Qual è il ruolo del pubblico nella composizione del testo?
Essendo la slam poetry una gara fra poeti, è inevitabile che il pubblico giochi un ruolo fondamentale nel “labor limae” finale di un testo da declamare. Premesso che la gara resta comunque un pretesto per avvicinare le persone, soprattutto le meno avvezze, alla poesia, di sicuro c’è un’attenzione maggiore nei confronti di un preciso ambito espressivo. Gli ascoltatori devono essere coinvolti, questo risultato si può raggiungere in misure e modi diversi: il pubblico, difatti, può essere coinvolto in modo indiretto o diretto. Coinvolgere in modo indiretto implica lo studio di una serie di “sistemi” volti a catalizzare l’attenzione, che possono spaziare dalla gestualità all’uso di parole chiave, dalle pause ponderate ad accelerazioni del ritmo; elementi, insomma, che oltre a dare corposità alla semplice parola, possono renderne più agevole il percorso alla comprensione dell’uditorio. Coinvolgere in modo diretto prevede che il catalizzatore, che lo “strumento” poetico, sia il pubblico stesso: il performer, difatti, può chiedere alle persone di compiere determinate azioni durante la declamazione del testo, azioni che si ripetono ad esempio all’ascolto di una precisa parola, o al via di un preciso gesto del poeta.
Qual è il fine del testo oltre quello performativo?
La performance non è quasi mai fine a se stessa, bensì, come detto in precedenza, è un medium per consentire la veicolazione di un messaggio, o di un’emozione, o di ciò che il testo vuole comunicare. Il fine è quello di creare una riflessione in chi ascolta, piuttosto che quello di fornire immagini “prefabbricate” e di facile identificazione per il pubblico. Vero è che il poeta è il più delle volte lettore/ascoltatore a sua volta, di conseguenza può includere nelle finalità della propria proposta poetica tematiche e immagini nelle quali una buona fetta di uditorio si riconosce: la deriva maggiore di questo elemento è la creazione di testi che rappresentino intere “captatio benevolentiae” nei confronti del pubblico. Appurato che i propositi della slam poetry sono ben altri, ma ben consapevoli che il panorama performativo è variegato e composto da registri e temi diversi fra loro, il giusto mezzo, oltre che il giusto fine, è mettersi a nudo secondo il proprio io poetico ma “filtrando” la forma della poesia tenendo conto del feedback che le persone devono elaborare, sia verso se stesse, quindi stimolando riflessione, sia nei confronti dell’autore.
La performance viene strutturata prima oppure vi affidate all’improvvisazione?
In genere i testi vengono declamati a memoria o con un supporto cartaceo/elettronico da cui possono essere letti, anche se nulla vieta ad un poeta di occupare il tempo a disposizione sul palco improvvisando una poesia da zero. È sicuramente complicato da farsi ed implica una capacità attoriale non di poco conto, ma è possibile farlo, anche se sono in pochi a farlo. Molto più spontaneo è improvvisare la gestualità da accompagnare ai versi in lettura, quando la singola performance non preveda uno studio particolarmente approfondito del linguaggio del corpo da adottare.
Qual è l’importanza del gesto nella performance?
Il gesto è uno dei “catalizzatori dell’attenzione” in precedenza elencati. Ha un ruolo rilevante all’interno di una performance poiché snellisce il verso, aggiunge dimensione fisica alla parola oltre alla dimensione puramente semantica. In questo modo, la parola stessa e il contesto nel quale è pronunciata risultano più appetibili, più chiari, sia all’orecchio che all’occhio dei componenti del pubblico. Anche in questo caso, la gestualità è contemplata ma non obbligatoria, ovverosia nulla vieta ad un poeta di limitarsi a leggere il proprio testo senza utilizzare il linguaggio del corpo, né questo depaupera in alcun modo la poesia stessa dei suoi significati: possono esserci brani che non necessitano di altri mezzi se non quello della nuda voce, di converso, la “sensibilità al testo puro” varia da pubblico a pubblico. È indubbio, però, che l’uso del corpo nella declamazione della poesia, se non elimina significati, sicuramente ne può aggiungere, e il pubblico, qualunque esso sia, ne può in assoluto giovare.
Qual è il ruolo del pubblico nella composizione del testo?
I LIKE PEOPLE
Perso nei corridoi del supermercato
Mi domando
Io chi sono?
Io sono uno solo
In mezzo a voi molti
E voi chi siete?
Volti
Nient’altro che volti
Sopra i marciapiedi
Scatole in carne con dentro pensieri
E le strade del mondo?
Scaffali
Prendo una scatola-abitante medio
E provo ad aprirla
È vuota
Come è probabile siano le altre
Non mi disturbo ad approfondire
Forse
Il loro contenuto è andato a finire al reparto elettrodomestici
“Ma no! Non vedi? Hanno il doppio fondo e nessuno lo dice!”
Mi si rivolge una scatola complottista
“Ci vogliono far credere d’essere vuoti!”
Continua
Mentre le scatole benaltriste la ignorano
E triste
Mi avvio
A cercarne qualcuna che plachi la fame
Ma vengo braccato
Da un paio di scatole vegetariane
“Dove credi di andare?”
Mi dicono
Imbavagliandomi con un panino al latte
“Assassini!”
