Dalla prefazione di Gabriel Del Sarto

“Napolitano a tratti pare indicare nello svuotamento dell’io, che pure deve persistere, la strada maestra per raggiungere la pienezza, che non esiste fuori dal linguaggio e dal dialogo con l’altro, fuori appunto da quell’amore che qui appare come la forza che incondizionatamente protegge e lascia che non ci sia incanto alcuno. Perché la realtà è l’unica vera dimensione di idillio. La realtà come meditazione e contemplazione, la realtà come lettura e insegnamento o semplicemente la realtà come capacità di comprensione del mondo e di chi lo abita. È una riflessione, quella di Napolitano, che si compie nel sacrificio, unito a un generoso trasporto sulle cose.”

 

da Scritto d’autunno (Ensemble, 2019)

 

Io voglio che sia il mondo dell’autunno

 

L’autunno è sempre un tempo in cui pensiamo all’eternità.
Alle nostre memorie, lasciate sull’erba dei morti.
Tu dicevi che si indicavano le domande giuste
sul nostro tempo,
che saresti stato come l’autunno che torna a dire i limiti,
quando perdiamo nella corsa le persone care:
in alcune luci che ci danno conforto,
lasciamo che avvengano gli affanni:
nei tuoi sorrisi non mancano persone e alberi,
le scarpe di chi sente percorrere tutta un’intera vita a piedi.
Lascio le mie forchette su un tavolo di stelle,
resto seduta fuori, alla distanza giusta
che muove le stagioni nel vento.

Accade quando stiamo insieme
che i giorni della settimana cambiano:
il sole non è più il sole e tu non sei come la primavera,
sei molto più somigliante all’autunno
più leggero nei giorni della settimana.

Sei come un vivo autunno, dall’aria giovane,
che mi ha raccolto in un giorno caldo d’agosto,
quando la pioggia si poteva sopportare
e si poteva animare il vento, i fulmini delle proiezioni.
Sei somigliante all’autunno.
Ad un’acqua che chiude gli occhi
ai colori dei giorni, così somigli all’autunno, felice

così ti alzi con coraggio, quando l’autunno è finito,
come fossi tua per sempre.

 

*

 

Tu passato sei molto simile a come sei oggi,
ma il tuo sorriso cade
nella ferita limite vicina ai due volumi: nel primo volume,
nuovo, leggo un editoriale di emozioni
pagine numerate con dichiarazioni di sorrisi.
Alle letture in pubblico,
trovo il tuo sorriso in mezzo agli altri,
ho scritto ad un’amica
che non è una rivale: questo per spiegare
anche nel secondo volume, a quelli che non capiscono,
che i corpi possono comporsi
solo sotto l’autorità del pensiero,
che non esiste un’ironia dove tu diventi
antilopi o volpi.
Questi personaggi sembrano il fac-simile
di una pittura astratta, riuscita male:
ogni luce scolorisce e perde mitologia.
Il giallo limone non ha alcun effetto psichico,
nemmeno i colori comunicano
necessità interiori, non è paragonabile
all’interno di una natura di Dalì o Tanguy
e queste pennellate del valere
di pelle allegorica: sanno di scoperte d’errore
e scarti. Per fortuna, ti sei innamorato di entrambi
i volumi, per quanto si è potuto
ci siamo sentiti come compresi, capiti del tutto.
La differenza tra nervi, possibilità e società
non sta sempre tutta nel centro di una miscellanea
serenità? Non è che l’insensata pulizia interiore,
eppure continua e necessarissima?
Una copia di qualcosa che non potrà
mai essere uguale alla fonte.

Cambia col tempo anche il concetto di poesia, cambia.
Una volta ho persino sognato di avere
qualcosa conficcato nell’occhio,
nel sogno mi sono guardata allo specchio
e ho scritto che non era successo niente.
Le cose della storia dei libri stanno anche qui,
considerando alcuni che scrivono con una fissa per le cose.

Per esempio potrei trovare molte cose
in un libro con molte sezioni.
C’è sempre da cominciare presto qualcosa,
rifarsi gli occhi, le rughe, il viso, rifarsi il corpo e la pelle,
come le sezioni di un libro.
È importante cominciare, presto, molto presto.
Qualsiasi colore si usi, poi viene il sonno.
Sicuramente capita che viene il sonno,
vorrei e dovrei evitarlo per scrivere.

 

*

 

Non ho alcuna intenzione di immaginarci insieme oggi, ci sono troppi libri a reclamarmi ascolto musica delle radio straniere leggo Prèvert insieme ad un poeta italiano contemporaneo ogni tanto rileggo un’opera di un pittore surrealista e le poesie di Marianne Moore. Saranno tutti poeti visionari, cullati dal dubbio del vivere, o obbietteranno ragioni razionali a poeti d’immagini come Blake romantici come Keats. La radio poi manda una canzone rock e gli altri si muovono nei miei ricordi come se non fossero all’altezza di poter schiacciare gli scorpioni con un sorriso misurato. La vita è anche questo giorno di gloria e di morte, la vita è anche pensare ai soldi suggerire poche parole, cambiare iniziali di un cognome dopo il matrimonio, ascoltare i racconti di Parigi e dell’America, mentre una musica quasi mistica cade sulle dita, sto scrivendo per il mio stesso futuro, sempre lo stesso, come quando ero bambina nella storia tagliente e intensa. What’s your story morning glory? Cancellare la storia è forse la cosa che meglio mi riesce come non amare più i libri che prima amavo molto. Non diventare mai quello che gli altri si sarebbero aspettati forse anche quello che io stessa mi sarei aspettata da me. Questo solo perché i libri più interessanti sono costosi, i percorsi più lontani sono irraggiungibili dal desiderio. La tua storia di un giorno glorioso. What’s your story morning glory? Fogli introvabili: ripensare un pomeriggio di ottobre alle mani degli sconosciuti che mi amano, ad un altro qualsiasi incontrato forse in un tempo. Incontri inutili o forse no che mi hanno meglio raccomandato come occupare il posto del vivere. Lo sguardo sconosciuto di uno sconosciuto quasi santificato, – reso felice, forse inutile, invano o forse no, – mentre avevo le mani occupate forse non solo a pregare a cercare di non nominare il nome di dio invano, anche la mia storia che forse appartiene ad un uomo che scrive, che a sua volta appartiene a un dio che scrive. Sono tutti criteri di santità condivisa. Tu sposami prima di santificarti nelle poesie, il presente non si è fatto un tatuaggio e ha scritto la mia storia sulla sua pelle rischiando di incontrare diverse cose sconosciute chiamate poi dagli altri poesie straordinarie. Mentre umilmente cercavo di togliermi il peso delle pagine non scritte. E i fogli gettati alle onde mi restituiscono questo e tanto altro.

 

Sabatina Napolitano (1989) vede pubblicate alcune poesie sul blog letterario Poetarum Silva, Poesia ultracontemporanea, Neobar, Bibbia d’Asfalto, Irisnews. Viene pubblicata nell’antologia Secondo repertorio di poesia italiana contemporanea di Arcipelago Itaca. Scritto d’autunno esce con Ensemble nel 2019. È nella giuria del premio Nabokov.

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