Da pochi giorni è uscito il nuovo album del cantautore americano Steve Von Till, noto principalmente per essere, insieme al compare chitarrista-cantautore Scott Kelly, uno dei patroni dei Neurosis, la band che -si può dire- ha inventato il cosiddetto post-metal. Quella contaminazione continua con una certa tradizione meditabonda, sacrale e ancestrale si è fatta eco prima, con la band di Oakland, attraverso le distorsioni abissali, i pattern ritmici sghembi, le soluzioni innovative per una certa tradizione hard-rock e metal, soprattutto innestandosi pian piano come prosecuzione di un certo spirito folk americano. Questo ben esemplificato dai tributi più volte espressi verso un personaggio come Townes Van Zandt (1944-1997), uno dei cantastorie più malinconici, autentici ed evocativi della storia della musica country americana.

Ora questa stessa contaminazione si tinge di una linfa ancora più minimale, ancora più meditabonda, ancora più sacra, in questi territori neo-folk tinti di drone e cantautorato, che proseguono il percorso solista, ormai ventennale, del musicista della Bay Area. Qui di seguito la pagina Bandcamp da cui ascoltare il disco, uscito lo scorso 7 Agosto per Neurot Recordings.

Quello che, però, fa capitare il nome di Steve Von Till tra queste pagine è l’uscita, concomitante con No Wilderness Deep Enough, di Harvestman -23 Untitled Poems and Collected Lyrics pubblicato da Astrophil Press/University of South Dakota, la prima raccolta di poesie e di liriche che ricoprono la carriera solista degli ultimi vent’anni. Abbiamo avuto modo di tradurle in anteprima, in mancanza di una edizione italiana, insieme ad uno dei pezzi che compongono il nuovo disco: “Shadows On The Run”. L’edizione della raccolta è arricchita dalle lineografie di Mazatl, già collaboratore artistico dei Neurosis.

Le liriche e le poesie qui contenute trasportano in quel territorio che sicuramente prende dalla tradizione lirica di scuola Neurosis, onirica e spirituale, oltre che espressionista, tipica di un certo genere musicale estremo, ma pian piano si sono sempre più tinte di una riscoperta ancestrale di una bellezza recondita, sempre incombente all’orizzonte. Una bellezza probabilmente incarnata musicalmente e simbolicamente dietro quella stessa coltre di drone, riverberi e synth che si staglia nel panorama selvaggio e nevoso che si estende sconfinato sopra queste voci. Non è un caso che anche in uno dei primi reading offerti al pubblico il musicista offra anche un contrappunto drone ed effettistico sotto questi testi. Difficilmente, infatti, si potrebbe affacciarsi a queste parole allontanandosi da tutto un percorso -musicale, culturale ed artistico- che è stato affrontato da un personaggio di questo calibro. Studiando come avvocato per seguire le orme del padre e poi divenuto maestro elementare, oltre che maestro di una generazione di musicisti che hanno seguito le intuizioni di quella che è -ed è stata- la sua band principale.

da Harvestman -23 Untitled Poems and Collected Lyrics (Astrophil Press/University of South Dakota, 2020 – traduzione Davide Romagnoli)

Noi abbiamo il mare
E avremo sempre il cielo
Lì, nella nostra stessa ombra
E nell’assoluta assenza di stelle
Un’oscurità di baratri
Illumina chi siamo

*

Migrazioni dell’anima di mezzanotte
Verso pascoli di delusione
Dondolando nel mezzo del baratro oscuro
Di quella grezza e scoscesa scogliera
Che torreggia alta sopra la ragione

Con un cranio colmo di stelle
E una luna colma di cuori
Piangiamo il fiume mortale
E ci areniamo sulla sua fonte
Le sorgenti di noi stessi

*

La pietra miliare
Dipinge ombre di muschio e licheni
Fissa vuota l’antica cenere nera
Ambendo il suo ritorno al lavoro

Il fiume
Un tempo rosso profondo con il sangue della fatica
Ride alle assi marcite della ruota d’acqua
Perché loro non possono fermarla

Le ossa
Sbiancate e rimosse dalla carne
Giacciono sparpagliate presso le foglie decadenti
Bramando solo spirito

La nebbia
Fittamente velata nel suo stesso mistero
Abbraccia tutto questo con le braccia del vapore
Oscurando insieme sia morte che vita

*

Ricerco altri modi di morire
Modi che non infieriscono sul clima interiore
Ma ora è troppo tardi ormai
Abbiamo commesso ancora quel peccato
Facendo il solito dannato errore
Solo che questa volta taglierà molto più in profondità

*

Dritto verso le acque esasperanti
Discendiamo nell’argilla
E svaniamo
In un intervallo che tuona
Per raggiungere il nostro decadimento

Spiriti bruciano nella distanza
Invocando le macerie delle generazioni
Cercando il per sempre
Con la paura di sorgere
Come la riva di un fiume verso nessun dove

Affittando la luce dal dolore
Onoriamo le nostre relazioni
L’arco delle nostre parole
Non daremo mai la caccia
Per ispirare la rivolta la mandria

Una scintilla fuoriesce dall’arido
Il deserto crea se stesso con una parola
Dove la paura è regina
Le bocche sono perfide
E noi soffochiamo con il fumo dei lebbrosi

*

Quello che adoriamo è così incredibilmente fragile
così come noi ci aggrappiamo a qualche ordine cosmico
Anche solo per un momento siamo davvero stabili

Per poi cadere nella nostra natura fratturata
C’è qualcosa di simile al riposo nel nostro universo?
Non cadrò preda dello spirito dell’età

Mi inabisserò profondamente nelle acque più vecchie
Dove la luce è così antica
che ha insegnato canzoni agli dei.

*

Ombre in fuga – Shadows On The Run

Se volessi salvarci dalle
case che stanno bruciando
Conducici tra le fiamme
Ricorda tutti i nostri nomi

L’anima è ciò che resta
Quando lo spirito muore
Il passato non cancellerà
Un abbraccio che non muore

La spirale lontana
E mesi di sangue davanti
Come ombre in fuga
Abbiamo evocato ciò che è stato fatto

Abbiamo cercato in lungo e in largo
Per qualcosa da osservare
Con reverenza e grazia
Prima che sia tempo di svanire

Chiamalo come vorrai
Il più letale di tutti
Prende tutti quello che adoriamo
E tutto quello che abbiamo saputo

Stephen Francis Von Till Jr. è un musicista, poeta e docente americano, principalmente noto per essere chitarrista della band Neurosis, in cui canta insieme al compagno Scott Kelly. Von Till  incide anche materiale solista sotto il suo stesso nome e sotto il moniker Harvestman.

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