Federica Victoria Caiozzo, in arte “Thony”, nel mese di Maggio 2020 ha fatto uscire un singolo dal titolo The living I know che forse rappresenta la sintesi della sua musica, in particolare dei suoi contenuti. La canzone riflette infatti la volontà dell’artista siciliana di misurarsi tra il sé e l’altro, in un perenne confronto, in cerca di definizioni e confini che spesso non aiutano a dare una nitida forma alla persona che la desidera. La voce della cantautrice si muove sinuosa soprattutto se accompagnata dalla sua chitarra acustica, strumento prediletto fin da giovanissima, quando ha iniziato ad approcciarsi alla musica e si è trasferita a Roma; in effetti l’album dal titolo Birds che le ha portato fortuna tramite il film di Paolo Virzì intitolato Tutti i santi giorni, pare seguire proprio questa tendenza alle melodie in acustico, alle atmosfere rarefatte che riescono così a dare maggior valore alle parole.
Il singolo uscito recentemente ricorda moltissimo lo stile e l’opera musicale di Emiliana Torrini (che similmente alla cantautrice palermitana si è fatta notare con un contributo musical-cinematografico tramite la “Canzone di Gollum” ne Il Signore degli anelli-Il ritorno del re) specialmente se si ripercorrono i suoi album del 2005 e del 2008. Tuttavia Thony pare destreggiarsi con altrettanta disinvoltura sia nel mondo del cinema che in quello musicale, non a caso grazie al ruolo di protagonista nel film del 2012 arriva per lei il successo. Miglior Colonna Sonora ai Nastri D’argento 2013, vince il Ciak d’oro nella categoria miglior canzone originale con il brano Flower Blossom, e lei riceve la nomination al David di Donatello come miglior attrice protagonista e viene premiata con il Globo d’oro per il medesimo ruolo. Qualche anno più tardi è ingaggiata per il ruolo di Agata nel film Momenti di trascurabile felicità di Daniele Lucchetti, tratto dal libro di Francesco Piccolo. In una breve intervista a cura di Mariagrazia Salvador per Radio Città Fujiko (rilasciata prima di un concerto a Bologna), Thony dichiara che crede nel potere dell’impegno che ciascuno impiega nel perseguire la propria strada e la sua carriera in questo senso pare segnata dal desiderio di rimanere fedele alla propria personalità. Nell’album Birds, ritroviamo quattro brani che sono il risultato di una ricerca e un lavoro svolti già prima del film di Virzì di cui compongono la colonna sonora. L’attenzione ai testi, tutti in lingua inglese (anche se pare una scelta strettamente musicale e non una presa di posizione dell’artista, come si percepisce dall’intervista per la radio) si fa sentire e notare per alcune caratteristiche in particolare: alcune parti strofiche articolate e quasi prosastiche, la direzione strumentale piana di molti brani nonostante la forza di alcune espressioni linguistiche nei ritornelli e infine la tendenza a voler raccontare una dimensione intima tramite immagini. Così è, per esempio, in Dim Light dove si parla di un amore lontano, forse non completamente perduto ma ugualmente inafferrabile, che si lascia dietro una tristezza e un senso di abbandono difficili da sopportare, come quando ascoltiamo: «I know we both besought as we are born secluded in our world with no breath or choice» cantato a voce piena, seppur con un accompagnamento di percussioni che pochi versi prima aveva preso avvio, con al seguito chitarre, tastiera e synth. L’intensità cresce con sorpresa verso il finale della canzone seguendo una sorta di conclusione della storia che viene raccontata da Thony e cioè quella di un amore mai dimenticato, luce tra le ombre della vita, come un cammino iniziato e mai realmente abbandonato, troviamo infatti: «It’s just a matter of time how long have you been here / So I can find you there / Where I’m out and guide by the candles of our path».
Il brano che dà il titolo all’album segue questa dimensione contraddistinguendosi per la brevità del testo, costituito da due sole strofe che giocano sul doppio: la prima pare quasi una domanda che la cantante rivolge a se stessa, interrogandosi su chi lei sia quand’è da sola e quando invece ha la persona che ama accanto, la seconda invece gioca sulle risposte che lei stessa si dà, espresse tramite dichiarazioni che sembrano voler tratteggiare il profilo della cantautrice. La morbidezza musicale rende efficace questa ricerca in cui Thony pare chiedere “all’altro” di essere osservata e amata così com’è; il brano prende avvio con un semplice accompagnamento di chitarra classica, probabilmente eseguito in fingerstyle (con chitarra acustica al seguito) a cui si aggiunge delicatamente l’intervento di tastiera, archi e un’ulteriore voce femminile che segue quella principale. Riporto qui di seguito, a confronto, le due strofe sottolineando le differenze lessicali che “costruiscono” il brano.

 

Birds (dall’album omonimo del 2012, testo tratto da www.angolotesti.it)

 

Am I what i thought or really am

Set your heart next to me

For everything I could become

About me I don’t care

I’ll be wrong or just paralyzed

So let me cry first

When it all comes to fail me.

So I am what I already am

Set your heart next to me

Hear everything I could become

Like ten thousand birds

Reach new highs all in unison

I’ll let you cry first

When it all comes to fail you.

 

 

Se in un primo momento la cantante pone una domanda sulla sua identità, per proseguire poi su questa linea chiedendo all’amato di seguirla in tutto ciò che lei potrebbe un giorno diventare, nella strofa successiva le interrogazioni divengono affermazioni: qualsiasi cosa succeda, lei resterà fedele a se stessa, nella speranza che il suo amore riesca a seguirla nelle sue trasformazioni. Qui l’immagine che dà il titolo all’album: come un milione di uccelli che all’unisono intonano il loro cinguettio, il loro canto acuto. Così vorrebbe spiccare il volo l’artista, esattamente come loro, con naturalezza e decisione. Domandandosi ancora se credere all’eventuale timore di una immobilità, di commettere qualche errore, nella seconda strofa l’artista abbandona se stessa ad una sorta di confessione piuttosto ambigua che trascina entrambi in un pianto che ricopre di drammaticità il tutto.

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