Gridano in coro le scatole vegane
Accorrendo a salvarmi da quell’oppressione
Ma prima che potessi ringraziarle
Mi imbavagliano col tofu al salmone
Poco più avanti
Le scatole politicanti tengono un comizio
Per votare No all’imbavagliamento
Per farmi sentire dovrei masticare
E mastico e ingoio
Più affamato di prima
Ma intanto
Il comizio ha cambiato argomento
“Ai miei tempi ti avrebbero trattato da re!”
Mi fa in confidenza una scatola nostalgica
Che ha su per giù dieci anni meno di me
Almeno mi resta la fede
Che tutto andrà meglio
Le scatole atee
Non sono d’accordo
Le scatole religiose sì
A patto che io adori con loro
Il Sacro Microfono della direzione
“Le scatole gattare sono richieste in corsia”
“Le scatole gattare sono richieste in corsia”
Inizio a pregare
Ma arrivano le scatole ISIS
A mettere le Mentos nella Coca-cola
E a decapitare le lattine di pomodoro
“Non ho mai visto tanti pelati in vita mia”
Sussurra una fiala di Crescina
Ma questa è un’altra storia
Le scatole hipster
Fotografano il rosso che scorre
E approfittano della confusione
Per derubare me e tutti gli altri
Se prima non sapevo chi ero
Ora lo so ancora meno
Ma ho la certezza di un fatto
Non sono come voi
***
Anche se non possibile assegnare al poetry slam lo statuto di performance teatrale, in virtù delle limitazioni imposte dal regolamento (assenza di musica, oggetti e in generale l’apparato scenografico relative alle rappresentazioni teatrali). Credo tuttavia che, in quanto tale, sia soggetta ad alcuni principi della semiotica teatrale relativi il fattore cinesico e la paratestualità. Pare corretto affermare che la performance in virtù del suo rapporto con lo spettatore si afferma come «veicolo segnico il cui oggetto estetico risiede nella coscienza del pubblico » come si evince dal volume pubblicato per Mulino da K. Elam Semiotica del Teatro, da cui si riprendono le formulazioni seguenti.
Fattore centrale, che emerge chiaramente anche dalle risposte date dal collettivo e dal video presentato, è l’impiego del fattore cinesico che funge da supporto connotativo al messaggio principale attraverso l’impiego, seppur rudimentale, della mimica, di «marcatori di atteggiamento» volti a chiarire l’orientamento psicologico e in generale i marcatori relativi alla deissi cinesica la cui azione è particolarmente evidente in esergo al video.
Dal punto di vista dei tratti paralinguistici relativi alla dizione, al ritmo e alla voce vi è anche qui una formulazione rudimentale nell’utilizzo delle pause che aiutano a segmentare il discorso per catalizzare l’attenzione, del tono della voce per identificare determinate istanze emotive e aiutare orientare l’interpretazione del testo.
Gli elementi di semiotica teatrale qui individuati, oltre agli effetti già accennati, aiutano l’attore a drammatizzare meglio il proprio testo sopratutto nel momento in cui utilizza varie sfumature vocali, per quanto minimamente, accompagnate dalla mimica, al fine di aiutare il pubblico ad individuare il contesto, i vari personaggi che lo compongono e a discernere i vari momenti dell’intreccio pur elementare senza avvalersi troppo di un impianto descrittivo, che risulta essenziale e talvolta assente. Un esempio è quando l’autore cita il microfono divino e poi chiude il pugno e vi parla dentro – gesto che il pubblico riesce a connotare come megafono tipico dei supermercati grazie anche alla sfumatura vocale utilizzata per i versi successivi- al fine di far comprendere allo spettatore il cambio di azione senza descrivere l’azione in sé, ma performandola.
La performance qui presa in considerazione, che non esaurisce le proposte di questo genere, il quale conta anche testi puramente lirici, risulta dunque la drammatizzazione di una narrazione avente come oggetto la relazione sociali delle persone attraverso cui si struttura una rete che crea un mondo. L’attore punta, in questo caso, attraverso le tecniche sopra enunciate, a creare un effetto di immedesimazione.
Quello che contraddistingue il performer, in questo caso, dal poeta curricolare tuttavia è il modus operandi imposto dal pubblico.
Essendo lo spettatore anche giuria, l’autore non può non essere orientato a scegliere strategie e figure con cui si possa aprire uno spazio di dialogo e su cui si possa basare la fruizione (in questa questo spazio comune è rappresentato dalle etichette sociali).
A livello di poetica e dal punto di vista meramente letterario questo punto li allontana diametralmente da quelle generazioni di scrittori che postulano come fondamento della scrittura forme confessionali e soggettivistiche, ma anche da quelli che accentrano di più una ripresa di determinate topiche letterarie come struttura dei propri testi.
Tuttavia io credo, che la necessità di strutturare il testo per l’intrattenimento di un pubblico sia la causa principale della mancanza di innesti relativi non tanto alla prosodia ma all’immaginario letterario tout court .
Il pubblico nella società di massa ha maturato una disaffezione per il luoghi letterari che non sono più capaci di rappresentarlo e sono percepiti dunque come una sovrastruttura. Per questo lo slam non poteva adottare le soluzioni stilistiche della lirica pura, ma si è codificato come performance.
Il problema da affrontare, oltre che a un irrobustimento della formazione attoriale, tuttavia non è la mancanza di letterarietà, ma la necessità di una rielaborazione alla base della scrittura al fine di ricostruire un dialogo generazionale per ristabilire una continuità delle figure e della cultura letteraria cui le persone possano tornare avvezze.