da Annuario 2015
 

Stiamo vivendo un periodo difficile della storia. Il terrorismo è una terribile minaccia per una pacifica coesistenza tra i popoli. Quali ideali la poesia può sostenere contro questa minaccia?

I poeti non sono solo creatori della cultura nazionale, ma anche coloro che fondano la civiltà del genere umano. I poeti sono i soli artisti che possono legarsi a chiunque, nell’avventura di unirsi al mondo. Il ruolo del poeta è nell’arena dell’esistenza. Il poeta pone piattaforme spirituali nel mondo, scava e dà forma a realtà che già esistono. Ricorda ogni giorno alla gente ciò che significa essere umano, mostra anche la delicatezza, il piacere, la felicità della bellezza. Il poeta volge la propria esistenza in attività creativa. La possibilità di un mondo felice, ecco ciò che il poeta vorrebbe ricordare a chi è triste.

È difficile essere poeta, scrittore, giornalista in Turchia?

È piuttosto difficile essere poeti, scrittori e giornalisti. La gente ha molta paura del potere della parola. E proprio come molte persone nel mondo, vogliono vivere senza troppi problemi. Porsi delle domande è considerato qualcosa di cui vergognarsi. Attualmente non esiste ancora una convenzione come c’è in Europa. Ma c’è un gruppo laico in Turchia chiamato Alawi che è molto promettente. Molti scrittori, come me, ne fanno parte. Ma in conclusione, riguardo a questo argomento, devo dire che è molto più difficile diventare scrittrice in un simile ambiente letterario.

Cosa pensi della poesia turca contemporanea e del suo futuro?

Storicamente la cultura turca dipende dalla poesia. Questa tradizione poetica è ancora molto forte. Sono stata allevata dalla mia famiglia in questa ricchezza di parole fin dall’infanzia. Ecco, posso dire che è una tradizione recitare poesie accompagnandosi con il saz (uno strumento musicale). Ma la poesia contemporanea è qualcosa di più di questo. È stata influenzata dai movimenti letterari europei dopo che ha perso il legame con la letteratura persiana. Nella storia della cultura turca il sufismo è stato un modo poetico di pensare e di filosofare sul mondo. E i principali esponenti in Turchia sono Yunus Emre e Rumi. Rumi non era persiano, ma parlava persiano come tutti gli scrittori turchi di quel tempo e questo rappresentava a quell’epoca un vero e proprio movimento letterario. Ciò che raccontava in masnawi riguardava il modo di vivere turco. Questo è un aneddoto importante che riguarda la letteratura turca. È stato un simbolo per i poeti sufi turchi e rappresenta una guida per le nuove generazioni riguardo ai possibili modi di fare poesia. Per quanto riguarda il futuro, penso che a deciderlo saranno i legami con il mondo.

La tua poesia è fortemente focalizzata sulle differenze di genere. Pensi che la poesia possa avere un ruolo nel difendere i diritti della donna?

Penso che la poesia sia il nettare della mente e del cuore. Le mie esperienze mentali e spirituali si rispecchiano nella mia poesia. Non mi sento come un individuo nella società, perché sono una donna e senza un uomo, non sono nulla. Ma io sono una donna e sto cercando di impormi come scrittrice. Quando penso agli editori e agli agenti letterari, sono tutti uomini! In tal modo possono approfittare facilmente delle donne e in modo arbitrario. Gli uomini turchi hanno una mentalità ancora patriarcale. Penso che il male sia uomo perché è forte e dispotico. Per me la virilità è una malattia da cui l’uomo non può guarire. La poesia è sicuramente un modo di difendere i diritti delle donne. Sono molto severa con la mia penna. Perché la mia penna ha una coscienza.

 
Traduzione di Laura Garavaglia
da Ben olmadan çöller vardı / Prima di me c’erano i deserti
 
Ben Olmadan Çöller Vardı
Göğsümü leş diye yiyorlardı gördüm
ben demedim “getirin beni dünyaya!”
ateşin etrafında buldum kendimi
devenin hörgücü gibi
kıvrıldım geçerken dünyanın içinden
bir avuç kum toparladılar avuçlarında
ve savurdular…
hayvanların ayak izinde uyudum geceleri
dalga dalgaydı bedenim
bittiğinde kumlar
örtümün arasındaki gözlerim buldu
“dünya nerede” – bir bedevi
isem arzunun çölünde –
gecenin önünde hurmalar döküldü aklıma
kulaklarıma ses bulamadım
sahralar kadar geniş baktım yüreğime.
 
