Dalla prefazione di Maria Borio

“[…] Sistemi ci dice come un ventenne nel 2020 si ponga, attraverso la poesia, problemi come questi: in che modo la letteratura è – o deve essere… – anche intelligenza, conoscenza della vita? In che modo possiamo considerare oggi un libro di poesia? Sono domande che la maggior parte dei lettori si aspetta forse più dalla poesia italiana del Novecento che da quella dei nostri anni, come se di aspetti per così dire strutturali e sostanziali non si sentisse il bisogno e tutto venisse affidato alla corrente mediatica che fa seguire lo stupore del gesto piuttosto che il senso di un progetto. Ma con Sistemi troviamo un giovanissimo che sicuramente pensa a un nuovo stare, pieno e consapevole, della poesia nel contemporaneo.[…] Il libro ha un titolo importante: una parola che rimanda alla fisica e alla metafisica; fa intuire che la raccolta si vorrebbe proporre come un’esplorazione fisica e metafisica della vita. Diviso in tre parti – Detentivi, Complessi e Chiusi – il libro è articolato come una specie di planetario con la forma di un’ellisse. Seguirne il percorso assomiglia al fenomeno di una reazione a rilascio prolungato, con punti contratti e distesi che rappresentano i fuochi dell’ellisse e innescano una serie di rispecchiamenti: tra coscienza e incoscienza a livello metafisico, tra mondo interno e esterno a livello fisico, tra doppie serie di contrappunto a livello musicale. Una chiave di lettura per entrare nella dinamica ellittica di Sistemi è, infatti, proprio la musica. […]”

Da Sistemi (Interno Poesia Editore 2020)

Quando si abita il panico, lo sgomento,
nulla può essere pensato né agito:
la salvazione o l’abisso calano
inattesi come il bus invisibile
che traghetta a casa.

Nulla può essere pensato né agito:
suona la campana sugli arti mozzi
delle siepi, sul vento gelido,
sul compost svuotato, ci arresta
sui tris tracciati col gesso:
le cicatrici della pietra.

E quando ti chiedono — l’occhio vuoto,
le labbra secche,
la palpebra sfogliata —
che cosa hai mai, lo sai:
sai che non vogliono davvero,
che un crimine sarebbe dire.

Quando si abita il panico, lo sgomento,
non si comprende il pianto dei parenti
sul trapassato,
come il dolore dentro un inciso.

Death shall have no dominion.

*

L’ipermnesia colpisce prima il cuore,
le statue degli affetti come fiori
finti nei cimiteri
le miniature esatte del vissuto.

Si perde il filo, tanto è quel nitore:
si dice mucchio di spire
che un corpo fa dormendo
terra magra,
rosso degli occhi chiusi.

Eppure, guardala nel troppo dei ricordi
la matassa di nomi battuti a pioggia, la spranga
ferruginosa, la data, la ricorrenza
che il disperdono fisso non arretra.

*

Sembrare immacolato era la sola tua ossessione:
un sistematico celare che in eterno
dovevi rinnovare e deperiva.

Gli utensili severi della cella frigorifera
si offrirono più volte di sottrarti
una sezione di falange — mai di più,
come in un tradimento controllato.

Sapevi del corpo, come un diamante,
giocato tutto sulla sottrazione,
ma almeno trova il modo di scordarti
se non di perdonarti, di scordarti
l’amputazione.

*

Tavole nere, un’araldica
fissa sul segno meno, un giustapporsi
di cuspidi contrarie, come sai.
Geni monotoni, che poi significa
magre combinazioni.
E se anche non chiedessi niente, il corpo
abbarbicato in dure geometrie,
sarebbe già messaggio —
e quanto costi trovare i pigmenti
in questo nero davvero non so
se tu lo sappia o meno,
né so cosa sperare

“ho imparato
come i pronomi si confondano in un rito
che non si dà deviare”.

(la frase mulinata per sentire
se l’ansia di servirti non coincida
col peso da fugare)

*

Corrispondenze? Certo, come ieri:
dall’aula quattro si sentiva esatta
l’intonazione in limonaia del fagotto
con l’eco di una sega circolare.
Però la nostra è una vita che approssima
nel più dei giorni
come i rastrellamenti.
E quando accade, quando
l’aspettativa prende posto nel reale,
è sempre un terzo, vedi, a rivelarlo,
restando escluso dal miracolo non meno
di chi lo vive senza nominarlo.

Dimitri Milleri nasce a Bibbiena nel 1995. Le sue poesie sono presenti nelle antologie Poeti nati negli anni ’80 e ’90 (Interno Poesia 2019), Abitare la parola (Ladolfi 2019) e IV repertorio di poesia contemporanea (Arcipelago Itaca, in uscita nel 2020) e in vari lit-blog e siti online, tra cui Perigeion, Succedeoggi, Interno Poesia, YAWP, Inverso. Alcune sue traduzioni da Ocean Vuong sono apparse sul sito di Nuovi Argomenti. Vincitore della XVI edizione del premio A.V. Reali (sez. giovani), è risultato fra i segnalati al premio Montano con la silloge Sistemi, pubblicata a febbraio 2020 per Interno Poesia.

(Visited 887 times, 1 visits today)