Immagine: Jamie Heiden Photography

Dalla prefazione di Maurizio Cucchi

Alfredo Rienzi ha già alle sue spalle una considerevole vicenda poetica e diverse pubblicazioni, che ne offrono una netta fisionomia d’autore. Questo nuovo libro, che gli è valso il Premio “InediTO – Colline di Torino”, è un’opera sicuramente molto organica e compatta – ma insieme anche fittamente articolata – nella quale si conferma il valore di una viva attività di pensiero da parte del testimone lirico, che si muove in uno scenario fitto di innumerevoli presenze. Si viene dunque a contatto con una sensibilità acuta, quella dell’osservatore, che perlustra il dettaglio anche minimo dell’esserci, di cui rispecchia il mirabile pullulare e il continuo movimento, dentro quello che Mario Luzi avrebbe definito “il grande codice”. È una fisica realtà in cui il poeta viene a trovarsi quotidianamente immerso, tra “fruscii di foglie e palpebre”, attratto dalle vive
presenze molteplici di una “dïurna finzione”. Il procedere dell’autore in questa sua raccolta, dunque molto matura e solida, prevede la presenza frequente anche di scorci o movimenti narrativi, di personaggi diversi, peraltro in una economia controllata della parola nell’incisiva impronta raffinata dello stile, nell’asciuttezza della pronuncia, nella sottile varietà di forme in cui il suo pensiero trova corpo per esprimere quello che intuisce, e in varie forme, come un “eterno ricominciare”, in movimenti anche spaziali. […]

Dall’introduzione dell’autore

Sull’improvviso raccoglie una serie di testi e frammenti – vissuti, immaginati, proiettati – del cambiamento per crisi, fulmineo, talora drammatico, imprevedibile o imprevisto, esplorato prevalentemente in minus, per catabasi. L’accadimento improvviso e imprevedibile proietta il protagonista o lo spettatore al bivio tra la follia o l’accettazione. Tutt’altro che una resa, quest’ultima urla il suo tentativo di comprensione del lampo dell’evento, la ricerca disperante perché in apparenza vana, di un senso, che non può collocarsi che in territori esterni o complementari alla ragione. La poesia, quando, come in questa raccolta, si avventura oltre i rassicuranti territori del descrittivismo o dell’emozionalismo, non può renderne che barlumi e polverizzate materie. […] La poesia si fa quindi strumento ulteriore, tenta il superamento dell’occhio-ragione, rischiando di tangere l’immaginifico e il fantastico, per attingere all’intuizione. In questo scenario indeterminato, il verso resiste appena alla memoria del suo dettato ritmico – mai rinnegato –, ma tende anch’esso a frangersi, a desistere. Se improvviso è anche lo scarto tra visibile e invisibile, pure la materia verbale tende talvolta a perdere continuità, a incrinare la sua linearità. […]

da Sull’improvviso (Arcipelago Itaca 2021)

Interroga il vento, nel dubbio, e il fiume
ogni segno ogni indizio
infinite combinazioni, il fumo
che alza le leggi di Fourier, l’inizio
dei canti smeraldini dei Wolof

ma non comprende il canto dell’assiolo

appoggia il palmo al muro
di mattoni, interroga
i minimi interstizi:
tornerà l’erba-vento

sono cose che le dita sentono
vorrebbero parole, nomi chiari
(neppure pietra lo è, o cammino)

ma la vita è stata
per frammenti, per scie

piena di cavità, anch’essa.

Ritira la mano. Non può
trattenerla oltre, non può.

*

È così che si spezza la stagione
al fragore del ramo

lo scricchiolio d’alburno
l’aveva preannunciato

sembrano vite precedenti
fruscii di foglie e palpebre:

spogliano a ogni sussulto
l’intonaco del giorno e il silenzio

Nulla sarà come prima, sentenzi
e senza scomodare Eraclito né Bergson

mi pare un’ovvietà
ma la memoria torce

il ricordo, convoca un oblio
d’osso e di terracotta.

Certe questioni – e sai di cosa parlo
non hanno soluzione razionale.

*

Questa luce che ora
torna a crescere
dove la deporremo
spenti gli occhi in una notte a dicembre?

c’è stato tempo per disporsi, dici
verso il giusto angolo d’occidente

è che il tempo non è mai quello giusto
e le partenze hanno il suono ottuso
della frana che coglie all’improvviso

*

TERZO TEMPO PER IL COMMIATO

Ma io non sono partita all’improvviso
e quando ho cercato di dirti muoio
la parola era fango
e quando ho pensato muoio, non andare via
il pensiero non ha avuto forza d’essere voce
così ti sei allontanato,
nell’ora
e quando tu, tornando, hai sussurrato al freddo
che nell’orecchio mi assaliva
non avere paura
ora puoi di nuovo camminare
e forse volare
l’albero di ciliegio stava fiorendo, perché era dicembre
e là dove mi stavo incamminando
anche a dicembre fioriscono i ciliegi

*

Nell’urto, per l’effetto dell’impatto
consideriamo le masse dei corpi
le loro velocità e la somma
vettoriale, la quantità di moto
risultante dall’accelerazione

Ci occorre misurare
con precisione l’energia cinetica
e l’esatto tempo di compressione

Colpevolmente non esaminiamo
mai: la fase della Luna, il tempo
dall’ultima carezza ricevuta
l’ora di fioritura dell’acacia.

 

Alfredo Rienzi (1959) ha pubblicato diversi volumi di poesia, da Contemplando segni, in 7 poeti del Premio Montale (Scheiwiller 1993) fino al recente Partenze e promesse. Presagi (puntoacapo 2019). I primi volumi sono in parte confluiti ne La parola postuma. Antologia e inediti, opera vincitrice del Premio Fiera dell’Editoria di Poesia (puntoacapo 2011). Ha tradotto testi da OEvre poétique di L. S. Senghor, in Nuit d’Afrique ma nuit noire – Notte d’Africa mia notte nera, a cura di A. Emina (Harmattan Italia 2004) e ha pubblicato il volume di saggi Il qui e l’altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea (Ed. dell’Orso 2011). Selezioni di Sull’improvviso hanno conseguito il Premio InediTO – Colline di Torino 2020 e sono apparse sul Quarto e sul Quinto repertorio di poesia italiana contemporanea di Arcipelago itaca (2020 e 2021).

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