Prima di me c’erano i deserti
Stavano mangiando il mio corpo come una carcassa, io vedevo
e non ho detto : “Portami alla terra”
attorno al fuoco mi sono trovata
come la gobba di un cammello
mi sono piegata mentre passavo attraverso la terra
hanno raccolto una manciata di sabbia nei palmi
e l’hanno gettata via…
di notte ho dormito nelle orme degli animali,
il mio corpo era tra le onde
quando la sabbia finì
dentro il mio velo,
i miei occhi trovarono
“dov’è il mondo”
– anche se io sono un Beduino nel deserto del desiderio –
In fronte alla notte i giorni caddero nella mia mente
non ho potuto trovare suono per le mie orecchie
ho guardato il mio cuore come il più vasto dei sahara.
 
Ana Yas
Kadın olmak
istila edilmekmiş anne
her şeyimi aldılar
çocukluğumu bir kadın
kadınlığımı bir erkek
Tanrı kadını yaratmasın
Tanrı doğurmayı bilmez
kaburga kemikleri kırıldı işte
bütün erkeklerin
boynumuz kıldan ince
erkekler bir cenaze gibi
taşıyor omuzlarında bizi
ayak altında kaldık
bir tüy gibi hafif uçtuk
bir âlemden bir âdeme
sözlerim de onların
ayak izidir anne
 
Lamento
Essere una donna
significa essere calpestata, oh mamma
si sono presi di me ogni cosa
una donna si è presa la mia infanzia
un uomo la mia verginità…
Dio non avrebbe dovuto creare la donna
Dio non sa come partorire
qui, le costole di tutti gli
uomini sono rotte
il nostro collo è più sottile di un capello
gli uomini ci stanno trasportando
come a un funerale sulle loro spalle
noi siamo state calpestate
leggere come una piuma
siamo volate da un mondo verso un Adamo
e le mie parole sono, oh mamma
le loro orme…
Şimdi Bana Anlatmayın Erkekleri
 
Canım öyle acıyor ki
yerin altındaki taşları uyandırıyorum
kadınlığım benim
içine taş doldurulan kumbaram
solucanlara yuva, ağaçkakanlara
vücuduna inen tilkilere kovuk kollarıma
yeni tohumlar serpilir hayatının erkeği
aranır ki ciddi meseledir
kadınlığım soğuk mezem
ve bir yokluğun evi olan kasığım
dünya burada duruyor
sen içine atılan çöplerle yaşa
gittiğinde etin tırnaktan ayrıldığını anlat ona
kopuşun ilmiyle yaşadığını
anlat ona o amansız hastalığı
derisi soyulmuş bir kuzu gibi üşür eti bakışlarınızda
“ben size annenizin rahmini borçlu değilim, bayım”
kadınlığım, zaptedilmiş kıtam
ne bir tarlayım ekilen…
kazıyın bedenimden o benim olmayan
organı düşürebilseydim bir yılan kavı gibi
anne olunmaz bir cinayete
vatan değil, kadın bedenidir bölünen
şimdi bana anlatmayın erkekleri
 
Ora non Parlarmi di Uomini!
La mia anima così ferita
che ho svegliato le pietre sotto la terra
il mio essere donna
un salvadanaio colmo di pietre
una casa per vermi, picchi
una caverna per lupi che scendono sul mio corpo
sulle mie braccia, sono sparsi nuovi semi l’uomo
della tua vita è ricercato
questa è una faccenda piuttosto seria
il mio essere donna, il mio boccone freddo
il mio pube una casa per il nulla
il mondo sta qui
e tu! vivi con l’immondizia gettata dentro di te
quando lui se ne è andato, digli che la carne si è staccata dall’unghia
che vivi sapendo di essere a pezzi
digli di questa malattia seria
come la pelle di un agnello, il tuo sguardo fisso mi fa rabbrividire io
non sono in debito con te, il grembo delle tue madri, signore!
Il mio essere donna, il mio continente invaso
neanche una terra coltivata…
strappato l’organo che non è mio
come una pelle di serpente
vorrei poter lasciarlo cadere
non è giusto essere madre di un assassinio
non è la patria ad essere divisa
ma il corpo della donna
ora, non parlarmi di uomini!
 
