna
per la strada argentata va.
I ciclamini
profumano
soli,
soli,
soli.

 

***

 

Bori

Bori, bori v tihi grozi,
bori, bori v nemi grozi,
bori, bori, bori, bori!

Bori, bori, temni bori
kakor stražniki pod goro
preko kamenite gmajne
težko, trudno šepetajo.

Kadar bolna duša skloni
v jasni noči se čez gore,
čujem pritajene zvoke
in ne morem več zaspati.

«Trudno sanjajoči bori,
ali umirajo mi bratje,
ali umira moja mati,
ali kliče me moj oče?»

Brez odgovora vršijo
kakor v trudnih, ubitih sanjah,
ko da umira moja mati,
ko da kliče me moj oče,
ko da so mi bolni bratje.

 

Pini

Pini, pini nel muto orrore,
pini, pini nel silente orrore,
pini, pini, pini, pini!

Pini, pini, tetri pini
come guardie sotto la vetta
per le lande pietrose
sussurrano grevi e stanchi.

Quando l’anima sofferta si china
oltre le vette nella chiara notte,
sento i suoni soffocati
e più non so dormire.

“Stanchi sognanti pini,
muoiono forse i miei fratelli,
muore forse mia madre
o è mio padre a chiamarmi?”

Senza risposta mormorano
come gravati da sogni angosciosi,
come se morisse mia madre,
come se chiamasse mio padre
e sofferenti fossero i miei fratelli.

 

 

Michele Obit (1966) vive a S. Pietro al Natisone (Udine). Ha pubblicato le raccolte poetiche Notte delle radici (1988), Per certi versi / Po drugi strani (1995), Epifania del profondo / Epiphanje der Tiefe (Austria, 2001), Leta na oknu (2001), Mardeisargassi (2004), Quiebra-Canto (Colombia, 2004), Le parole nascono già sporche (2010) e Marginalia/Marginalije (Lubiana, 2010). Ha tradotto in italiano i più importanti poeti sloveni delle giovani generazioni e scrittori come Miha Mazzini, Aleš Šteger e Boris Pahor.

Srečko Kosovel (Sesana, 18 marzo 1904 – Tomadio, 27 maggio 1926)è uno dei più importanti poeti sloveni del 1900. 

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