da La gentilezza dell’acero (Passigli 2018)

 

Nel cortile giace da due ore
un gatto languido, intorpidito
nel suo ozio indifferente al ronzio
del vivere comune.

L’aria è grigia. Presto pioverà.
Uno stormo di rondini scomposto
reclama o forse invoca
un altro cielo
sorvolando un orto desolato
con l’affanno di chi è transitorio.

Nel frattempo il gatto sbircia il balcone
da cui si affaccerà presto qualcuno
con un premio per la sua pazienza.
Muove appena la testa, torna immobile
e aspetta con certezza animalesca.

 

*

 

La vecchia donna abbandonata pure
dal destino, che non sa cosa farsene,
mormora qualcosa tra colpa e desiderio
cogliendo il gelsomino rigoglioso
da una cancellata mentre si fa buio.

Tu le passi accanto, la osservi di sottecchi,
e lei parla più forte sorridendo:
almeno a casa mi accoglierà un profumo
al rientro dalle mie passeggiate,
dice, e confida nella tua indulgenza
non osando attendersi una benedizione
per il suo furto oscuro, ignoto al cielo.

 

*

 

C’è il sole, ma fa freddo:
la ringhiera del balcone
accetta anche l’insidia dell’inverno,
perché il ferro verniciato
teme la ferocia degli anni
non l’ira delle stagioni,
e intanto vive la sua vita di metallo
senza chiedere né dare,
senza splendere
né dolorosamente protestare.

 

Nato a Reggio Calabria nel 1958 Alessandro Quattrone vive e insegna italiano e latino a Como. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Interrogare la pioggia (1984, finalista al Premio Viareggio-Opera prima), Passeggiate e inseguimenti (1993, Premio Internazionale E. Montale); Rifugi provvisori (1996, Premio speciale Rhegium Julii), Prove di lontananza (2013, Premio Caput Gauri), L’ombra di chi passa (2015). Tra le altre sue pubblicazioni, ricordiamo il romanzo Ai bordi del diluvio (Moretti e Vitali, 2002). Di grande rilievo anche la sua attività di traduttore di classici della poesia, come Emily Dickinson, Arthur Rimbaud, Paul Verlaine, E. A. Poe, S.T. Coleridge, Ovidio.

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