Öyle Diyorlar
Kalabalıkların içine fırlayıp
soruyorum “annem sen misin?”
bir ağacın kovuğuna
göğe saçılan kuşlar
gözlerim bakıyor yukarılara
dilimden köprüler geçiyor
ellerimden…
ben bir masalın içinde
saçlarım da masaldan
göğüs kafesimi avuçlayıp sıkıyorum
insanlığım eriyor gözlerimde
kalabalıkların içine fırlayıp soruyorum
bir annem olmalı diyorlar
bir portakalın kabuğu gibi
öyle diyorlar…
 
Loro Dicono
 
Travolta dalla folla, chiedo
“sei tu mia madre?” a
un buco nell’albero
agli uccelli sparsi nel cielo
i miei occhi guardano in alto
sopra la mia lingua
ponti stanno sovrastando le mie mani…
io sono in un racconto
i miei capelli sono fatti di racconti
mi aggrappo e stringo la mia cassa toracica
la parte maschile di me si fonde nei miei occhi
travolta dalla folla, chiedo
dicono “tu devi aver avuto una madre”
come un’arancia
sbucciata dicono…
Gezi Parkında bir Kuş Yuvası
Bir kuş yuvasından yazıyorum bunları
iki dal arasında, Gezi parkında
göğsüme bıçak gibi saplanıyor nefesim
göğü yıkmaya geliyorlar bütün yeryüzü halkıyla
bir kuş yuvasıyım Gezi parkında
iki dal arasında
burada insanlar zehirli
ağaçlar sökülmüş
kovuluyoruz annemizin
bizi davet ettiği dünyadan
kuş seslerini bombalıyorlar –
çıkaramaz kuşlar çil çil para sesini-
bir Ethem duyuluyor ateşler içinde
Anka! kaynak işçisi Ankara’da…
yığılıyor bedeni kuş tüyü gibi
ölmeden toprak ediyorlar bizi
duman altında sokak çocukları ve kediler
kambur sırtlarında kaybolan rüya
kör gözlerle dünyaya bakılmaz artık
ya uyumak hiç ummadığın bir anda!
hiç ummadığın anda uyumak…
ben bir kuş yuvasıyım Gezi
parkında bir çift dal arasında
 
Il nido di un uccello a Gezi Park
Sto scrivendo queste parole dal nido di un uccello
dal nido di un uccello fra due rami, a Gezi Park
come coltello il mio respiro è conficcato nel petto
stanno arrivando a distruggere il cielo
insieme a tutti popoli della terra
io sono il nido di un uccello
a Gezi Park fra due rami
qui la gente è avvelenata
gli alberi sradicati
stiamo per essere espulsi
da dove nostra madre ci ha accolto
stanno bombardando il cinguettio degli uccelli
– gli uccelli non possono riprodurre il suono del denaro –
Ethem viene ascoltato, un simurg è in fiamme!
Un saldatore di Ankara il suo corpo caduto come una piuma
ci stanno seppellendo prima che moriamo
bambini e gatti nelle vie sotto una coltre di fumo…
sotto le loro schiene curve un sogno perduto
ciechi non possono vedere il mondo…
o si addormentano in un momento inatteso!
in un momento inatteso per dormire…
Sono un nido di uccello a Gezi Park
tra due rami.
 

Note: Ethem Sarisuluk è il giovane ucciso da un proiettile durante le proteste anti-governative di Ankara nel 2013. Il Simurg nella mitologia persiana era un grande uccello che viveva sull’albero dei semi da cui hanno avuto origine tutte le piante o, secondo un’altra interpretazione, sull’albero della conoscenza.

Müesser Yeniay è nata a İzmir, in Turchia, nel 1983. Si è laureata presso la Ege University in Letteratura e Lingua inglese. Ha vinto numerosi premi in Turchia e numerose sono le sue traduzioni. Tra le sue pubblicazioni, un’antologia di poesia d’avanguardia turca, The Other Consciousness: Surrealism and The Second New (2013). Attualmente sta conseguendo il dottorato in Letteratura turca alla Bilkent University di Ankara. Il suo primo libro Dibine Düşüyor Karanlık è stato pubblicato nel 2009, seguito da Yeniden Çizdim Göğü, pubblicato nel 2011. Nel 2014 ha pubblicato Ben olmadan çöller vardı (Siirden publishing, Istanbul).

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