Dalla raccolta Dieci bozze (traduzione e introduzione di Renata Morresi), Vydia, 2012.

 

Da “Draft 52: MIdrash

12.

“I stared out.”
Forced to work in this factory
killing, stripping, burning
or killed and stripped and burned
“I am put in this place.”
Personal pronouns are moot. Eye only.
Poetry constructed of enormity:
mounds—of faces, limbs, shoes, rags.
The shadow line of times and places.

 

[“Guardai fuori.”
Forzata a lavorare in questa fabbrica,
uccide, spoglia, brucia
o è uccisa e spogliata e bruciata
“sono messa in questo posto”.
Il pronome personale è obsoleto. Solo occh-io.
La poesia costruita di enormità:
tumuli, di facce, arti, scarpe, stracci.
La linea d’ombra di tempi e posti.]

 

 

17.

Take it all away,
away no one
is entitled,
never will be, we never
understood, it was nothing
like this; nothing like anything,
yet further enormities
do and can and did and will occur
justified in callow, echoed words
as from a shadow realm.
One by one
the leaves fall
to the grass
random twisting
wet direction
the day was
dedicated
to unreconciled silence
so many leaves, there were
that many bones.

[Porta tutto via,
via nessuno è
ammesso,
mai sarà, noi mai
capimmo, mai fu nulla
come questo; niente come qualsiasi
altra cosa, eppure altre enormità
sono e possono e furono e accadranno
spiegate in echi ingenui di parole
come da un regno di ombre.
Una ad una
le foglie cadono
sull’erba
in volate casuali
su rotte madide
il giorno
dedicato
a un silenzio non riconciliato
così tante foglie, vi erano
così tante ossa.]

 

 

18.

Poem: a box of light
in which to write
a bissel dark, a
stupid metaphor.

A paper with a date and a name
thrown out from the moving train.

Bulldozed trenches, blighted soil where still
were burned and nothing grows,
vertiginous words, and trampled persons
sometimes come to light.

[Una poesia: una scatola di luce
in cui scrivere
a bissel scuro, una
stupida metafora.

Un foglietto con una data e un nome
gettato fuori dal treno in corsa.

Trincee di bulldozer, suolo compromesso
dove ancora bruciavano e nulla più cresce,
parole vertiginose, e persone schiacciate
a volte venute alla luce.]

 

 

21.

Enfin, déconne-toi
disabuse yrself, get real

no memorable trophies
no significant reminders

the categories filth
refuse, shit, debris.

[Enfin, déconne pas
disilluditi, get real

nessun memorabile trofeo
nessun promemoria rilevante

le categorie sporcizia,
rifiuto, merda, detriti.]

 

 

23.

“Perspectives must be fashioned”
“that displace and estrange”
“the world, reveal it”
“to be, with its rifts”
“& crevices,”
“as indigent and distorted”
“as it will appear one day”
“in the messianic light.”

So—this new perspective
fashioned to displace and estrange
the world, to reveal it,
in its rifts and crevices
to be distorted and indigent
impoverished saddened
low-cunning and malign
just as it will appear
when the small light sheds
itself as focused beam
of saturated, transformative
displacement,
an inelegant waver
of proto-messianic clarity:
can this perspective be called “poetry”?
That is satisfying.

Smug, too. Easy.
Is this midrash on Adorno done? No.
Midrash is never over,
being neither lost nor won.

[“Occorre modellare prospettive”
“in cui il mondo” “si sfasi ed estranei,”
“per svelarsi com’è, coi cretti”
“& le crepe,”
“storto e spiantato”
“così come un giorno apparirà”
“nella luce messianica.”

Allora, questa prospettiva nuova
modellata per sfasare e straniare
il mondo, per svelarlo
coi suoi cretti e le sue crepe,
spiantato e storto
immiserito triste
furbo e maligno
così come apparirà
quando la luce soffusa convergerà
in un raggio concentrato
di sfasamento
saturo, trasformativo,
inelegante tremolio
di chiarità proto-messianica:
questa prospettiva può esser detta “poesia”?

Soddisfatta.
E pure compiaciuta. Facile.
Questo midrash su Adorno è finito? No.
No, il midrash non arriva mai in fondo,
essendo né perso né vinto.

 

 

“Un’opera che aspira, fin dal titolo, alla provvisorietà (draft è lo schizzo, l’abbozzo, la brutta copia) e alla continuità (il numero segnala l’inizio di una progressione). In quel momento (quando scrive la prima “bozza”, nel 1986 n.d.r.) DuPlessis era (lo è ancora) militante progressista, studiosa di letteratura, poeta e amica di poeti, giramondo e critica, insegnante e teorica. Immersa nel mondo delle parole e delle idee, quindi, ma pur consapevole di voler rifuggire ogni tentazione assolutizzante: che quelle parole e quelle idee stiano nel tempo vivo e umano, che la poesia cerchi di farsene testimone, responsabile e critica al contempo.” (da Sulle tracce delle bozze, introduzione di Renata Morresi al volume).

 

Rachel Blau DuPlessis (New York, 1941) è nota come poeta e saggista, e come critica e accademica di levatura internazionale; si è occupata di questioni di genere, critica culturale, e poesia moderna e contemporanea. Dal 1986 al 2012 ha lavorato alla stesura di un lungo poema pubblicato in varie istallazioni. Appartengono a questo progetto Drafts 1-38, Toll (Wesleyan, 2001); DRAFTS. Drafts 39-57, Pledge with Draft, Unnumbered: Précis  (Salt, 2004); Torques: Drafts 58-76 (Salt, 2007), Pitch: Drafts 77-95 (Salt, 2010); Surge: Drafts 96-114 (Salt, 2013). Tra gli ultimi libri di poesia: Around the Day in 80 Worlds (Salt, 2018) e Days and Works (Ahsahta Press, 2017). Il suo più recente lavoro di critica letteraria è Purple Passages: Pound, Eliot, Zukofsky, Olson, Creeley and the End of Patriarchal Poetry (University of Iowa Press, 2012), terzo volume di una trilogia che comprende The Pink Guitar: Writing as Feminist Practice (1985), oggi un classico ristampato a più riprese, e Blue Studios: Poetry and its Cultural Work (2007), entrambi per University of Alabama Press. DuPlessis, beneficiaria di numerosi premi, borse di studio e residenze di poesia, è Professor Emerita dell’Università di Temple dal giugno 2011. In italiano il suo lavoro è stato tradotto da Renata Morresi in Rachel Blau DuPlessis,Bozza 76: Tavolo di lavoro con modelli in scala”, in www.leparoleelecose.it, 14 luglio 2013; Dieci bozze (Vydia, 2012), Premio Achille Marazza 2014, Premio Mibact 2014; Bozza 111: Arte Povera, Arcipelago 2012; Bozza 42: Epistola, Studi, in Smerilliana, settembre-dicembre 2004.

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