Sostieni la nuova avventura editoriale di ARGO su Produzioni dal Basso! Per la prima volta in italiano la traduzione di uno dei grandi capolavori del Modernismo americano, After Lorca (1957) di Jack Spicer, cult-book che ha ispirato generazioni di poeti statunitensi; un dialogo raffinato con il poeta Federico Garcia Lorca alla ricerca del senso ultimo della “parola poetica” nella modernità.

Qui di seguito una triade “monadica”, tre Narcisi in uno,  per un’antropologia del riflesso diacronico, un trapassare di lingua in lingua per quasi cento anni, a partire dall’originale Lorchiano degli anni ’20 del novecento, passando per la traduzione in americano di Jack Spicer risalente agli anni ’50,  fino a quest’ultima -prima  traduzione in italiano-  curata da  Andrea Franzoni, che sarà contenuta in After Lorca (Gwynplaine Edizioni, Collana Argo, 2018), questo nostro progetto di traduzione che ti chiediamo di sostenere! Buona lettura.

 

Narciso (Garcia Lorca, 1924)

Narciso.
Tu olor.
Y el fondo del río.

Quiero quedarme a tu vera.
Flor del amor.
Narciso.

Por tus blancos ojos cruzan
ondas y peces dormidos.
Pájaros y mariposas
japonizan en los míos.

Tú diminuto y yo grande.
Flor del amor.
Narciso.

Las ranas, ¡qué listas son!
Pero no dejan tranquilo
el espejo en que se miran
tu delirio y mi delirio.

Narciso.
Mi dolor.
Y mi dolor mismo

 

Narcissus (Jack Spicer, 1957)

Poor Narcissus
Your dim fragrance
And the dim heart of the river

I want to stay at your edge
Flower of love
Poor Narcissus

Ripples and sleeping fish
Cross your withe eyes
Songbirds and butterflies
Japanese mine

I so tall beside you
Flower of love
Poor Narcissus

How wide-awake the frogs are
They won’t stay out the surface
In which your madness and my madness]
Mirrors itself

Poor Narcissus
My sorrow
Self of my sorrow.

 

Narciso ( versione italiana di A. Franzoni, 2018)

Povero Narciso
La tua tenue fragranza
E il cuore tenue del rivo

Voglio stare alla tua riva
Fiore d’amore
Povero Narciso

Ondine e pesci dormienti
Incrociano i tuoi occhi bianchi
Uccelli che cantano e farfalle
Mie giapponesi

Son così alto al tuo fianco
Fiore d’amore
Povero Narciso

Come son già sveglie le rane
Non resteranno fuori dall’aspetto
In cui la tua follia e la mia follia
Specchia se stessa

Povero Narciso
La mia stessa pena
Della mia pena


al lettore, di Andrea Franzoni

Scrisse Wilde che fu l’acqua a innamorarsi di Narciso, a riflettersi in lui, e non il contrario. Così come nel mito, invertito è il punto di lettura poetico, rispetto al punto di lettura comprensivo. La lingua poetica si fonda su diseguaglianze, se non selettive, discriminanti. In quest’epoca assetata di identità rifiutare la linearità storica della lingua (scegliere rivo e non fiume) o non seguire i dictat delle equivalenze traduttive potrà parre malsano. Si impone però, per la poesia, un approccio materico che sia capace di attualizzare il messaggio nella lingua propria al tempo e allo spazio. Si guardi l’ultima terzina. Uno stesso messaggio continua la sua storia: è Eco che parla? E’ il lago? Se la voce non è soggetta all’ego ma alla facoltà elementare (fatta d’elementi) dello scriba allora nessuna parola è uguale ad altre, né a se stessa. Il camminante che contempla il fiume può rimbrottare che la bellezza del fiume è andata persa. Ma il viandante assetato non può far altro che piegarsi allo stato attuale dell’acqua, e bere secondo la fisica irriducibile della sua presenza. Che egli si specchi o meno pare accessorio, visto che è il fiume ― da sempre lo stesso― che si specchia in chiunque si chini su di lui. Detto questo, occorre ricordare che da Narciso a Ila il passo è,  poeticamente, breve.

***

Andrea Franzoni è nato nel 1983. Poeta e traduttore, ha esplorato le deformazioni linguistiche nella migrazione tra lingua e lingua e nelle patologie sociali e psichiche derivate dalle glossolalie al multilinguismo funzionale e disfunzionale contemporaneo, in area mediterranea. Ha pubblicato una raccolta di frammenti poetici Chutes presso Eric Pesty editore, in lingua (quasi) francese. Parte di una raccolta quadrilingue è apparsa su Sitaudis.fr. Prepara attualmente versi in lingua italiana.

 Jack Spicer nasce a Los Angeles nel 1925. Si trasferisce a nord, Berkeley, dove studia e in seguito insegna all’University of California. Qui stringe amicizia con Robin Blaser e Robert Duncan, oltre ai numerosi poeti, artisti e studenti che fecero parte del movimento chiamato San Francisco Renaissance. Frequenta e collabora con musicisti jazz della west coast, tra cui il quartetto di Dave Brubeck, con cui inciderà alcune letture. Nel 1955 apre insieme ad altri artisti la “6 Gallery”, luogo che diventerà centrale per la Beat Generation. Rapporti conflittuali dovuti all’alcolismo con amici come Allen Ginsberg, Frank O’Hara, e lo stesso Robert Ducan. Muore nel 1965, pronunciando la frase che ora fa da titolo all’edizione integrale dei suoi scritti: “il mio vocabolario mi ha fatto questo”. Durante la sua breve ma prolifica vita, ha pubblicato diversi libri di poesia attraverso piccole case editrici regionali, tra cui After Lorca (1957), Billy The Kid (1958), Lament for the Makers (1961) e The Holy Graal (1962). A partire d’After Lorca, Spicer sviluppa l’idea che la sua poesia si crei sotto dettatura. Dopo Garcia Lorca, altri fantasmi accompagneranno la sua produzione, tra cui Rimbaud e Billy the Kid. Nel 2009 il libro contenente le sue opere complete, pubblicato postumo a cura di Peter Gizzi, “My Vocabulary did this to me: Collected poetry of Jack Spicer” riceve il prestigioso American Book Award.

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